Numero 8 del 2014
Viaggiatrici
Testi pagina 6
4 Luglio-Agosto 2014
Le statistiche arrivano sempre
almeno un anno dopo il rilevamento dei
dati; quindi autorizzano implicitamente
qualche riaggiustamento sulla base del-
le esperienze successive. L’Istat ha for-
nito dati socialmente non consolanti per
il 2012: il 2013 segnerà certo un peggio-
ramento. Un allarme particolarmente
inquietante risultava dai dati relativi alla
rinuncia da parte degli italiani alla pre-
venzione e alle cure: un inquietante 11,1
% in totale, il cui 9 % sono uomini, il 13,2
% sono donne.
Non ci saranno mai regole a garantire
che i due “generi” sono davvero uguali!
Noi “veniamo dopo” perfi no per nostra
scelta. Le crisi aggravano le situazioni
già squilibrate e inevitabilmente produ-
cono regressioni a danno dei soggetti
meno “potenti”. Purtroppo le donne
denunciano poco che “per loro” può
andare ancora peggio: anche la supe-
remancipata andrà in fondo alla fi la. Di-
venta infatti diffi cile trovare il tempo per
andare dal dentista, anche perché, do-
vendo rinunciare, il dentista viene dopo
il parrucchiere, non per stupidità, ma
per “tenersi su”.
A tutti i costi e con urgenza si deve tor-
nare a sperare nella politica, perfi no in
quella italiana indiscutibilmente corrot-
ta e usare la crisi (che inevitabilmente
cambia le situazioni) per pilotare le tra-
sformazioni a prescindere da sacrifi ci e
tensioni. Non avevamo fi nito di rallegrar-
ci per elezioni in cui, mentre credevamo
di essere i peggiori in Europa, ci siamo
qualifi cati come i migliori, e ci è venuta
addosso una valanga di crimini politici
che, davvero, come ha detto Matteo
Renzi, confi gurano un “alto tradimen-
to” del paese. L’Italia non è “ladra” né
nella maggioranza dei suoi abitanti e
nemmeno del suo ceto politico; tuttavia
dovrà immediatamente fare i conti con
se stessa. Di fatto si è sempre appellata
alla Costituzione e ai suoi principi, la-
sciando gli italiani semplici “abitanti” del
paese, poco “cittadini”. La cittadinanza
infatti pretende lo scontrino, non evade,
denuncia chi guida un suv immatrico-
lato in Croazia, chiede leggi o propone
emendamenti alle leggi senza gridare
con i pifferai che di volta in volta compa-
iono in televisione. C’è, dunque, molto
da “rottamare” (l’espressione non è del
mio stile, ma ne condivido la voglia), an-
che se il gioco demenziale di chi tira di
più la coperta (già stretta) delle riforme
è una minaccia e la palla al piede dei
nazionalismi, dei populismi, dell’antipo-
litica rappresenta quella moneta cattiva
che sta scacciando la buona anche ne-
gli altri paesi.
Dite: ma che possono mai fare le don-
ne? Intanto non fare nessun passo in-
dietro, nonostante gli attentati ai loro
diritti, compreso il danno di immagine
arrecato dalle mogli, amanti, collabora-
trici e dirigenti dei corrotti che sono en-
trate nei “cerchi magici” da complici di
reati. Poi, non scoraggiarsi per l’effetto
prodotto dalle donne di potere: non ba-
stava la Thatcher di vent’anni fa; dopo
la Merkel, ci voleva Marina Le Pen.
Non sono queste le donne che posso-
no cambiare la gestione dei poteri; ma
nemmeno le altre se danno prova di
aver interiorizzato il modello unico. Non
è possibile che la competenza e il valo-
re delle donne signifi chino “avere le pal-
le”, espressione che, tradotta, signifi ca
“le abbiamo omologate al ruolo neutro,
che è il nostro”. Tutti parlano di Genova,
Milano, Venezia; nessuno si ricorda di
Antonella Mansi che, dopo aver ripor-
tato all’attivo la disastrata Fondazione
del Monte Paschi di Siena, si è dimes-
sa dall’incarico per “fi ne missione”. Un
gesto che non connota ancora il genere
maschile. Eppure un uomo come Ber-
linguer riteneva che le donne dovevano
“liberare anche l’uomo”.
Quando la democrazia oscilla per po-
sizionarsi su forme diverse, ancora non
prevedibili, il solo soggetto storico che
abbia pensato cambiamenti sociali al-
ternativi “a partire da sé” è quello fem-
minile. Senza esitazioni dobbiamo fare
i conti - ma senza rimpianti, solo per
guardare più lontano - con l’ingenuità
di aver ritenuto che la parola “femmini-
smo” fosse l’apriti sesamo per conqui-
stare l’autentica libertà femminile. An-
che se la vita reale ci obbliga a studiare
i problemi comuni - i meccanismi siste-
mici, gli inganni mediatici, la preferenza
del voto data a chi fa “immagine” e non
No all ’omologazione e battersi per cambiare la società.
Il nostro obiettivo, come donne
di Giancarla Codrignani
ANCORA RESISTENZA