Numero 4 del 2012
Obiettori. Di coscienza?
Testi pagina 5
PARTE DEI
NON
OBIETTORI
i fa avanti una nuova branca nella ginecologia:
quella dei ‘resistenti’. Come altro definire i me-
dici che si ostinano a rimanere non obiettori no-
nostante un vento, anzi una bufera, anti—abor—
tista stia spazzando via uno ad uno i presidi
ospedalieri in cui è possibile praticare l’interruzione vo-
lontaria di gravidanza o l’aborto terapeutico. La tecnica
è subdola: erodere i presupposti su cui si basa l’applica-
zione della legge 194, a partire dalla decimazione dei me-
dici non obiettori. Non si allude, naturalmente all’elimi—
nazione fisica, ma al sottile e mai ufficializzato messaggio
‘se vuoi fare carriera o anche se solo vuoi Vivere ‘in pace’
la professione diventa obiettore di coscienza’. I tagli lineari
alla spesa sanitaria completano poi l’operazione soppri-
mendo reparti e chiudendo ospedali, magari assicuran-
do sulla carta — e quindi solo formalmente — la possibili—
tà di accesso all’IVG nel Sistema Sanitario Nazionale come
prescritto dalla legge. Le liste di attesa per una lastra o per
un esame endoscopico sono fastidiose se il controllo è pre—
ventivo e diventano insopportabili se l’esame è imposto
da una urgenza, ma per affrontare un aborto il tempo per
l’attesa non c’è. Non può esserci, perché è la legge ad es—
sere perentoria e perché il tempo biologico non lo am-
mette, senza considerare la sofferenza fisica e psicologi-
ca che accompagna le donne in quella circostanza.
Quante sono costrette a tornare alla clandestinità , oppure
a cercare all’estero quello che in Italia non ottengono? Le
statistiche ufficiali non forniscono dati, anzi neppure con—
templano l’ipotesi che ciò possa avvenire. Da tutta que-
sta complessità il Sistema Sanitario Nazionale non è nep-
pure lambito, considerato che il ‘pacchetto’ legato alla sa—
lute riproduttiva e alla contraccezione, a chi non vuole fi-
gli e a chi una gravidanza la cerca, non è oggetto di par—
ticolari attenzioni. Cosa piuttosto singolare per un pae-
se che brandisce la famiglia come una clava ogni volta che
c’è bisogno di utilizzarla populisticamente, pronto ad igno—
rarla un attimo dopo se si tratta di passare dalle chiacchiere
ai fatti. L’obiezione di coscienza è diventato un fenome-
no di massa non avendo incontrato alcuna opposizione
da parte delle dirigenze sanitarie né tantomeno della po-
litica. Cosa ancor più grave, i medici non obiettori sono
lasciati soli a condurre una battaglia che è ormai di pri—
ma linea. La loro e una autentica ‘resistenza’ alimentata
da un credo profondo nel servizio pubblico oltre che da
una ferrea tenacia. Questi ‘medici partigiani’ sono lasciati
soli dal SSN, come se l’applicazione di una legge dello Sta-
to, la 194, fosse una loro questione personale e non un
compito precipuo delle strutture ospedaliere. Il 70% di
obiettori è una realtà che spiega molto dell’Italia di oggi.
A parte i credenti, che sono presumibilmente una mino-
ranza degli obiettori, tutti gli altri non possono essere sem—
plicisticamente liquidati come ‘cinici in carriera’. Il gran-
de numero può ospitare un ampio campionario oscillante
tra l’opportunismo e la superficialità , il disinteresse e l’igno—
ranza. Le responsabilità vanno rintracciate nell’inerzia del-
la politica e nella inadeguatezza delle dirigenze, ma cer-
tamente i modelli che le istituzioni impongono non cor—
rispondono alle esigenze delle donne. Sta a queste ulti—
me trovare il modo più efficace per spiegare che così pro-
prio non va. Magari il solo alzare la voce può aiutare a ri—
flettere un po’ di più chi sta chiedendosi, davvero in co-
scienza, se obiettare oppure lasciar stare. I
Tiziana Bartolz'm'
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noidonne | aprile | 2012 o