Numero 10 del 2010
Bio diversa mente
Testi pagina 49
Ho trascorso le mie vacanze con alcunegiovani ragazze che si stanno accin-
gendo ad entrare nel mondo del lavoro. Fre-
sche di studi e di entusiasmi ammirevoli,
cominciano così il loro lento avvicinamento
alle selezioni aziendali. E tuttavia mi sono
resa conto di come quella razionalità di
fondo che guidava le scelte di noi quaran-
tenni sia totalmente sfumata per lasciare il
posto all’emozione vissuta con forte coin-
volgimento psichico. La felicità per le nostre
sorelle più giovani è possibile e da ricercare
con ogni sforzo (e questo mi pare buono), il
dolore è un’esperienza essenziale, fare fa-
miglia è quel che serve per condividere la
vita con un’altra persona, la generosità è
dono, la vita è avventura o viaggio; la cul-
tura è ricerca di senso, le paure, se ci sono
ineriscono alla propria personale dimen-
sione (se si è malate, se si è orfane, se ci si
sente sole) e non alla guerra, alla crimina-
lità o a una dimensione più collettiva. Tutta
la tensione è rivolta a se stesse e alle propri
emozioni: non a caso si leggono libri di psi-
cologia a go go. Questa prigionia in se stesse
si accompagna con una parallela prigionia
nel presente. Il tempo è il tempo di oggi, da
consumare o da valorizzare: non si dà peso
alcuno alla memoria del passato e alla spe-
ranza del futuro; non si crede molto in una
vita ultraterrena, non ci sono libri o donne
del passato che possano dare senso ad indi-
vidualità future sia individuali che collettive.
Ecco ciò che spaventa di più di queste gio-
vani trentenni è proprio questo: vivono in un
flusso costante che rassomiglia molto al
flusso televisivo di cui sono spettatrici e fi-
glie, e in cui ogni evento o fiction o talk show
è vissuto e concentrato in se stesso, senza
ricordo di cosa si è visto prima e senza idea
di cosa si vedrà dopo. Come si può reagire a
questa doppia prigionia e al conseguente
destino di galleggiare in un flusso emotivo,
indistinto e senza tempo? E come aiutare le
nostre amiche a riallaciare i fili dell’emanci-
pazione femminile in termini corretti?
Il primo impulso è quello di coinvolgerle
nella scuola, nelle battaglie civili perché pos-
sano uscire dalla propria autocentratura
condividendo i loro problemi con le genera-
zioni precedenti, valorizzando adeguata-
mente la memoria di donne che pensano,
studiano, lottano per rendere migliore la sto-
ria di noi tutte. Recuperando il senso del
tempo e della storia. In seconda battuta pen-
serei che forse è quasi impossibile combat-
tere il flusso entrando nel flusso e che
sarebbe importante radicarsi in qualcosa:
sul territorio ad esempio con la rivitalizza-
zione delle realtà locali o con proposte di fi-
gure nazionali che possano trascinarle a una
maturità di donne con maggiore senso e
identità.
idee di Catia Iori
IL VIVERE DELLE GIOVANI COME FLUSSO
47noidonne | ottobre | 2010
APPRODI
te le donne registe, che sono ancora troppo poche, secondo
me. Io non ho vissuto grandi discriminazioni anche gra-
zie alle lotte fatte nel passato. È vero che fra le battaglie
ancora in corso c’è quella per l’affermazione delle don-
ne nei mondi tradizionalmente considerati maschili ma,
anche parlando con mia madre, vedo risultati positivi per
molte ragazze e donne. Nelle famiglie di oggi c’è più li-
bertà di esprimere la propria identità e più possibilità di
raccogliere i frutti delle lotte altrui. Mia madre mi ha sem-
pre detto che non si è potuta affermare perché, quando
era giovane, ha partecipato a battaglie molto dure e que-
sto le ha tolto tempo ed energie per fare altre cose, come
ad esempio realizzarsi professionalmente.
COME VEDI E COME RACCONTI LE DONNE NELLE TUE OPERE E
COSA TI INTERESSA TESTIMONIARE?
La cosa che voglio raccontare di più è il percorso che ogni
donna fa per raggiungere il proprio modello femminile,
senza dover incarnare un ruolo già definito e senza giu-
dicare il modello scelto: a me, anzi, interessa molto un mo-
dello più ambiguo, che non prevede un ruolo preciso. Pri-
ma i personaggi ed i ruoli femminili erano tagliati con l’ac-
cetta, oggi ci sono modelli sfuggenti e più ambigui, più
interessanti. Io
voglio raccon-
tare i perso-
naggi femmini-
li nelle loro sfu-
mature e le
donne sono
più complesse
da raccontare, anche se talvolta il cinema, così come la so-
cietà, sembra aver bisogno di appiattirne i contorni.
QUALI SONO I TUOI PROGETTI FUTURI? È VERO CHE PRESEN-
TERAI UN NUOVO CORTO NELLA SEZIONE EXTRA ALLA FESTA
DEL CINEMA DI ROMA 2010?
Ho girato il nuovo corto, dal titolo Salve Regina, nella cit-
tà di Teramo, ed ho provato il massimo della felicità por-
tando mia figlia con me. Il corto, girato in 3D, è stato vi-
sto da Mario Sesti e selezionato per la sezione Extra del
Festival del Cinema di Roma. Si tratta di una storia d’amo-
re molto particolare, senza età né regole, sullo sfondo di
una processione rituale che si svolge ogni anno a Palestrina,
la Festa delle Zitelle, durante la quale sfilano donne sole,
in un’atmosfera a metà fra sacro e profano. n
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