Numero 8 del 2016
Felicità, parliamone
Testi pagina 47
45Luglio-Agosto 2016
Ai piedi delle mura verso piazza Gramsci, a Viterbo, c’è un masso di peperino in cui è incastonata una lapide a ricor-do di una rappresaglia tedesca contro inermi cittadini: lì l’8 giugno 1944 vennero trucidate due uomini e una donna.
La lapide riporta due nomi, la terza vittima non ha nome, ed è de-
finita “una donna rimasta sconosciuta”. La memoria di quella fine
tragica è rimasta viva, la “donna sconosciuta” è diventata il simbolo
di tante altre donne che muoiono tragicamente e rimangono sco-
nosciute: quelle che affogano nel Mediterraneo in viaggio verso un
mondo migliore, quelle che muoiono lungo sentieri di guerra che
terminano contro barriere invalicabili di filo spinato.
A distanza di 72 anni Auser di Viterbo, Spi-Cgil, Anpi, Arci in
collaborazione con la Consulta Provinciale degli Studenti, proprio
partendo da questo simbolo, hanno voluto celebrare i 70 anni del
voto alle donne. L’iniziativa ha coinvolto anche le scuole della cit-
tà con il concorso Cento Storie Cento Volti, il cui obiettivo era
sensibilizzare i giovani sull’episodio e sulla guerra. Lo scorso 8
giugno un piccolo corteo è partito da piazza della Rocca per un
tour guidato dalla dott.ssa Agata Di Francesco, volontaria Auser,
alla scoperta dei luoghi della memoria di Viterbo e la passeggiata
è stata avviata con la lettura di “Effetti collaterali”, lo scritto di
Nicole Stella Metz (Liceo Burat-
ti) dedicato alle donne vittime di
tratta che si è aggiudicato il primo
premio della sezione letteraria/
poetica. Il cammino si è concluso
davanti al masso. A deporre i fiori
quest’anno sono state due donne
immigrate: Aoua Ouoluguem del
direttivo Auser Viterbo e Lukusa
Tshiela dell’associazione Sans
Forntiere, un gesto simbolico che
ha lanciato il tema del prossimo anno del concorso, dedicato alla
“Donna rimasta sconosciuta”.
Alle immigrate è stato dedicato anche il video “Un volto? No. Cen-
to e più mila storie” di Lucrezia Spugnini (Istituto Paolo Savi),
vincitore del primo premio del
concorso per la sezione grafica,
che recita “Queste donne attra-
versano le nostre terre, i nostri
paesi e città e spesso non le
vediamo, sono anch’esse donne
senza volto, senza storia”. Gio-
vanna Cavarocchi presidente
Auser di Viterbo ha spiegato:
“Tutti i quaranta lavori presentati
hanno saputo cogliere l’universa-
lità del dolore di donne vittime innocenti delle guerre e delle vio-
lenze e hanno saputo riprendere il filo della memoria tra genera-
zioni così tanto distanti tra loro. Alle immigrate vogliamo rendere
omaggio lanciando per il prossimo anno scolastico un concorso
che parli di loro e che sia anche rivolto a loro; chiederemo infatti
di partecipare anche alle immigrate che frequentano i nostri corsi
di italiano L2”. Tragedie di ieri e di oggi, accomunate da un filo
conduttore tutto al femminile. Tragedie che vanno ricordate per il
rispetto dovuto e “per rendere vigili le coscienze contro i pericoli di
un ritorno di passate barbarie”.
Tiziana Bartolini
Una Donna
Rimasta
sconosciUta
8 giUgno 1944 -
8 giUgno 2016.
A Viterbo
lA memoriA
in nome delle
donne senzA nome.
Un pAtto
trA generAzioni
situazioni di maggiore isola-
mento. Ma si può sottolineare
come proprio dalla riflessione
femminista sia derivata una
riformulazione dell’ideale uni-
versale dei diritti umani che ha
influito sulle politiche nazionali
portando all’adozione di nuovi
strumenti per il miglioramento
dello status delle donne, at-
tuando politiche per l’elimina-
zione di discriminazione fra
i sessi e prevedendo forme
specifiche di tutela. Dalle ana-
lisi sociologiche poi sappiamo
che alcune donne cercano
nuovi cammini di fronte ad
una società estranea e diffici-
le, creando e partecipando a
reti associative, reti che rap-
presentano anche un luogo di
confronti e negoziazioni, con
enti pubblici e istituzioni, ma
insieme mantengono i contatti
con i paesi di origine, quindi
un continuo passare e attra-
versare frontiere.
Da qui deriva una declina-
zione positiva del termine
frontiera, non come muro, ma ricordando Kant che co-
glieva una differenza tra barriera (schranze) o confine
(grenze): l’una chiude, l’altro apre. Frontiera, quindi,
come scambio di saperi e comunicazione di esperien-
ze, poiché ci si deve collocare all’incrocio tra Oriente e
Occidente, interrogando questi concetti da tanti punti di
vista: geografico, storico, sociale e culturale.
È questo il difficile viaggio del divenire soggetto del
cittadino/a, che consente un nuovo modo di concepire
la cittadinanza, cittadinanza non indifferente, i cui ca-
ratteri sono ridisegnati dall’ingresso dei migranti nello
spazio europeo. Cittadinanza che non solo superi discri-
minazioni sociali e politiche, e affermi la effettiva parità fra
le persone, ma risolva esclusioni, e allarghi il concetto di
cittadinanza compiuta a categorie storicamente emargi-
nate come le donne e gli stranieri, e esprima il riconosci-
mento della differenza.
La conclusione può essere la pagina kantiana de La
pace perpetua, in cui si disegna il diritto di visita, cioè
l’“ospitalità universale”, l’uguaglianza delle condizioni,
che riequilibra la disimmetria iniziale. Impegno, questo,
etico e politico. b
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