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Numero 9 del 2015

Diritto di famiglia 40 anni dopo


Foto: Diritto di famiglia 40 anni dopo
PAGINA 6

Testi pagina 6

4 Settembre 2015
A PROPOSITO
DELLA GRECIA
LE OCCASIONI
PERDUTE
DELLE DONNE
‘POTENTI’
Bisognerà che anche noi diciamo qualcosa a margine - le donne sono sempre “al margine” - di ciò
che è successo in Europa per la tragedia
dei greci (e delle greche) che si è rap-
presentata a Bruxelles. Le osservazioni
che può fare il nostro genere (attente al
“gender”, sommerso in questi giorni da
incredibili accuse da parte cattolica!) non
sono poche: già il fatto che parole come “i
greci” - o “gli europei” - stiano a indicare
l’intero popolo può essere normale quan-
do la crisi economica, come il terremoto,
sconquassa uomini e donne. Ma intanto
conferma che non esiste nessuna rap-
presentanza critica “di genere”, nessuna
competenza politica che rappresenti il
contributo femminile alla discussione: evi-
dentemente nel 2015 abbiamo fatto passi
avanti soltanto nell’essere brave, forse più
brave, nelle competenze neutre, come di-
mostrano Merkel, Lagarde, Mogherini. Po-
trebbe bastare, non fosse che, in questo
caso, l’empowement è rimasto emancipa-
zione e omologazione. Non rispondiamoci
che la Merkel non è mai stata femminista:
lo sappiamo bene, ma, in quanto alla rap-
presentanza, ha dimostrato il diritto fem-
minile a fare la stessa carriera politica di
un uomo, non a contribuire a dare voce
propria alle donne quando sono in gioco
i problemi della popolazione. Le donne
nello Stato subiscono. Più o meno come in
famiglia. Più o meno come nel lavoro. E il
gioco dell’oca torna alla casella iniziale…
Quindi torniamo anche noi dentro la com-
plessa materia di una crisi che non è stata
un confl itto fra buoni e cattivi, fra Tsipras e
Merkel. Spero che nessuna pensi che si
è gridato al lupo mentre il lupo non c’era.
I lupi ci sono ancora tutti e hanno i denti
pronti a sbranare tutti, soprattutto perché
si trovano in una strada senza uscita e non
si arrenderanno senza continuare a cerca-
re agnelli da sbranare. Il neo-capitalismo,
da quando è diventato più fi nanziario che
economico, procede sulla ben nota strada
delle distruzioni e attenta gli equilibri de-
mocratici. Tuttavia sta anch’esso collocato
dentro l’onda della trasformazione radica-
le a cui la storia ha pilotato la globalizza-
zione e ormai gestisce il dominio nel vuoto
virtuale e improduttivo dei derivati, delle
bad bank e della compravendita perfi no
dei debiti di paesi insolventi.
Come cittadine democratiche e moderne
sappiamo (sappiamo?) che si dovrebbe-
ro evitare gli effetti di crisi non volute, per
non subirne i dolori. Ripassando la storia
europea del secolo scorso vediamo i nessi
che collegano i default economici alle due
guerre mondiali e a fascismo, nazismo,
franquismo, salazarismo, petainismo: for-
se non dobbiamo perdere l’opportunità di
tentare di capire dove va l’Europa. Che è la
sola concreta speranza che abbiamo per
rendere profi cua l’interdipendenza.
Se, infatti, l’Europa fosse stata una vera
“Unione” avrebbe avuto non solo una
moneta unica, ma anche un bilancio uni-
co e una legislazione fi scale unica. E il
caso greco non sarebbe mai nato. Se ci
sentissimo davvero europei - magari in
attesa di diventare cittadini/cittadine del
mondo - capiremmo perché la sovrani-
tà nazionale - lo dice esplicitamente la
Costituzione italiana - deve compiere
un passo indietro davanti alla sovranità
europea. E capiremmo che è una follia
che 28 paesi spendano 28 caterve di
miliardi in eserciti nazionali incapaci di
reale difesa.
Oggi la confusione non è poca e chi “sta a
sinistra” si è trovato al fi anco di Beppe Grillo,
QUANDO
HANNO
IL POTERE
DIMENTICANO
DI CERCARE
IDEE NUOVE
NELLA LORO
ANTICA
CULTURA
DI GENERE.
PECCATO
di Giancarla Codrignani
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