Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 59
noidonne marzo 2008 59
“Una testimonianza, una denuncia,
ma anche un atto di simpatia
e di attenzione,
verso tutte quelle donne
che sono ancora prigioniere
di un matrimonio non voluto,
di una famiglia violenta,
di uno sfruttatore,
di una tradizione e
di una discriminazione storica
difficile da superare.”
Un libro, ma anche uno spettacolo
teatrale. Questo lavoro di Dacia Marai-
ni racconta le discriminazioni e le vio-
lenze subite da sette donne, Lhakpa,
Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e
Viollca. "'Passi affrettati' (pgg 62,
9,50, Ianieri Editore) non parla soltanto
di una violenza insensata ma racconta
un universo più complesso, un deserto
nelle relazioni, una rappresentazione
del corpo e del desiderio maschile
schiacciati nella categoria dei bassi
istinti da imporre con la violenza o con
il denaro" scrive nella prefazione Maria
Rosaria La Morgia.
Queste donne, vittime di padri, mari-
ti, figli, ci ricordano gli articoli dei gior-
nali in cui le storie di violenza contro le
donne si susseguono continuando ad in-
dignarci.
Sono fatti che indifferentemente at-
traversano il 'civile' occidente e il 'misti-
co' oriente: Lhakpa, quattordicenne tibe-
tana, viene picchiata e stuprata da sol-
dati cinesi; Aisha, ragazzina giordana
incinta, viene cosparsa di benzina e
bruciata dal padre; Amina, ventitreen-
ne nigeriana, è condannata per aver
avuto un figlio fuori dal matrimonio;
Viollca, portata in Italia ancora bambi-
na, viene venduta vergine a un uomo
per cinquanta euro.
La violenza sulle donne appartiene
purtroppo alla vita di tutti i giorni, dice
ancora Maria Rosaria La Morgia: "C'è
un nodo da sciogliere e riguarda l'ur-
genza di riconoscere e rispettare la li-
bertà delle donne, un diritto sul quale
non si possono concedere sconti. E c'è
una realtà che non possiamo nascon-
derci: ha radici profonde nella cultura e
nelle forme di organizzazione della so-
cietà fino a permeare l'immaginario, per
questo la violenza contro le donne non
può essere 'ridotta' alla devianza di ma-
niaci o squilibrati contro i quali alimen-
tare risposte emergenziali, riguarda tut-
te le latitudini del nostro paese, la pro-
vincia come le grandi città, tutte le
classi sociali e i livelli di istruzione. In-
terroga direttamente la nostra 'normali-
tà' e il nostro presente. […] La violenza
estrema dell'uccisione rischia di farci di-
menticare le tante facce di quell'univer-
so che ha a che fare con lo stupro, con il
consumo del corpo femminile, con la
sessualità ridotta a sfogo separato dalle
relazioni, con l'imposizione del corpo
maschile e con le categorie misere della
potenza, della prestazione e della virili-
tà incapaci di riconoscere la soggettivi-
tà femminile".
Il deserto dei sentimenti
Oltre frontiera
un libro e uno spettacolo
teatrale l'ultimo lavoro
di Dacia Maraini incentrato
sulla violenza alle donne
Teresa Berti
STRUMENTIIl coraggio di Alberto
"Ho picchiato Arianna, non ci ho più visto l'ho spintonata, schiaffeggiata…è stato ter-
ribile! Mi sono come sdoppiato, vedevo allo stesso tempo l'orrore nei sui occhi e la furia
impazzita nei miei. Come è potuto accadere, lei è la persona che amo di più al mondo,
è il mio sostegno, la compagna della mia vita e l'ho picchiata! Mi sento un mostro, non
avrò più il coraggio di avvicinarmi a lei, ho visto la paura sulla sua faccia, il suo corpo
rannicchiato e tremante mi appare di continuo. Ho bisogno di aiuto devo parlarne con
qualcuno, cosa mi sta succedendo!"
Alberto era stravolto quando ci siamo incontrati, erano giorni che non andava al lavo-
ro, aveva la barba lunga, pallido, quasi senza voce, continuava a ripetere che non vole-
va farle del male, che la situazione gli era sfuggita di mano, che aveva perso il control-
lo… Tutto era iniziato quando Arianna gli aveva detto che aveva bisogno di stare un po'
da sola, che non era più sicura dei suoi sentimenti verso di lui, aveva conosciuto un
ragazzo in palestra, erano usciti una sera e lei si era sentita di nuovo una ragazzina,
avevano ballato e riso tanto quella sera! " Era da tanto che non rideva così! Le erano
ritornati alla mente i primi tempi che lei e Alberto si erano conosciuti, non la smette-
vano mai di parlare, di scherzare, quante cose avevano da dirsi, le loro serate erano
piene di allegria e di passione, erano innamorati pazzi l'uno dell'altra. Da qualche anno
non era più così, erano diventati pigri, la sera si addormentavano davanti alla TV e non
facevano quasi più all'amore. Lei gli voleva bene ma non era più sicura che quello che
sentiva per lui fosse amore…"
Alberto allora ha cominciato un vero e proprio interrogatorio. "Chi era quel tipo, se l'era
portato a letto, da quanto tempo durava, con quanti altri era uscita a sua insaputa?
Chissà cosa avranno pensato quelli che l'avevano vista in compagnia dell'altro. La figu-
ra del coglione gli aveva fatto fare!".
Si sentiva offeso e la rabbia gli montava dentro, finchè non c'ha più visto e l'ha spinto-
nata, lei ha reagito male e lui l'ha schiaffeggiata, l'ha insultata, l'ha buttata a terra e
avrebbe continuato a picchiarla ma quando l'ha vista lì, sul pavimento raggomitolata
con le braccia a scudo, qualcosa si è rotto, avrebbe voluto scomparire, si è come senti-
to spaccare il cuore, è uscito e non è più tornato a casa.
"E adesso cosa poteva fare? Non aveva il coraggio di chiamarla ma voleva incontrarla,
spiegarle, chiederle scusa."
A quel punto gli ho proposto di parlarne con una psicoterapeuta familiare. Ho rivisto
Alberto dopo qualche mese, era decisamente in forma, lui e Arianna non vivevano più
insieme, ma si vedevano spesso e a volte andavano insieme alle sedute di psicoterapia.
Alberto si era aperto con la psicoterapeuta e aveva scoperto cose di sé che aveva nel
tempo rimosse, traumi che lo avevano segnato profondamente nell'infanzia, automati-
smi negativi che in realtà non erano suoi ma appresi dal padre, un uomo autoritario e
incapace di tenerezza. Non sò se Arianna tornerà insieme ad Alberto, ma sono certa
che non le succederà niente di grave, che non verrà più maltrattata, perché Alberto ha
deciso di farsi aiutare prima che potesse scatenarsi di nuovo la violenza.
Gianna Morselli