Numero 9 del 2008
Stampa: libertà vigilata
Testi pagina 46
“Il canzoniere è la storia (non avrem-mo nulla in contrario a dire 'il ro-
manzo', e ad aggiungere, se si vuole,
'psicologico') di una vita, povera (relati-
vamente) di avvenimenti esterni; ricca,
a volte fino allo spasimo, di moti e di ri-
sonanze interne". Così scriveva Umber-
to Saba, critico di se stesso, nel parlare
del suo Canzoniere, mettendo in eviden-
za la contrapposizione tra una massa di
eventi biografici minimi rispetto alla
forza tellurica che essi scatenato nell'a-
nima, nel territorio accidentato dello
spirito. In ogni caso la prima definizio-
ne del canzoniere data da Saba è quella
di "romanzo psicologico", cioè di una ri-
cognizione, tutta interna e profonda,
declinata in una dimensione narrativa,
di un vissuto amoroso sentito come por-
tante del proprio essere. Questa scrittu-
ra è lo strumento migliore per narrarsi,
per mettersi a nudo e raccontare quelle
"risonanze interne" di cui parla il poeta
triestino.
Il canzoniere, in questo suo ruolo di
svelamento dell'essere, è una tentazione
per ogni poeta. Attraverso di esso si ina-
nellano le perle del canto dell'amore, il
loro rotolare come extrasistoli di senso
nei ventricoli del cuore, suscitando pal-
piti, sussulti, soprassalti. Questa tenta-
zione del canto, tuttavia, sottende sem-
pre il rischio di cadere in un lirismo af-
fettato dell'io che si piega su se stesso in
un dirsi autoreferenziale. Scrivere un
canzoniere inoltre significa doversi con-
frontare con una tradizione che inizia
dal Petrarca, ma che si declina in una
scrittura femminile originale e sensuale
nelle figure di Isabella Morra, Vittoria
Colonna e Gaspara Stampa. Dunque,
chi si accinge a comporre un canzonie-
re si trova di fronte all'erta difficile del
confronto e all'inciampo della parola
usata, della rima facile.
Simona D'Urbano sembra esserne
consapevole, accettando la sfida con la
sicurezza del cuore che batte, con la cer-
tezza di un sentimento di donna che tra-
volge limiti, rischi, barriere, per forgiare
una lingua capace di manifestarsi in
tutta la sua potenza sulla pagina bian-
ca. Il suo can-
zoniere, anco-
ra inedito,
apre vertigini
di senso che si
aprono di
fronte ai fatti
minimi del
vissuto: un
sussurro, una
carezza, una
bacio di ad-
dio, il volo di
una rondine,
lo sbocciare di
un fiore; di fronte a questi lacerti di esi-
stenza la poesia squarcia la nudità del
quotidiano per affondare come una la-
ma che ha il sapore del frutto appena
tagliato. L'amore è parola stessa, soffio,
bacio che deve essere pronunciato per
avere la valenza rituale di un'evocazio-
ne, nome che si materializza sulle lab-
bra dell'amato come sfida, sigillo, oriz-
zonte di vita. Quella di Simona D'Urba-
no è una poesia che non dà scampo,
non consente vie di fuga, ma investe la
vita con la pienezza della parola, con lo
stupore del fanciullo capace di farsi
pianto e grido di gioia in un battito di
palpebra. Eppure questa apparente na-
turalezza del gesto poetico nasconde
una materia lavorata con perizia e at-
tenzione; questi versi risplendono con
una limpidezza fuori dal comune, ri-
uscendo ad evitare il lirismo di manie-
ra, il suono vuoto senza significato: la
lingua si spezza in enjambements arditi
che fratturano il verso sulle congiunzio-
ni, sui relativi o le preposizioni; si tratta
di una versificazione che porta il lettore
a seguire il testo con il fiato mozzo del
desiderio, correndo con lo sguardo tra le
parole e i sintagmi, in cerca della verità
dell'amore di una donna che si fa espe-
rienza universale.
settembre 2008 noidonne46
Il romanzo del cuore
Simona D’urbano
quando la scrittura è
strumento per narrarsi
e mettersi a nudo
Luca Benassi
In un attimo d'eternità
il silenzio mi riempie
mentre il rumore delle voci che
ho intorno
scema
in un sussurro soffuso.
(6 dicembre 2005)
Quando non sai
e non puoi immaginare,
lo stupore ti assale
e si lascia vivere,
bello,
come la serenità
che regna
dopo l'essere stati
semplicemente accanto,
nudi
(22 aprile 2008)
Qualche rondine
sfiorando il corpo
delle nuvole,
si disperde nella Luce
dell'orizzonte,
come cenere roteata dal
vento e decomposta
davanti agli occhi
miei che
si erano incantatati su
Te che
non esistevi, e
stavano ancora lì
ad attenderti,
a sperare
(7 maggio 2008)
Quel bacio
che mi hai dato sul cuore
era il suggello al
nostro addio?
O era
piuttosto
quel che il tuo cuore
sente e
più spesso
vorrebbe dire e
non pronuncia?
(25 marzo 2008)