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Numero 1 del 2015

Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia


Foto: Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
PAGINA 47

Testi pagina 47

45Gennaio 2015
Minestra Minestrone Minestrina
Minestra, parola incredibilmente ricca di
significati che, considerata la molteplicità dei
modi di dire che la riguardano, a ben riflettere
meriterebbe una ricerca e riflessione lunga e
approfondita. “È sempre la stessa minestra” si
usa dire per intendere che mai nulla cambia;
un concetto su cui ci sarebbe non poco da
discutere. Di minestre, infatti, che nel tempo
passato tra l’altro indicavano ogni genere
di primo, fosse asciutto o in brodo, se ne
possono indicare una tale quantità da lasciare
esterrefatti e da percorrere praticamente ogni
verdura o legume o cereale che la terra aiuta
a crescere. La minestra, definita dall’Artusi la
biada dell’uomo, segue dalla notte dei tempi
il mettere in cottura nella pentola ciò che ogni
stagione offre nella sua diversità e anche
ciò che la casa possedeva. Si intendeva
ad esempio quello che veniva conservato
nella dispensa, o che magari era avanzato
dai pranzi precedenti: i famosi resti, per
intenderci. Pensiamo ai legumi, per esempio,
fatti seccare al sole: oggi li comperiamo
inscatolati o conservati da grandi ditte;
pensiamo al pane secco ammorbidito da
brodo, tanto per dare l’idea. Se, come
sottolineato, la minestra rappresenta il primo
in assoluto, con la parola minestrone nel
gergo comune si precisa il piatto. Si intende
dunque, per i più, quel profumato miscuglio
di verdure, pazientemente tagliate a pezzettini,
in molti casi aggiunte al soffritto di cipolle,
carote e odori (ma non necessariamente) e
irrorate d’acqua. Calde e profumate dopo
lunga cottura per amalgamarsi al meglio - o
invece rapida per mantenere distinti i loro
sapori - in particolare d’inverno aspettano
i commensali nelle scodelle fumanti. Ma
anche sul minestrone la traduzione riportata
al parlare nell’uso comune non riserva un
significato altrettanto gradevole. Accusare
qualcuno di avere fatto un minestrone -
parlando, scrivendo o agendo - rappresenta
la critica di avere prodotto un mescolamento,
potremmo dire senza identità e tanto
disordinato da non essere affatto interessante.
Un altro modo di dire, “o mangi questa
minestra o salti la finestra”, conferma ancora
come per lungo tempo la minestra fosse il
piatto principe e spesso unico nella mensa
della maggioranza delle famiglie. Il detto
infatti indica nella minestra la via obbligata
alla cui rinuncia segue un risultato niente
affatto esaltante: se parliamo di cibo significa
digiuno, se ci riferiamo a comportamenti non
lascia scampo che a fughe senza sbocco.
Per gli appassionati della grammatica vale la
pena di notare che il diminutivo di minestra,
ovvero minestrina, sembra deviare non poco
dall’idea di minestrone e un po’ anche da
quello di minestra. Anzi possiamo notare che,
quasi a conferma di una personalità originale,
il sinonimo di minestrina potrebbe essere
quello di minestra in brodo. Ovvero brodo
vegetale o di carne con pastina (stelline,
puntine, pasta grattata, cannolicchi etc) il
tutto dedicato, in particolare per cena, a chi
ama il brodo e/o una cosa calda o non sta
troppo bene e cerca cibo leggero e nutriente.
Dispiace interrompersi su di un cibo che si
apre a tante riflessioni e che non è affatto
“sempre la stessa minestra riscaldata”. La
ricerca, sia alimentare che dei significati
sociologici, potrete comunque continuarla
autonomamente e intanto nella stagione
fredda suggerisco una ricetta.
riCette
Minestra di lentiCChie
(o di cioccolata per i bimbi). Una carota ,
una piccola cipolla, una costa di sedano.
Fare un soffritto a cui aggiungere un
cucchiaino di concentrato di pomodoro.
Aggiungere le lenticchie e una volta cotte
passarne una metà e poi pastina a forma
di ditalini non troppo fitta.
Minestrone più leggero
Suggerisco un esperimento per rendere il
minestrone più leggero: sostituire la patata
con una mela a pezzetti.
di Paola ortensi
sPiGolando tra terra, tavola e tradizioni
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