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Numero 10 del 2007

50E50: il 13 ottobre tutte a Roma


Foto: 50E50: il 13 ottobre tutte a Roma
PAGINA 46

Testi pagina 46

La poesia, si sa, nasce quando menola si aspetta. La musa ci convoca al
banco della parola improvvisamente e
noi non possiamo fare altro che rispon-
dere, farci tentare dal foglio bianco, so-
gnare dietro a una rima o disperare per
un verso che non riesce a dire quello che
preme all'imbuto della penna. La poe-
sia, quella vera, è sempre una necessità.
Un bisogno fisico insopprimibile, un
enigma dell'anima. Tutti noi, leggendo
un libro di versi, sentiamo di trovarci di
fronte a una poesia al primo sguardo;
eppure nessuno è stato ancora in grado
di dare una definizione univoca di que-
sto manufatto letterario: ci si gira intor-
no, si definiscono le caratteristiche, si
ragiona di metrica, di stile, ma che co-
sa sia la poesia nessuno lo sa, c'è un nu-
cleo ineffabile che sentiamo con il cuore
ma che la ragione non riesce a definire.
Ed è un mistero perché nascano i versi,
quale sia l'enzima, dove si trovi la
ghiandola che secerna l'ormone giusto.
Quando allora ci troviamo di fronte ad
un esordio poetico, ci sembra per un at-
timo di poter afferrare il nocciolo che si
cela nel profondo della poesia, ne per-
cepiamo il calore, comprendiamo la
grandezza di questa nuova nascita con
la stessa certezza con la quale la madre
sente la vita svilupparsi nel grembo. E
poco importa l'asprezza di un linguag-
gio ancora acerbo, il mestiere del verso
che deve ancora affinarsi: conta la
chiarezza, la limpidezza del canto, con-
ta l'aver scoperto l'acqua di vena pre-
ziosa, la sorgente.
Patrizia Boi è nata a Cagliari e vive
a Roma. È un'ingegnera che ha il dono
prezioso della scrittura. Ha esordito con
il romanzo 'Donne allo Specchio' (MEF
L'Autore Libri Firenze, seconda edizione,
2006), un testo dedicato alla maternità
come scoperta del sé e di una terra - una
Puglia feconda di tarantismo e sciama-
nesimo - attraverso un viaggio verso la
leggenda, il mare, l'arte, l'amore, la na-
scita di una nuova vita. Attualmente
sta lavorando ad un romanzo inedito e
ad alcune fiabe di prossima pubblica-
zione. Per la Boi la scrittura è un mezzo
di conoscenza e di scoperta, un modo
per raggiungere una consapevolezza
dell'ingranaggio del mondo. La Boi è
un'autrice che vive la letteratura sulla
propria pelle, una di quelle donne che
non conoscono le mode letterarie del
momento, la disperata ricerca della vi-
sibilità, ma mirano al nitore di un clas-
sico, alla grandezza del significato che
vuole spiegare il senso della vita. In
questa scrittura si avvertono gli echi di
letture profonde, notturne, assimilate
con quella passione che solo chi vive la
letteratura può avere; emerge una fre-
quentazione assidua della tradizione
ottocentesca del romanzo francese e
russo, come uno studio approfondito
della psicologia e dell'antropologia.
Come la Boi abbia maturato la ten-
sione verso la poesia non è dato sapere.
Noidonne ha voluto cogliere e pubblica-
re questi primissimi fiori. Quello che col-
pisce in questi testi è l'urgenza delle im-
magini che si affastellano le une sulle
altre in una scrittura dalle volute ba-
rocche fino all'eccesso, dal suono che
imposta una verticalità fatta di melodia
come una canzone di De Andrè.
Ed è forse proprio ai testi del cantau-
tore genovese che la Boi ha guardato
per trovare questo impasto di suono e
segno verso una poesia dai connotati
fortemente lirici.
Si tratta di testi in prima persona,
centrati sull'io, una sequenza dove l'au-
trice indaga l'anima, scopre un panora-
ma del cuore fatto di dune ardenti, la-
ghi, comete, boschi, cieli senza orizzon-
ti. Un panorama nel quale anche per
noi è dolce naufragare.
ottobre 2007 noidonne46
La poesia di una nuova stella
Patrizia Boi
Luca Benassi
un'ingegnera che “ha il dono
prezioso della scrittura” e che
“vive la letteratura sulla
propria pelle”
Ho udito una cornacchia
che ha gracchiato nella notte
sono salita su una cometa
e ho disegnato nuovi cieli.
Ho raggiunto la luna
e dondolo nei secoli.
Sono entrata dentro un bosco
colorato di stelle
con cieli senza orizzonti
e lune dorate
nell'incanto della quiete
di anime spaesate
nel riverbero di un laghetto
vecchio come il mio tempo.
Ho attraversato primavere
colme di soli sbiaditi
ho vagato per le galassie
dense di aquiloni
sono diventata farfalla
con le ali variopinte
di sogni scomparsi
fra la schiuma delle onde.
Ti vedo folletto azzurrino
che sorridi senza sorridere
col tuo sguardo da sparviero.
Ho bevuto notti di luce
su colline bianche
ho cercato sciami di lucciole
nelle estati tiepide
mi sono arrampicata
sugli arcobaleni di pace
per sfuggire alle guerre
ho udito il suono dei ciottoli
buttati per gioco nel fiume
ti ho aspettato per secoli
solo per le tue mani calde.
Vedo l'ombra di un viandante scalzo
che mi trascina
fra dune infuocate
dov'è sepolta l'acqua prodigiosa
di smisurati abissi.
E subito perdo le tracce
e mi ritrovo smarrita
in un crocevia
di trame spezzate.
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