Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 57
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una legge che non si tocca, andrebbe al
massimo perfezionata e messa a punto.
Le donne oggi socialmente attive
hanno ancora la stessa determina-
zione su certe battaglie ?
No, negli anni ‘70 c'era grande entu-
siasmo, le donne hanno fatto vivere un
movimento di massa. Nonostante la
bella manifestazione dello scorso no-
vembre siamo una nicchia piccolina che
si muove. Il problema delle giovani è
che oggi non c'è uno spirito di genere,
nemmeno sul lavoro: le donne sono mol-
to più maltrattate, molto più precarie
ma tutto è taciuto. Si parla tanto di ope-
rai ma mai di operaie: com'è possibile?
Le operaie lavorano 12 ore come quelli
della Tyssen, alla linea, con le braccia
in alto e la macchina sopra per otto ore,
non si può non parlarne. Le donne fan-
no comunque sempre il doppio lavoro,
sembrano banalità dell'altro secolo, le
ragazze giovani si mettono a ridere
quando ne parlo.
Cosa ti ha dato 'La Signorina Effe', in
questo momento della tua vita lavo-
rativa?
Sono abbastanza contenta di questo
film ed ho avuto una risposta molto cal-
da dal pubblico, nonostante non tutte le
critiche siano state favorevoli. Volevo
raccontare una storia operaia e volevo
raccontare una donna a tutto tondo,
ancorché piena di contraddizioni, con
molti bianchi, neri e grigi. Credo di es-
sere riuscita a fare entrambe le cose e di
ciò sono abbastanza soddisfatta. Ho
sollevato una grande polemica, si è par-
lato di questo film, alcuni hanno dis-
cusso animatamente fuori dalle sale, e
per me questa è una cosa buona. Nes-
suno voleva che raccontassi questa sto-
ria, neppure i sindacati, ma è proprio in
quel periodo che sono nate parole come
mobilità e flessibilità. Spesso mi chiedo-
no di andare a presentare questo film in
giro: Termini Imerese, Pomigliano d'Ar-
co, ecc. e questa per me è una piccola
soddisfazione.
Che consigli darebbe alle giovani
donne che vogliono intraprendere il
mestiere di registe?
Direi loro di proteggersi bene, perché
è un mestiere difficile ma suggerirei di
farlo questo lavoro perché è bello e ap-
passionante. Bisogna essere molto forti,
c'è sempre un sottile senso di fastidio
verso la regista donna, c'è un'enorme in-
transigenza. A volte è molto doloroso, si
soffre, ma se ti piace, se ci credi e ti
esponi, rischi di soffrire tantissimo, spe-
cie se si fanno certe scelte. Inoltre va
detto che le donne vengono pagate me-
no, non solo le autrici, registe e sceneg-
giatrici ma anche le attrici: a pari meri-
to un attore costa di più anche quando
è giovane e sconosciuto.
Quali progetti hai per il prossimo fu-
turo?
Mi vengono in mente ancora storie di
donne, perché raccontare le donne è
molto affascinante. Non sono personag-
gi, come si dice in gergo, "dritti", sono
personaggi "storti" e al cinema se c'è una
cosa banale è un personaggio prevedibi-
le. Chi scrive per il cinema deve sor-
prendere lo spettatore e le donne sono
spesso molto sorprendenti, non sono
mai banali o scontate. Ecco perché è in-
teressante raccontarle.
Grazia Scuccimarra graffia e diverte
Qual è il segreto di Grazia Scuccimarra, che cavalca la tigre della satira so-
ciale dagli Anni Settanta, parlando della condizione femminile, raccontan-
do le donne alle donne, mantenendo un suo pubblico affezionato e cattu-
rando anche tanti giovani? Intelligenza e ironia, testi colti e popolari al
tempo stesso, recitazione piena di verve ed autentica passione per la vita.
Un personaggio, quello di Grazia, del quale tutti conoscono l'immagine:
una criniera di capelli ricci (oggi si vanno imbiancando, ma che importa?),
occhialoni, mani che gesticolano, sorriso contagioso. Certo, gli anni passa-
no per tutti e la società è mutata
profondamente, sicché anche i mes-
saggi, le storie, le parole mutano di-
rezioni e bersagli ma sempre offren-
do allo spettatore, insieme al diverti-
mento ed alla risata (certi momenti
fino alle lacrime), un accompagna-
mento ed uno sguardo "al femminile"
nel dedalo del quotidiano, delle sue
contraddizioni, dei suoi imprevedibi-
li chiaroscuri. Anche in questo spet-
tacolo, 'Ma no, ma su, ma dai, ma
non ci posso credere!', vengono ri-
proposti, con la consueta vis comica,
fatti e personaggi dei nostri tempi:
aneddoti autobiografici, commenti
esilaranti alla vita politica e sociale,
azioni e dialoghi delle donne di oggi,
osservazioni sul (mal)costume, sulle
mode dilaganti e sul linguaggio dei
giovani, sul chi siamo e chi eravamo,
sulle fonti di (dis)informazione e sulle derive dei governanti. Il tutto con-
dito da battute pungenti e colorite, ma mai volgari, da rigurgiti di orgoglio
per le conquiste femministe e dalla consapevolezza dell'attuale neo-indivi-
dualismo-anestetizzato e revisionista. "Le donne della mia 'de-generazione'
- afferma Grazia nell'incipit del suo spettacolo - appartengono ad una ci-
viltà in estinzione, quella degli Incazz, ancora capaci di lottare ed arrab-
biarsi per le cose che non vanno". Noi, le ragazze degli anni Sessanta, non
possiamo che confermare e ringraziarla per essere ancora in scena. Pino
Cangialosi firma le musiche insieme alla stessa Scuccimarra.
Elisabetta Colla
la brava regista di nuovo nelle sale con La Signorina Effe, storia di
una famiglia meridionale a Torino e di un amore impossibile
consumato durante i 30 giorni di sciopero degli operai Fiat