Numero 1 del 2011
Il futuro in testa
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stando il rispetto e l’alleanza del ministro del lavoro Bar-
bara Castle per affrontare il Parlamento. “È una storia
che andava assolutamente raccontata - afferma Sally
Hawkins, l’attrice che da forza e simpatia alla protago-
nista della vicenda — L’uguaglianza femminile, in realtà , è
qualcosa per cui ancora dobbiamo combattere. Anche
nell’industria del cinema sono gli uomini a farla da pa-
droni, ed è sempre stato così.
È frustrante. Il messaggio del
film è di insistere sempre, di
accettare sempre le sfide:
come ci hanno insegnato le
donne di Dagenham, è im-
portante lottare per ciò in cui
si crede, anche quando ci fa
pauraâ€. L’abile regia di Nigel
Cole (chi non ricorda “L’erba di
Grace�) intreccia storia sociale,
satira di costume, impegno poli-
tico, dilemmi psicologici, utiliz-
zando al meglio un superbo cast
dove la componente femminile
sovrasta quella maschile sia per lo
spessore dei personaggi che per
le prove attoriali, con la ovvia eccezione di Bob Ho-
skins, nel ruolo del delegato sindacale dello stabilimento
di Dagenham, complice divertito e solidale delle operaie
in rivolta.
La già citata Hawkins guida un manipolo di eccellenti
attrici, da Rosamund Pike, la moglie ribelle del boss della
Ford, fino alla veterana Geraldine James, una donna il
cui dolore è pari alla dignità con cui lo porta, passando
per Miranda Richardson, che mette in scena una sorta
di Thatcher di sinistra per dar vita alla ministra definita
dal premier Harold Wilson “il miglior uomo del mio Ga—
binettoâ€. Determinante il ruolo della produttrice Eliza-
beth Karlsen (Number 9 Films), nonché l’aver allestito il
set in Galles in una fabbrica abbandonata che in passato
ospitava 5mila persone ed è stata chiusa definitivamente
di recente, con un effetto sulla comunità locale simile a
quello mostrato nel film.
Come racconta il regista, “filmare nella fabbrica è stato
utile perché ha fatto capire a tutta la troupe cosa signifi-
casse lavorare in ambienti del genere.
Abbiamo tentato di ingaggiare quante più comparse lo-
cali possibili e ci sono almeno 50 operaie del luogo che
figurano tra le scioperanti del film. Le abbiamo anche
portate a Londra per le scene a Westminster: si sono di-
vertite moltoâ€.
A completare la forza della pellicola, acconciature,
make-up ed abiti coloratissimi, rigorosamente Vintage.
1001 OPINIONI
SULL'IRAN
Cosa pensa l'occidente dell’Iran: è '
questo il tema del documentario
“1001 Iran", girato dalla giovane
regista Firouzeh Khosrovani - nata '
a Teheran ma attualmente resi-
dente in Italia - e premiato per ben
due volte all'XI edizione dell’Asiatica Film Mediale, in ex-aequo
come Miglior Documentario e con il Premio del Pubblico per il
Documentario. Firouzeh è brava ad evidenziare, senza cadere
nella retorica, stereotipi e luoghi comuni che filtrano dai mass-
media nell'immaginario e nelle opinioni della gente. Guardando
la sequenza delle interviste raccolte, pochi mesi dopo l’Onda
Verde, fra Madrid, Parigi, New York, Tenerife e Roma, sorprende
scoprire che molti italiani (fermati al mercato, al porto. in strada),
insospettabilmente, dimostrano di avere una conoscenza person-
ale dei fatti dell'Iran lungimirante, rispettosa e capace di dis-
tinguere fra l'etichettamento dei media e le problematiche reali
dell'Iran â€Ringrazio la fruttivendola di Campo de' Fiori ed i pesca-
tori di Fiumicino per la loro gentilezza, è un onore per me rice-
vere questi premiâ€, ha commentato Firouzeh, che ha studiato
Belle Arti all’Accademia di Brera e Giornalismo a Teheran, colla-
borando con la Croce Rossa Italiana a Bam. la città terremotata
per quale ha realizzato un documentario sul progetto del Centro
d'Assistenza psico-sociale, “L/fe Trainâ€(2004). trasmesso dalla
TV italiana e iraniana.
OH, QUANTE BELLE LINGUE
MADAMA DORE'!
Il CESPI (centro studi problemi
internazionali www.cespi-ong.org)
affianca a incontri e seminari di attualitÃ
internazionale, laboratori, ricerche e
corsi di italiano che, orientati nello
specifico alla comunità di Sesto San
Giovanni, mirano a sensibilizzare e
formare vecchi e nuovi cittadini alla
ricchezza delle identità culturali che
trovano spazio nella realtà delle
migrazioni di oggi.
In questa direzione si è deciso di
intraprendere una linea di ricerca volta
sul multilinguismo, poiché proprio la
lingua fin dall'infanzia si caratterizza
come fattore di percezione e di
elaborazione del sé. A partire
dall'esigenza concreta di conoscere le
classi in cui hanno luogo i laboratori
interculturali e di aprire una finestra
sulle lingue madri, si è proposta, per il
terzo anno consecutivo, una ricerca volta
alla rilevazione della presenza di bambini
e ragazzi multilingui nelle scuole
primarie e secondarie di primo grado di
Sesto San Giovanni.
La rilevazione è avvenuta in 10 scuole
primarie e 6 scuole secondarie di primo
grado del Comune di Sesto San Giovanni
e ha interessato un campione di 813
bambini e 377 ragazzi (tot. 1190).
I dati raccolti illustrano,
complessivamente, una realtà varia e
articolata, differente per ogni scuola, ma
che può essere comunque riassunta in
alcune linee essenziali: bambini e ragazzi
multilingui hanno una buona conoscenza
dell'italiano, ma solo la metà di loro
(54% alle primarie, 59% alle medie)
parla la propria lingua madre in famiglia.
E. C.
Di questi il 42% di bambini e il 56% di
ragazzi èfiglio di coppie miste (in cui si
specifica che uno dei due genitori è
italiano). Inoltre, il 63% dei bambini e il
36% dei ragazzi è nato in Italia o vi è
giunto entro il terzo anno di età . Tradotto
in unità si parla di 517 bambini e di 137
ragazzi. L'11% di bambini e il 29% di
ragazzi non è stato inserito nella classe
corrispondente alla propria età . Il 64%
ha frequentato la scuola primaria in Italia
(il 45% in modo completo). Nelle sole
scuole primarie di Sesto vi è la
“rappresentanza†di 57 Paesi del mondo,
nelle scuole secondarie di primo grado si
incontrano 42 Paesi di riferimento.
Il CESPI mira con questa ricerca a porsi
come osservatorio della realtà sestese,
proponendosi di ripetere l'indagine nel
prossimo anno con l'obiettivo di poter
coinvolgere anche le scuole superiori.
Per migliorare la ricerca sarà ancora
necessario il coinvolgimento delle scuole
che dovrebbero impegnarsi nella
restituzione entro i tempi stabiliti e
bisognerà valutare nuovamente il
questionario perché si possa ottenere
uno strumento i cui dati siano
comparabili di anno in anno (oggi ancora
non è possibile) per visualizzare le
tendenze nel tempo. Già oggi però, con la
presentazione dei risultati della ricerca
ai dirigenti scolastici ed ai referenti per
l'intercultura abbiamo iniziato a rendere
“visibile" la ricchezza che ci viene dalla
diversità linguistica nella nostra città .
Per il gruppo di ricerca
(Isabella Luminati, Lara Pugni,
Alexandra Bevacqua)
Patrizia Minella
Direttore CESPI
noidonne | gennaio | 2011
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