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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 6

Testi pagina 6

4 Giugno 2015
HILLARY CLINTON
E LA RESISTENZA
L’intellettuale francese Christian Salmon commenta così la candidatura di Hillary Clinton:
“Se lei regalasse a Obama una delle
sue palle, ne avrebbero due ciascuno”.
Non è una delle solite, tristi, battute ma-
schili nei confronti delle donne in car-
riera; è molto peggio: riconosce in una
donna possibile Presidente degli Usa i
connotati storici del proprio genere.
Di femminile Hillary, fin qui, ha mostrato
il “dovere” di chiudere un occhio sul-
le idiozie del marito per “difendere la
famiglia”. Oggi dice: “I’m running for
president. Everyday Americans need a
champion, and I want to be that cham-
pion” (mi candido alla Presidenza: ogni
giorno gli americani hanno bisogno un
campione, io voglio essere quel cam-
pione”). Ed io sono un poco inquieta.
Anche perché è stata lei a voler libera-
re la Siria dalla tirannide armando i sun-
niti, impresa che, giudicando da uomo,
non è stata un gran che.
Le donne di potere, d’altra parte, entra-
no d’obbligo nel tunnel di quella parità
che l’uomo non riconoscerà mai con-
traddittoria all’uguaglianza: il modello
è unico, senza differenze di diritti e di
regole sociopolitiche. Vedi le “gover-
nanti” Angela Merkel o Dilma Rousseff.
Solo Christine Lagarde, capo del Fon-
do Monetario, in un’intervista contesta:
“se fossi davvero potente potrei ridurre
la disoccupazione. E anche portare un
po’ più di buonsenso in stanze dove
c’è troppo testosterone e troppa pre-
sunzione”.
La storia non si fa con i “se”. Tuttavia…
se verificassimo quanto l’esclusione
delle donne - il “grande spreco” - ha
danneggiato la realizzazione di un di-
verso potere? Machiavelli, in fondo,
non aveva del potere un’idea esaltante:
forse perfino a lui sarebbe piaciuto farsi
un’idea “di genere” sul testosterone.
Abbiamo celebrato il “Settantesimo del-
la Liberazione”. Di anni in cui uomini e
donne mettevano a rischio la stessa vita
contro il nazifascismo, ormai identifica-
bile con la violenza, la morte, la guerra
(tutte cose in odio alle donne più che
al bisogno di potere dei maschi). Ma
le donne pensavano di uscirne in altro
modo. Con pari autorità ma diversa idea
del potere. A beneficio di tutti.
Sono tanti i libri sulla “resistenza al fem-
minile” che raccontano la delusione e
la rabbia di essere state cancellate fin
dalla sfilata del giorno trion-
fale perché «i compagni
non mi hanno lasciata an-
dare e nessuna partigiana
garibaldina ha sfilato». La
resistenza taciuta di Anna
Maria Bruzzone e Rachele
Farina (del 1976, riedita da
Bollati Boringhieri nel 2003)
raccoglie le testimonianze
di dodici partigiane pie-
montesi che evidenziano - dice Anna
Bravo - la soggettività femminile come
“luogo di tensione tra coazione e liber-
tà e strumento di ininterrotta contratta-
zione con le norme e con se stesse”.
La “staffetta” (riduttivo al posto della
“partigiana”) «rischiava di più, andava
in mezzo al nemico, disarmata, faceva
quello che faceva e se era presa…»
(Elsinky). È un’altra resistenza, non mi-
litare anche quando spara. Alle donne
Le partigiane Lottavano per un’idea diversa deL mondo,
ma non si sono imposte. Le donne aL potere oggi rispondono
aL modeLLo unico. maschiLe
di Giancarla Codrignani
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