Numero 8 del 2010
Idee in viaggio
Testi pagina 50
48 noidonne | luglio-agosto | 2010
“N
ovantanove quartine di corpi e una prosa di
anima” recita la didascalia a “L’oscuro cen-
tro” della poetessa napoletana Fabiana Fra-
scà, all’esordio con questo libro pubblicato
dalla Giulio Perrone Editore di Roma nel 2009, dopo
un lungo tirocinio nel laboratorio di scrittura curato da
Letizia Leone, comparizioni antologiche e il primo pre-
mio sezione poesia inedita al premio Luzi 2008/2009.
Anima e corpo, spirito e materia della carne viva e
palpitante sono gli elementi che si intrecciano, si fe-
condano, fanno all’amore in una poesia dall’alto tasso
erotico, attraverso quella che Letizia Leone nella pre-
fazione al volume chiama il “respiro a endecasillabi”.
Infatti, se di poesia erotica si tratta, lo è in prima battuta
nel linguaggio, nella sensualità musicale dei fonemi co-
stretta nella forma chiusa. Una forma che si torce, si
piega, si spande lieve sulla pagina prendendo quel re-
spiro binario di quattro endecasillabi a rima alternata
che ricorda il battito del cuore, la cadenza di inspira-
zione ed espirazione, il ritmo stesso dell’amplesso.
Scrive in proposito Letizia Leone: “questa poesia ci co-
glie nel pieno dell’azione, dentro le vampe del linguag-
gio dell’eros, sulla scena di corpi in movimento che ci
riportano alla memoria le parole di Barthes, ‘il linguag-
gio è una pelle: io sfrego il mio linguaggio contro l’al-
tro’.” La quartina erotica richiama alla mente la poesia
di Patrizia Valduga e quel suo insistere sul tema del-
l’eros al limite della pornografia letteraria, se non che
nella Frascà il bollore è stemperato nell’ironia, nella bat-
tuta fulminate, nell’arguzia che maschera l’affondo nella
riflessione profonda ed esistenziale. Vi è dunque il ten-
tativo di portare avanti un percorso di conoscenza at-
traverso il corpo e i suoi cinque sensi, una ricerca
inesausta del piacere nella quale si svelano le verità del
sé e del rapporto con l’altro, della libertà e della dipen-
denza, del gioco e della sfida. Ne emerge un Io corpo-
reo che si spande, deborda fino a impregnare il
linguaggio di odori, sapori, sospiri, di una femminilità
a tratti selvatica, selvaggiamente sapienziale, crudel-
mente costretta nel meccanismo coerente dell’endeca-
sillabo come un piede in un tacco a spillo. Si tratta di
una poesia che sprofonda nelle voragini di senso, nei
brividi, in schegge di luce, nell’amore vissuto sulla pelle,
alla ricerca dell’oscuro centro di ogni persona e di ogni
coppia, quel luogo misterioso dove anima e corpo sono
per un attimo o per una parola una cosa sola.
AP
PR
OD
I
POESIA
FABIANA FRASCÀ
di Luca Benassi
FACENDO L’AMORE
CON LA PAROLA
QUEL LUOGO MISTERIOSO DOVE ANIMA
E CORPO SONO UNA COSA SOLA
1.
Tienimi stretta ancora nell’altrove
che i sensi ci trasporta ascesi al luogo
dal quale provenimmo. Il nostro dove.
Plaga deserta di corpi dentro un rogo
7.
Non me ne vado, non so più svanire
ti porto dentro le ossa nei miei giorni
ogni senso è già acceso al divenire
che disegna sul corpo i tuoi ritorni.
23.
Ora mi spacca e scinde questo strazio
s’incunea serpeggiante nell’inserto
di una lama di luce tra lo spazio
di quello che è negato e quel che è offerto.
57.
Come raggio d’incanto ha la parola
m’eccita tutto quanto quel che dice.
La sua lingua ora deve far la spola
tra la mia desinenza e la radice.
72.
Nella terra d’ulivi non pregare.
Alita l’ombra scura del domani
nel fiato della bocca da scambiare.
Baciami nell’orto di Getsemani.
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