Numero 3 del 2009
Una festa nella crisi: lotta marzo
Testi pagina 48
Recentemente, all'Università di Udi-ne, abilmente coordinato dalle pro-
fessoresse Raffaella Faggionato e Rosan-
na Giaquinta, si è tenuto il seminario "Il
giornalismo nella Russia contempora-
nea" che voleva essere "un'occasione
non solo d'informazione su argomenti
scottanti e poco conosciuti in Italia e in
generale in Occidente, ma anche un mo-
mento di partecipazione e confronto tra
gli studenti russisti della loro Uni-
versità e di altri Atenei del Nord Ita-
lia, e alcuni giovani russi destinati
ad essere i futuri protagonisti del-
l'informazione nel loro Paese". I
giornalisti intervenuti sono stati:
Oleg Panfilov, direttore del "Centro
di giornalismo in situazioni estre-
me"; Zurab Dvali, autore e condut-
tore georgiano dell'emittente Alania
TV; il corrispondente della radio
"L'eco di Mosca" Saken Ajmurzaev e
la regista e documentarista russa
Marija Novikova, emigrata nei Pae-
si Bassi, autrice del famoso film su
Anna Politkovskaja presentato a
Mantova (che strano, proprio lì la
redazione online del festival mi cen-
surò la cronaca dell'incontro con
Anna Politkovskaja perchè le sue
parole da me riportate furono rite-
nute "troppo forti" ...) il giornalista
russo, oggi residente in Italia, Mat-
vej Ganapol'skij, Manana Aslamaz-
jan, ora residente in Francia, già di-
rettrice dell'organizzazione non go-
vernativa russa "Internews"; la giornali-
sta moldava Natal'ja Morar', ex corri-
spondente del magazine russo "The New
Times". Ovviamente schierati - e con
esperienze di vita molto segnate - il loro
contributo non è stato "alla maniera dei
dissidenti sovietici degli anni '80", ma
più profondo, forse perchè segnato an-
che dal grande momento di riforme co-
stituzionali del periodo della Perestrojka
gorbacjovjana e del primo mandato di
El'cin. Forse è questa la ragione per la
quale è stato possibile in confronto inte-
ressante caratterizzato maggiormente
dai valori e dai principi che dalla de-
nunzia "tout-court" e che ovviamente ha
visto posizioni e motivazioni talvolta
differenti dalle nostre, ma il confronto
ha comunque favorito lo sviluppo di
analisi se non comuni, quanto meno
condivisibili anche se le esperienze e le
realtà vissute hanno gradi di complessi-
tà diversi. E' importante il paragone per-
chè se da una parte possiamo registrare
quanto l'occidente riesca ancora a pro-
porsi come modello principale di plura-
lità e di difesa delle minoranze, proprio
attraverso il paragone riusciamo a "vi-
sualizzare" la differenza tra democra-
zia/ democrazie/reale/reali e democra-
zia/ democrazie/percepita/percepite, ad
avere un quadro dello stato della socie-
tà civile e, con esso, dello stato della de-
mocrazia reale e non percepita dei di-
versi Paesi.
Se anni fa con alcuni rappresentanti
della stampa dissidente sovietica era
difficile far comprendere quale scarsa
differenza corresse tra un "Ukaz da un
paese estero verso Biagi e Santoro" e un
rifiuto di riammissione nel Paese di resi-
denza, tra modalità di trasmissione del-
l'informazione diretta e dell'informazio-
ne ricevuta da uffici stampa oppure
agenzie, adesso in alcuni casi è possibi-
le affermare che ci troviamo di fronte ad
interlocutori seri, persone con quali è
possibile affrontare discussioni "costrut-
tive" per cercare risposte a domande ti-
po: "Che cos'è oggi il giornalismo? A che
cosa serve la libertà di parola? A che
cosa serve la Costituzione?" Accanto al-
le parole "Costituzione" adesso si avval-
gono dell'uso del binomio "società civi-
le", e con società civile intendono il co-
mune anche a noi significato di gruppi
di persone organizzati, che riescono a
provare il sentimento dell'indignazione,
che riescono a fare pressione sulla rap-
presentanza politica ed istituzionale af-
finché i principi delle libertà, dei diritti
e dei doveri sanciti dalle Costituzioni
vengano applicati. Se in Italia la
"società civile" in questo momento
rischia di apparire troppo frammen-
tata, in Russia essa costituisce an-
cora l'anello debole della società,
come già a suo tempo ribadito da
Anna Politkovskaja, la quale affer-
mava che fino a quando i russi non
prenderanno in mano il proprio de-
stino quel Paese sarà sempre in pre-
da a rischio di derive totalitarie.
All'interno di questi contesti e di
nuovi scenari che stanno indicando
nelle guerre di informazione nuove
modalità di conflitto internazionale
e di controllo, provate a pensare se,
rispetto al - per noi percepito - con-
flitto russo/ucraino sul passaggio e
sul prezzo del gas invece questo con-
flitto rientrasse in un progetto ben
definito ed organizzato di comuni-
cazione per tenere alta la tensione...
Potrebbero internet, i blog essere
veramente un mezzo alternativo
d'informazione corretta e di massa
con minori possibilità di censura ri-
spetto alla carta stampata?
Negli Stati Uniti, paese di riferimento
e modello per l'occidente, dopo l'11 set-
tembre 2001 la stampa intera decise di
autocensurarsi per dovere patriottico e
da quel momento in quel paese iniziaro-
no a decadere anche diritti.
E' giusto associare agli argomenti
proibiti della Cina, di Uruguay, di
Ucraina, e di tanti altri paesi all'auto-
censura compiacente di paesi diciamo
più evoluti ?
Queste riflessioni stanno insinuando
in me il dubbio che quando rileggerò
questo pezzo la cosa mi spinge a ritoc-
care, limare...cosa rappresenta di più se
autocensura oppure il forte desiderio di
maggiore facilità di lettura da parte vo-
stra...?
marzo 2009 noidonne48
Giornalismo e società civile
Russia
Graziella Bertani
informazione e democrazia
sono legati e si alimentano in
continuazione