Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 52
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Termina il 30 marzo la mostra dedi-cata agli anni Settanta, "Annisettan-
ta, il decennio lungo del secolo breve", è
tutta da vedere. Tante le emozioni, che
suscita il percorso, soprattutto per chi,
come chi scrive, quegli anni furono il pe-
riodo della crescita personale nella poli-
tica e l'avvicinarsi al mondo degli adul-
ti con entusiasmo e desiderio di parteci-
pazione. L'arrivo alla Triennale di Mila-
no - splendida costruzione a lato di par-
co Sempione - vale già il viaggio. Si vie-
ne accolti da una sala bar con le pareti
di vetro che guardano sul parco e ci si
accorge che tutte, ma proprio tutte, le
sedie del bar hanno appeso un cartelli-
no con il nome del designer e l'anno di
progettazione. Sono perciò una diversa
dall'altra, e c'è pure la sedia - comodis-
sima - fatta in cartone ondulato, su cui
tutti provano a sedersi, lasciandosi ca-
dere, per sfidarne la solidità. Tranquilli,
tiene!
All'entrata della mostra la sfida con-
tinua: una fila di poltrone, fatte di tes-
suto bianco di nailon usato in l'agricol-
tura e imbottite di plastica a bolle d'a-
ria, accolgono i visitatori per guardare i
primi video appesi alle pareti. Per chi ha
vissuto i comizi e i cortei di rabbia e ri-
volta di quegli anni quei video sono un
riaffiorare di cose che sono state rimos-
se in modo collettivo attraverso la loro
condanna.
Non è emotivamente semplice rivede-
re e pensare a se stessi in quel periodo,
ma la costruzione delle immagini fatte
alternando un video in b/n (la politica
ufficiale) ed un video a colori (la media
borghesia che inizia il consumismo), fa
sorgere spontanea una domanda: ma
questa che mostra d'arte è?
Seguendo il percorso, ispirato alla lo-
gica del riesaminare quegli anni come
costruzione di una estetica e di una
aspettativa del vivere secondo i canoni
di allora, l'obiettivo culturale ed esteti-
co della mostra emerge lentamente. Si
cammina tra i corridoi tutti bianchi, di
un candore quasi asettico e si entra in
sale oscure dove i flash psichedelici (co-
me quelli degli anni '70, che ci sembra-
vano una avanguardia di un futuro in-
finito) sparano lampi di luce che illumi-
nano per qualche secondo gli oggetti;
ad esempio, citando a caso: un mangia-
dischi colorato e progettato da qualche
sconosciuto designer (e noi ci sentivamo
dei mentecatti se non lo possedevamo),
illuminano l'orologio di plastica aran-
cione che allora si usava per arredare in
modo moderno la cucina oltre a delle
scarpe ora improponibili ed altri oggetti
ancora. Si può entrare anche nella rico-
struzione della cella fedelmente ripro-
dotta dell'appartamento-prigione dove
fu tenuto prigioniero Aldo Moro. Quella
cella, vista con trenta anni di lontanan-
za, impregnati come siamo ora di cultu-
ra del riciclo e del riutilizzo - che li si è
sempre fatti dai tempi di Adamo ed Eva,
ma senza l'attuale enfasi culturale - fu
ricavata da una scatola di legno per
Lampi e flash
sul decennio lungo
Anni Settanta
Rossella Ciani
La Russia, oggi
Qual è oggi, a 17 anni dalla fine
dell'Urss (1991), la condizione
delle masse di operai salariati e
pensionati in Russia? Trascorso il
decennio di amministrazione el'-
ciniana, caratterizzato dalla tota-
le rapina delle proprietà pubbliche
da parte di una nuova "classe" ca-
pitalistico-mafiosa, i c.d. "oligar-
chi", Vladimir Putin - giunto al
potere in una situazione dramma-
tica, ai primi di agosto 1999,
quando, a qualche mese dall'ag-
gressione della NATO contro la
Jugoslavia, i guerriglieri del cece-
no Basaev invadono il Dagestan
per proclamarvi una repubblica islamica indipendente - capovolge la
politica di totale subalternità agli USA e alla NATO, che attuavano una
sistematica spoliazione del paese e il suo smembramento in molti sta-
ti etnici (una Jugoslavia all'ennesima potenza), e fa riassumere alla
Russia uno status di potenza mondiale (per cui i media occidentali la
trattano spesso con toni da guerra fredda), rafforzando lo Stato e le
sue istituzioni portanti e rimettendo sotto controllo statale i settori
strategici dell'energia e delle comunicazioni.
Ma, come emerge dai dati riportati in "La Russia a pezzi" di Cristina
Carpinelli (Edizioni ACHAB, pagg 152, Euro 12,00), non intervengono
invece sostanziali mutamenti né nelle politiche sociali, né nella com-
posizione strutturale dell'economia russa, che continua a fondarsi in
buona parte sul settore energetico e l'esportazione di idrocarburi, sen-
za che vi sia un potenziamento e una diversificazione dell'apparato
produttivo né il rilancio del mercato interno. Il "piano di aggiustamen-
to strutturale", voluto dal FMI e inaugurato nel 1992 con la riforma dei
prezzi, continua ad avere ripercussioni negative, soprattutto sotto l'a-
spetto sociale, nonostante l'intenzione di Putin di "rilanciare l'econo-
mia, puntando sul benessere di tutti e non di pochi": un terzo della
popolazione vive sotto la soglia di povertà, mentre cresce l'elenco dei
supermiliardari, c'è grande disagio, marginalizzazione di ampi strati
sociali e nessuna efficace redistribuzione del reddito. Prosegue la tra-
sformazione del carattere universale dei sistemi pubblici di previdenza
e sicurezza sociale in sistemi privati di assicurazione individuale ("pia-
no di razionalizzazione economica"). La riforma del gennaio 2005, che
liquida i servizi sociali per le classi disagiate e li sostituisce con un
compenso monetario del tutto inadeguato, rappresenta la fase ultima
di distruzione totale dello Stato sociale e degli standard di vita delle
masse russe, che già negli anni Novanta avevano sperimentato una
colossale retrocessione sociale. La disoccupazione, soprattutto fem-
minile, provocata dai problemi irrisolti di deindustrializzazione e di
obsolescenza dei vecchi settori statali e dalla disgregazione delle
strutture produttive, civili e assistenziali, alimenta la diffusa pauperiz-
zazione nella società. Si diffondono le "malattie della povertà" (tuber-
colosi, difterite, sifilide, Aids); i suicidi, le morti connesse all'abuso di
alcool e l'ampia diffusione della droga sono in crescita. Indicatori im-
portanti come la speranza di vita e il tasso di mortalità infantile non
registrano variazioni positive significative rispetto agli anni Novanta.
Andrea Catone
(Direttore Centro Studi sui Problemi della Transizione al Socialismo)