Numero 2 del 2007
Famiglia allargata e in evoluzione
Testi pagina 46
Aleggere le notizie biografiche di Sere-na Maffìa sembra di trovarsi di
fronte ad una enfant prodige: nata nel
1979 è pittrice, giornalista, direttore re-
sponsabile della rivista di poesia Polim-
nia; ha pubblicato "Ma che bella Com-
pagnia" (Maria Pacini Fazzi, 2002), "Le-
zioni di Fotografia" (Lepisma, 2003), "La
casa di gesso" (Croce, 2004), "Il ragaz-
zo di vetro" (Maria Pacini Fazzi, 2005),
"Il giardino del mago" (Lepisma, 2005) e
"Sradicherei l'albero intero" (Lepisma
2006). A soli ventisei anni è Premio del-
la Cultura Italiana del Consiglio dei Mi-
nistri. Eppure a guardare questa giova-
ne artista negli occhi colpisce la sempli-
cità e il riserbo, ormai così rari in un
ambiente culturale e artistico che ha ce-
duto alle lusinghe dell'immagine, all'ar-
roganza del voler apparire ad ogni co-
sto. Serena Maffìa, così restia a parlare
di sé e a farsi pubblicità, affronta l'arte
con il pudore di chi si accosta a un og-
getto prezioso per la cui cura ci vuole
un silenzioso e lungo tirocinio. Non c'è
alcun dubbio che tale approccio pazien-
te le abbia assicurato una scrittura per-
sonale, uno stile che si avvia veloce ad
una maturità poetica in grado di colpi-
re e fare scuola.
Serena Maffìa imposta la sua poesia
in forma dialogica, adottando una lin-
gua piana e colloquiale; non scende
mai nel minimalismo ma ripulisce il lin-
guaggio rendendolo solare, cristallino,
bello in quanto semplice e poeticamente
efficace. Esso si stende sulla pagina in
testi che paiono brevi pièces teatrali e
nei quali la poetessa dialoga con gli al-
tri personaggi, con il lettore, con gli og-
getti del quotidiano e con la natura che
si animano in una dimensione che ricor-
da la fiaba. Nella prefazione a "Sradi-
cherei l'albero intero" Vera Franci Riggio
scrive: "Nella scrittura di questa autrice
il motivo delle fiabe è centrale, determi-
nante e chiarificatore nel suo valore
simbolico. La fiaba è un modo per tea-
tralizzare la vita e, oggettivandola in
un modo fantastico, meglio capirne le
dinamiche segrete e spesso crudeli. Ecco
allora nelle sue pagine affacciarsi ripe-
tutamente, anche se non esplicitamente:
maghi, fate, streghe e sirene; ma soprat-
tutto Alice […]." Il mondo di Serena
Maffìa è un mondo capovolto come
quello di Alice dentro lo specchio: solo
bucando la realtà, entrando cioè dentro
le cose nel loro rapporto con l'umano at-
traverso l'occhio profondo e il cuore
aperto del poeta, ci si può avvicinare al
mistero dell'esistenza e del divino. Ecco
perché la poetessa, trovandosi al posto
dell'Eva biblica, non si accontenterebbe
di mordere la mela ma vorrebbe sradi-
care e mangiarsi l'albero intero, capire
cioè da dove viene la linfa della vita e
dove arrivano le radici misteriose dell'a-
more e del dolore, "avara delle radici di
Adamo/ complice il mio respiro". Serena
Maffìa impasta la scrittura oltre che
con il teatro anche con la pittura: ne
vengono fuori delle immagini colorate,
azzurre e rosse, dai toni fiabeschi come
la pittura di Chagall o dall'atmosfera
rarefatta e immobile come certi quadri
di De Chirico. In esse le parole assumo-
no il valore di pennellate, la poetessa
lavora sulle sillabe, sui suoni delle sin-
gole lettere per ampliare lo spettro del
cromatismo. Ne viene fuori un gesto pre-
ciso, netto, dove il cielo è "una battaglia
di spatolate blu" e dove il sole, il mare e
il vento giocano a rincorrersi dentro la
parola poetica.
I testi qui pubblicati sono tratti da
"Sradicherei l'albero intero".
febbraio 2007 noidonne46
Il mondo capovolto
Serena Moffia
Luca Benassi
Sulla strada
A cosa serve scrivere nel buio?
A guardare il mio riflesso
invecchiare sui vetri della finestra.
Aiuto.
Ho bisogno di bere acqua salata
e spalmare minestra di fave
sulle tue spalle lisce
già scappi
e mi hai amata veloce.
La tenda carezza il mio gomito ossuto
nel vuoto
traballa in un mare di onde sorde
ed io seguo i tuoi passi dal letto
distesa di sbieco ti guardo
non parlo, ti ascolto.
Apri la porta alla falena che danza la
morte sulla maniglia di lega
soffoco
sono un carro di spine che avanza
sulla strada perpetua.
Chiacchiere
Chiacchiere amiche
di vecchie in bretelle
chiacchiere serie
di amiche bugiarde in gonnella:
donne di paglia
con i grembiuli cuciti alle vesti
con i capelli legati di nero;
una piazza di pietra si apre alle spalle
ed un cielo di mare soverchia le teste:
l'aria è bianca.
Confusa
Vedo il riflesso di me sui finestrini
del tram.
Di fuori il cielo è grigio
con gli ultimi raggi di sole s'impasta
alle pecorelle di nuvole che belano
la loro dignità.
Dentro è già notte
e il signore con l'abito bigio
mi guarda pensoso
ma non mi vede
mentre l'uomo che legge il giornale
mi sfoglia.
La ragazza che allatta il bambino
ha una stella nell'occhio
la sua mano mi sfiora la borsa
e con gesto sicuro
mi sfila il superfluo.
Sono libera:
né soldi né identità;
e sono confusa:
sono la sola che lo sa.
“solo bucando la realtà, entrando cioè dentro le cose nel loro rap-
porto con l'umano attraverso l'occhio profondo e il cuore aperto del
poeta, ci si può avvicinare al mistero dell'esistenza e del divino”