Numero 2 del 2015
Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
Testi pagina 47
45Febbraio 2015
I COLORI DELLA TERRA
Febbraio in Italia, per chi sia capace di
guardare con attenzione uscendo dall’asfalto
della città e dalla corsa quotidiana, è un
mese in cui è possibile osservare i colori
della terra. Ciò che è seminato ancora
deve rompere le zolle, come i cereali, e
altri semi sono sul punto di essere regalati
alla terra. Piante caduche, come viti o alberi
spogli, lasciano in primo piano il terreno. E
lei, la terra, si presenta con le sue infinite
sfumature dovute a diversa presenza di
minerali, di residui organici. Marrone quasi
nero, un po’ più chiaro, oppure con sfumature
completamente diverse: ruggine, marrone
caffellatte, rosato, color sabbia, fra il giallo e
bianco e poi ancora creta (da cui le famose
crete di Siena). Colori che possono essere
considerati anche simbolici dei mille volti
dell’umanità, che comunemente chiamiamo
razze, ma che in realtà sono ricchezza
che ci si offre se solo tutti riuscissimo
a considerarla una risorsa. La terra poi,
non contenta, mostra la sua consistenza:
granulosa, calcarea in zolle, friabile, argillosa,
dura, morbida. Per l’importanza che assume
nella nostra vita, inoltre, l’abbiamo vestita
di aggettivi o sostantivi ognuno dei quali
evoca storie, ragionamenti, valori complessi.
Il caleidoscopio è multiforme: terra madre,
amara, viva, ferma, buona, vera, futura,
straniera, selvaggia, bruciata, nostra, mia. E
che senso di benessere proviamo nel mettere
le mani nella terra, vederla scorrere fra le
dita o testardamente rimanere compatta,
o frantumarsi in piccole zolle irregolari;
terra come corpo vivo che cela esseri che
dentro vi si muovono, mimetizzati nel colore
o evidenti. L’esperienza che ogni bambino
nato in città, o chiunque in città sia cresciuto,
dovrebbe poter fare è toccare la terra senza
timore di sporcarsi: giocarci, imparare a
conoscerla, amarla e rispettarla. Così solo
potrà comprendere quella frase, piccola ma
immensa, nel suo significato: madre terra
… o forse con un suono ancor più forte
terra madre, nell’ambiguità fra il riferimento
all’intero pianeta e quella che calpestiamo e
riconosciamo di volta in volta come nostra.
Tornando a febbraio, al periodo in cui è
più facile vederla, come dice un antico
proverbio ”in febbraio la terra è in calore”.
Aspetta la semina, si offre all’agricoltore per
ricoprire i semi che ci regaleranno i frutti della
primavera e anche questo fermento varia i
colori lì dove piccole punti verdi si affacciano
iniziando il cammino verso l’alto, preparandosi
all’impollinazione e alla maturazione del frutto.
Colori, nuovi disegni da seguire e copiare, in
continua evoluzione e pullulanti di vita. Ma
per ciò che vediamo vi è un mondo, parlando
di agricoltura, che cresce sotto e che diverrà
a tempo debito liberato dalla terra, ricchezza
delle nostre dispense: patate, carote, rape
o ravanelli, agli e cipolle che sulle tavole
porteranno un po’ della magia di chi sotto la
terra è cresciuto.
RICETTE
FRITTELLE DI pATATE
DELLA zIA NERINA
Pastella di acqua, farina, un cucchiaino
d’olio e uno d’aceto, sale. Amalgamare
con cura ottenendo una buona densità
non troppo liquida e poi mettervi le patate
crude di forma tonda e non troppo sottili.
Friggere con abbondante olio (la zia Nerina
usava quello d’oliva) ma ognuno può
seguire le proprie abitudini.
CIpOLLE AL FORNO
DI MARIA
Tagliate a metà, crude, lavate, infarinate
bagnate, al forno solo con sale e olio
d’oliva. Il successo di entrambi i piatti
è legato a prodotti crudi e pazienza nel
tempo di cottura.
di Paola ortensi
sPiGolando tra terra, tavola e tradizioni
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