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Numero 5 del 2010

Non solo madri


Foto: Non solo madri
PAGINA 6

Testi pagina 6

maggio 2010 noidonne6
Come avranno fatto Lisistrata e le al-tre a mettersi d'accordo sullo scio-
pero generale femminile dei letti per ob-
bligare gli uomini a desistere dalla follia
della guerra? Forse era stata proprio la
disperazione della guerra a renderle de-
terminate e unitarie...
Infatti lo slogan "uniti si vince" non
ha mai persuaso le minoranze, sempre
ostili alla militarizzazione del consenso
prodotta da chi ha o mira ad avere il
potere. Oggi, da cittadine che condivi-
dono con gli uomini la responsabilità
democratica, vediamo con qualche in-
sofferenza che chi non è berlusconiano
si adopera sostanzialmente per farlo
vincere, gli uni contrapponendoglisi con
proposte perfino serie, ma irrealizzabili
se si è pochi, gli altri cercando di me-
diare a partire dalle proposte altrui,
prassi incomprensibile da chi non ha
nemmeno un posto in piedi dietro il ta-
volo da gioco per fare segnali.
Come donne, pur non essendo mino-
ranza, non usciamo dalla tradizione.
Sia politicamente perché "teniamo" per i
partiti come i maschi, contrapponendo
il Milan all'Inter o alla Juve; sia perfino
in base a una logica femminista più o
meno alternativa.
Forse tendiamo alla divisione e alla
frammentazione più di loro. Una ragio-
ne di fondo risiede nella povertà. Sup-
pongo che in ogni città, anche medio-
piccola, ci siano gruppi di donne che si
trovano a parlare di sé, a fare lettura,
scrittura, dialogo con le immigrate e
perfino alcune che fanno le signore pren-
dendo un tè non solo per parlare di mo-
da. Non dimentichiamo le donne dei
partiti, dei sindacati e - perché no? - del-
le chiese, che, quando riescono a esauri-
re i compiti politici apparentemente
neutri, pensano di stare un poco insieme
da bravo genere femminile che pensa a
sé dopo tutti gli altri (e di solito gli ven-
gono in mente solo proposte a sostegno
di una politica non loro). Per raccoglie-
re le fila occorre l'emergenza: allora fun-
ziona il legame intuitivo e si fanno an-
che i cortei quando i governi ti vietano
l'aborto o (meno) ti negano i servizi.
Ogni tanto, nei diversi paesi, a qual-
cuna viene in mente di fondare un "par-
tito delle donne". Non riesce mai. I costi,
soprattutto su piano nazionale, sono
impossibili e il termine "mecenate", che
non è mai stato femminile, non esiste
più neppure al maschile, perché non esi-
stono benefattori che non esigano il ri-
spetto (parola aperta anche alla dizione
mafiosa) delle loro lobbies e dei loro in-
teressi.
Amen? Forse sì, ma forse anche no.
Intanto da quando c'è Internet l'e-
spressione "fare rete" apre una possibili-
tà al "fare rete" da noi usata già prima
per dire "fare relazione", "comunicare fra
noi". Si tratta di una prospettiva che
non è ancora colta se non dai più fur-
betti nella sua valenza politica. Anche
tra i politici solo pochi si sono accorti
che i manifesti o i depliant nelle buchet-
te contano ormai pochissimo. Personal-
mente apprezzo molto Debora Serrac-
chiani per il suo coraggio non solo nelle
proposte, ma anche nell'innovazione:
per la sua campagna elettorale europea
fece uno spot delizioso, di pochi minuti,
colorato e pieno di contenuti quale non
ho ritrovato in nessun altro sito politico.
I leader del centro-sinistra - nonostante
tutto quello che hanno detto della stra-
tegia elettorale di Obama - non arriva-
no a crearsi un elettorato web neppure
se Grillo gli sottrae i voti giovani. Se
perfino Berlusconi tardivamente è arri-
vato dopo le regionali a comparire su
Facebook, si annunciano nuove cata-
strofi.
Come donne anche per le reti elettro-
niche abbiamo poche chances. Molte di
noi sono bravissime tecnicamente, ma
nessuna ha la possibilità di conoscere
l'universo dei gruppi. Torna in gioco la
voce povertà, estensibile anche alla co-
noscenza delle microrealtà, che, nel
femminile, sono essenziali.
Solo porte chiuse, allora? Guardia-
moci alle spalle e vediamo di recupera-
re dalle esperienze passate. Le amiche
dell'Udi mi perdonino se do una lettura
tutta personale della loro storia, anche
se me lo posso permettere pensando ai
tempi in cui non mi erano abituali i luo-
ghi della sinistra e fu proprio l'Udi l'am-
biente organizzato di cui venni a far
parte. Personalmente mi sembra che le
cose siano andate così: le donne di sini-
stra avevano anche allora una marcia
in più dei loro uomini e, pur introiettan-
Il coraggio di innovare
Sfide del presente
Giancarla Codrignani
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