Numero 6 del 2008
1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?
Testi pagina 46
Le poetesse e i poeti si nascondono neiluoghi più impensati, dietro spazzine
e commessi, operai e impiegate pubbli-
che, casalinghe e pensionati, conducen-
ti di autobus e bigliettaie delle ferrovie.
Dietro un passo svelto, due occhi che si
incontrano in un vagone della metro,
dentro una tazzina di caffé nascono i
fermenti, le inquietudini, le gioie, i dolo-
ri che si vanno agglutinando in forma di
parole, appuntati sui biglietti del tram o
dietro le ricevute di una pizzeria, si ad-
densano in poesia, affascinano, stupi-
scono, addolciscono e danno significato
alle nostre giornate.
Ci incontriamo nel linguaggio, ci
scopriamo nei versi e in essi troviamo
ciò che il nostro cuore ho troppe volte
vissuto senza riuscire a trovare le paro-
le per esprimerlo. Vivere la poesia, ver-
rebbe da dire, viverla intensamente fe-
condando la vita con la parola poetica
e viceversa. Patrizia Pagnoncelli sembra
esserci riuscita attraverso delle scelte,
dei modi di vivere che esprimono nel
quotidiano "la sostanza celata dietro le
parole", come dice di se stessa. Nella
quarta di copertina di "Chiaro e scuro"
( Studio 64 edizioni, Genova 2007), dal
quale sono tratti i testi qui pubblicati, si
legge: "Patrizia Pagnoncelli nasce il 25
aprile a Roma città amata. Ma con due
patrie accanto c'è Parigi. Studi regolari
laurea in lingue insegnamento e giorna-
lismo finché non è arrivata la famiglia.
Poi la decisione: vivere in campagna
fuori dalla pazza folla e ritrovare il pro-
prio io".
A questa scelta di vita estrema e co-
raggiosa, vissuta nella coerenza dei le-
gami familiari e delle vicende quotidia-
ne, corrisponde una poesia dai caratte-
ri forti e precisi, a volte grezza, ma sem-
pre orientata ad un'onestà comunicati-
va, ad una fiducia nelle possibilità del-
la parola poetica.
Si tratta di un poesia che si abbevera
al silenzio del bosco, all'odore seducen-
te e intenso delle zagare, alla bruma che
copre le vallate nel primo mattino, allo
sboccio dei fiori in primavera, al volo
del falco, al carro del sole che scandisce
la quiete delle giornate di campagna.
Eppure, al di là degli esiti formali, que-
sta poesia non cede mai al bucolico di
maniera, al canto frusto del paesaggio,
ma nella natura e nelle sue manifesta-
zioni cerca la rivelazione, l'immagine
che sappia indagare l'anima, il senso
della vita e il suo mistero.
I versi cercano la sintesi dell'emozio-
ne in una sintassi scarna ed essenziale,
impostano il dettato in una verticalità
acuminata dove il suono della parola si
abbraccia alla pausa, alla riflessione e
al silenzio.
Scrive Patrizia Pagnoncelli della sua
poesia: "tutto è negli spazi vuoti tra una
parola e l'altra: emozioni, pensieri, cer-
tezze, angosce, rabbia." Ad una natura
felice e prodiga di frutti corrisponde l'a-
vanzata del nulla, il vuoto che ruggisce
davanti alla faccia della poetessa, l'of-
fesa della realtà, "[…] l'assalto/ crudo e
complice/ del cinismo ottuso". Ecco al-
lora una poesia che non disdegna la
paura e la rabbia, l'esigenza di un pal-
pito civile che si fa denuncia, grido, la-
cerazione. Chiaro e scuro, felicità e rab-
bia, speranza in un futuro migliore e
paura di un vivere quotidiano nullifi-
cante e alieno, silenzio della natura e
martellamento cittadino: opposti che
muovono questa poesia e costringono
l'anima ad interrogarsi, a indagare; op-
pure a scappare, a rifugiarsi in qualche
recesso, nella torre d'avorio della parola
scritta, nel messaggio nella bottiglia
della poesia. È un'operazione funambo-
lica, ardita e difficile, nella quale si gio-
ca l'essenza della vita e il nostro rap-
porto con la realtà: "Il funambolo/ corre
leggero sul filo teso,/ tramite sospeso/
tra concreto e astratto".
giugno 2008 noidonne46
I boschi misteriosi della poesia
Patrizia Pagnoncelli
versi che fecondano
“la vita con la parola
poetica e viceversa”
Luca Benassi
Al di là del vetro appannato
Al di là del vetro appannato
un rumore consueto,
un ansare perenne,
un agitarsi inutile.
La paura mi investe,
mi lusinga,
sottile,
mi spinge
nel disarmonico andare
dell'altro da me.
Addentarsi in un bosco
Nell'alba piovigginosa
penetrare nell'umido scrigno
dell'eternità corposa
d'un ramo discosto
sollecita una percezione
inconscia ma precisa
il rinnovarsi eterno
della natura immortale.
E ti senti inutile
come seme infruttuoso
nella conoscenza tattile
della possanza vegetale.
Zagare
Inebriante
il profumo delle zagare
sa di seducenti
promesse
snervante
la sua intensità
che imprigiona
la mente
in un calesse
magico
ma veloce
come il vento
Una folata di vento
Una folata di vento
improvvisa
sconvolge densa
la realtà racchiusa
è l'anima del buono
che
l'indole recisa
libera il suo sentire
prima recluso
e ora libero
come repentino maroso