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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 47

Testi pagina 47

45Gennaio-Febbraio 2016
LA QUERCIA FRA REALTÀ E LEGGENDA
Di querce la natura ne ha regalate
di tante tipologie . Per dirla con un
termine adeguato ai tempi… anche le
querce offrono esempi di biodiversità.
Ci sono quelle che d’inverno perdono
completamente le foglie o quelle, come
il leccio, che cambiano le foglie ma sono
sempre verdi. Ci sono poi le querce da
sughero, davvero particolari per le forme
dei loro tronchi e rami e che, compiuti
15 - 20 anni, con la loro corteccia offrono
una risorsa preziosa agli artigiani; per
decenni - o forse per centinaia di anni - la
trasformano negli oggetti più svariati,
compresa una lavorazione assimilabile a un
tessuto per capi di alta moda. Certamente
il tappo di sughero rimane il manufatto più
noto, anche se è facile notare che, data la
preziosità di questo materiale, è utilizzato
solo per i vini più nobili lasciando agli altri
l’uso di plastiche o simili.
Come sempre le diversità si affiancano
anche alle caratteristiche che uniscono
le diverse specie e così le querce sono
tutte definite: forti, resistenti, capaci di
vivere centinaia di anni e di crescere
anche decine di metri. Non a caso, fra
le frasi d’uso comune, forte come una
quercia risulta uno di quei modi di dire che
ognuno ha avuto modo di pronunciare,
per definire qualcuno e forse più di una
volta nella vita. Accanto
alla forza, nel tempo
altre caratteristiche
hanno definito la
quercia: la maestà,
la resistenza, la
prosperità. Ed è fra storia e leggenda che
la quercia fu assimilata a una divinità , o
quanto meno un albero sacro già dai celti,
dagli ebrei e poi dai greci e dai romani,
che identificarono o forse dedicarono la
quercia rispettivamente a Zeus e a Giove.
Solo per tenere conto del nome adottato
nelle due grandi civiltà.
In quello che è un mix di tutti questi
concetti, trova origine l’idea che la
quercia rappresentasse il Dio del tuono. È
certamente l’albero che più attira i fulmini
e sotto il quale è bene non cercare riparo
durante i temporali. Lasciando da parte la
mitologia, la scienza spiega che il fulmine
è attratto, fatalmente, dall’umido che le
radici della quercia cercano.
Un ramo di quercia insieme ad un
ramo d’olivo, simboli di pace e di forza,
identificano la Repubblica italiana dal
gennaio del 1948. L’insieme è completato
da una stella ed altro che noterete
riosservando un simbolo importante e
suggestivo per il messaggio che ci manda,
rappresentando il nostro Paese.
Le ghiande, frutto regalato dalle querce,
sono una piccola opera d’arte della natura
con cui chi non è più giovanissimo ha
giocato, ottenendo un grande successo
con il cappelletto che le copre e che
diventava un ninnolo notevole o si
impreziosiva con spruzzate di polvere
d’argento. Cosa accaduta, chissà, anche
nelle ultime feste natalizie. Le ghiande
sono belle e anche godibili come cibo
non solo per gli animali ma anche per
noi umani. Nei tempi antichi la povertà
obbligava a farne un frutto ricercato e
ora, ben mature, vengono valorizzate per
le caratteristiche dietetiche simili a quelle
della frutta secca. Ed è proprio di un’altra
frutta secca di stagione che suggeriamo
un utilizzo interessante.
RICETTE
Lo sfizio di Marisa.
A proposito di frutta secca…
Crostino
Su un crostino appena tostato posare
un gheriglio di noce, un pezzetto di
pancetta e un cucchiaino di miele.
Due minuti al forno perche il miele
abbracci pane noce e pancetta
e buon appetito.
Ghiande
Ghiande, vari impieghi. Tornando
alle ghiande, ben mature (marroni)
si possono mettere in salamoia come
le olive, oppure farne farina con cui
un tempo veniva fatto il pane. Ancora,
macinate allungavano la polvere
di caffè..
DI PAoLA oRTENSI
SPIGoLANDo tra terra, tavola e tradizioni
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