Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
Testi pagina 46
È raro trovare editori che scommettanosulla poesia, editori pronti a vagliare
e selezionare gli autori, esordienti o me-
no, scegliendo le migliori proposte, pub-
blicando libri curatissimi in ogni detta-
glio con un'attenzione maniacale, assu-
mendosi completamente l'onere della
pubblicazione. Editori che rischiano la
propria credibilità e il proprio capitale
con la poesia. Uno di questi è Ennepili-
bri di Imperia i cui libri, veri e propri
oggetti d'arte, vengono dati alle stampe
come taccuini, in carta pregiata, per ri-
cordare i vecchi notes nei quali i poeti
erano soliti annotare i propri pensieri.
Un blocco di appunti, dunque, che vuo-
le però essere considerato alla stregua
di un libro prezioso, e proprio per que-
sto inserito in uno scrigno di cartone
che riprende in maniera inconsueta il
dorso di un volume.
In questa veste si presenta il libro
d'esordio 'Io non ti comando' di Rita
Neri che vive e lavora in provincia di
Modena Il testo si sviluppa in 33 poesie
che vogliono rappresentare, ora sul filo
della narrazione, ora attraverso un'e-
splosione di immagini liriche, un lungo
e travagliato percorso di crescita inte-
riore. Si tratta di un cammino che scan-
daglia l'iniziazione alla vita, il farsi
donna attraverso quelle ferite che, esco-
riando la pelle dell'innocenza e della
fanciullezza, rivelano gli strappi, le ci-
catrici in rilievo dell'inquietudine, del
dolore, dell'affetto adulto che pretende
la doppia moneta dell'autenticità e del-
la rinuncia. "Piegata su me stessa/ river-
sa sul mio sesso": in questi versi la fem-
minilità è uno stato del cuore prima che
una condizione fisica, una capacità di
penetrare il mistero dell'abbraccio e del-
la passione, del farsi portatrice di grem-
bo e vita. Bisogna allora, come davanti
ad uno specchio capace di riflettere il
brivido del sentimento agglutinato nel-
l'anima, esplorare se stessi, indagarsi fi-
no a potersi mettere a nudo nel linguag-
gio fiorito della poesia: il proprio mon-
do interiore si rispecchia nel dono este-
riore e visibile del verso, come scelta di
vita prima ancora che artistica. Scriver-
si come si è ed essere come si scrive,
sembra dire la poetessa, accettandosi e
rispettandosi senza comandare e senza
farsi comandare da se stessi e dagli al-
tri. Rita Neri è nuda, una nudità che pri-
ma di essere del corpo è una condizione
dell'anima, un desiderio di nettezza, di
onestà, un destino di bellezza che signi-
fica essere donna nella compiutezza e
nella consapevolezza luminosa del pro-
prio spirito. Non è un caso che la poe-
tessa lavori sulla lingua e sul verso con
un progetto preciso di rigore metrico e di
rarefatta compostezza musicale. La bel-
lezza, dunque, di un verso nettato e mu-
sicale, di una lingua tesa sulla pagina
come una lama di luce sembra essere la
ragione prima del fare poetico di questo
libro. Le fonti sono l'endecasillabo nar-
rativo dantesco e guinizzelliano, la ten-
sione musicale nell'alternanza madriga-
lesca di endecasillabi e settenari del
Tasso e del Marino, la tensione del no-
venario pascoliano, un magistero filtra-
to e rielaborato da una sensibilità con-
temporanea capace di frangere il testo,
di renderlo verticale e acuto, e mano-
vrare il verso libero senza affanni, senza
rotture, senza dolore, con esiti finissimi.
Si tratta dunque di un esordio che fa
sperare in prossime e feconde prove, una
poesia da seguire ed assaporare con af-
fetto e devozione.
ottobre 2008 noidonne46
Tra rigore e musicalità
Rita Neri
il vuoto infinito fuori e dentro
di me: l'amore per la poesia Luca Benassi
Nuvole
(tratta dall'antologia "Le parole dell'età")
Dove vanno a morire le nuvole?
Dietro a una casa
O in riva al mare?
Nel buio castello stregato
O tra chicchi di grano solare?
Stanno.
E il vento le porta vicino,
E sento la loro bellezza,
Il loro tepore.
Poi fuggono lontano da me.
Amano solo il cielo.
E lì,
muoiono le mie amiche fatate.
A Sandra
Mi hanno raccontato.
Una volta.
Che non devo credere.
Che non devo ridere.
E ci siamo arrese
Noi donne sole.
Dentro… vieni!
Ti devo parlare.
Di una scala azzurra.
Di un'immagine che appare.
Dimmi se mi vedi,
Amica mia,
Scendere le scale,
Riprendermi il candore
E ad ogni passo,
Riprendermi il pudore.
Finché lascio la mia veste bianca
E giungo pura
Tra le braccia di una donna.
Primavera
Simile all'ala di un uccello
Che dolcemente riposa al fianco,
Tanto amo posar il polso snello,
La mano stanca, sul petto tuo bianco
Immeritatamente
C'è sempre Chi, immeritatamente,
Raccoglie il meglio di noi,
E chi, immeritatamente,
Non coglie che gli avanzi