Numero 3 del 2009
Una festa nella crisi: lotta marzo
Testi pagina 55
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agio, fino a lasciarsi coinvolgere dalla
quotidianità inedita di certi personaggi.
Dall'altro il Risorgimento, l'Illuminismo
e le lotte tra famiglie nella Sicilia del
'500 s'animano d'una luce speciale, at-
traverso l'interpretazione originale della
De Natale: se non ci sono dubbi sul luo-
go e sul tempo (il Regno delle due Sicilie
e la corte del re Ferdinando in particola-
re, dall'illuminismo all'unità d'Italia, nel
primo racconto; la Parigi di Jean Jac-
ques Rousseau nel secondo e Sciacca di
Sicilia nel 1550 nel terzo) poi tutto si
complica, seguendo le avventure dei
protagonisti, Tommaso, Giovanni e
Francesco, della casa Carafa Di Noja.
Perché questi ragazzi, descritti nel mo-
mento della giovinezza, quando il cor-
po, la mente e lo spirito raggiungono il
massimo dello splendore, ci portano in
mezzo ai fatti, ai personaggi e ai vari
movimenti della Storia, fuori dagli ste-
reotipi, che ciascuno si è fatto sugli illu-
ministi francesi, sui Borbone, sui Papi,
sui liberali, sui rivoluzionari e sui sici-
liani. (Marilena Menicucci)
Carafa Di Noja. Tre storie di famiglia
Chiara De Natale Maurri
Ed Flegias, euro 9,90
L'importanza della parola
Il romanzo - che si basa su fatti real-
mente accaduti, tristi ma a volte non
più della realtà - è scritto prevalente-
mente per le donne, riflette un passato e
un futuro del loro mondo. La giovane
protagonista Gena, originaria di un
paesino di campagna rumena si trasfe-
risce con i genitori nella Capitale e qui
incontra l'amore, ma la sua natura deli-
cata, la sua purezza d'animo, l'amore
sincero di cui solo lei sembra portatrice
saranno fonte di invidia, incomprensio-
ne ed equi-
voci, che
condurranno
la sua vita, e
quella di chi
l'ama, verso
una rovino-
sa caduta. Si
intrecciano
le storie dei
figli con
quella dei
genitori, le
vicende dei
ragazzi con quelle degli adulti. L'impor-
tanza della parola, non detta o detta
troppo, portatrice di malintesi, si rivela
essere il filo conduttore della sorte uma-
na, fino al tragico epilogo finale.
Vite Intrecciate
Lucia Manolescu
Ed Thyrus, pp 344, euro 21,00
Libri
"Il gusto del Picchio" (ed Robin, pp384, euro 16,00) è pri-
mo romanzo il Elisabetta Pasquali. Un esordio importante
per intensità: si parla di malattia mentale in maniera profon-
da e appassionante. Un debutto raro, per una autrice briosa
e nello stesso tempo avvincente, rappresentativo di un "nuo-
vo laboratorio di scrittura di donne".
Le protagoniste sono due donne che entrano in relazio-
ne a partire da un rapporto psicoterapeutico che si tra-
sforma in un vincolo affettivo. Le vuoi descrivere?
Elena, psichiatra/ psicoterapeuta, già dalle
prime pagine si svela domandandosi "chi sono
io", e la risposta si comprenderà solo nelle ul-
time pagine, dopo una esperienza di relazione
profonda e preziosa con Clara, la sua paziente.
E' un'anomalia perché Elena dovrebbe essere
quella che dà sicurezze per aiutare Clara a
uscire dalla malattia. E' una donna insicura, an-
che se professionalmente preparata e compe-
tente.
Clara è una giovane donna bulimica e alcoli-
sta. Nasce e cresce in una famiglia dell'alta
borghesia, figlia di una madre palesemente tra-
dita dal marito, che sfoga il suo dolore trasfe-
rendolo costantemente nel rapporto con la fi-
glia, rendendole la vita assolutamente insoste-
nibile. La costringe ad abortire, la fa arrivare al
tentato suicidio. Clara non ha bisogno di una psicoterapia,
bensì di una persona che per la prima volta le insegni ciò che
nessuno le mai trasmesso: l'amore. E' un'altra donna, Elena,
che comprende la sua angoscia e le dona quello che Clara
non ha mai avuto: l'amore e l'affetto. Questo rapporto sim-
biotico le aiuta reciprocamente,
ma non salva Clara, mentre ren-
de palesi le insicurezze di Elena
che saranno svelate nelle ultime
pagine del libro.
Il libro affronta anche la vio-
lenza familiare, intesa come
causa di devastazione che
può provocare nei suoi com-
ponenti. Non
accade spesso che la famiglia sia nomina-
ta per la violenza che contiene e rovescia
sul sociale.
Nel mio libro questo concetto è rappresen-
tato in modo sotteso e si comprende proprio
nel malessere che le due protagoniste vivono.
Attraverso il loro rapporto riescono a trasmet-
tere completamente tutta la loro sofferenza
che si che non si risolve per una protagonista,
ma che libera finalmente l'altra. Si tratta di una
violenza che è maschile e domestica non tan-
to perchè praticata da uomini ma perché è il
retaggio di una struttura familiare con ruoli
cristallizzati e piuttosto rigidi. Le due protago-
niste vivono in un mondo mutato, nonostan-
te ciò appartengono a un certo ambiente cul-
turale ancora presente e quindi devono vivere nella clande-
stinità. Pur non essendo un libro che parla di lesbismo, rac-
conta, in modo, credo, originale e forse anche nuovo la rela-
zione di rispecchiamento e riconoscimento fra donne che
non esiste fra gli uomini. (Maria Grazia Negrini)
L'intervista / Elisabetta Pasquali