Numero 5 del 2008
Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
Testi pagina 46
Goethe diceva che per "fare qualchecosa" bisogna prima di tutto "essere
qualche cosa". La poesia, che è forse la
massima espressione del linguaggio,
della facoltà dell'essere umano che gli è
più propria, risponde in modo preciso al
pensiero del poeta tedesco. Cosa è la
poesia senza un cuore, un'anima, un
corpo, un respiro dolce col suo alone di
nebbia sullo specchio della vita? In bar-
ba a chi pensa che il fare poesia sia un
mero esercizio linguistico, un diverti-
mento a volte distruttivo sul linguaggio
e sul senso, la grande scrittura è sempre
espressione del palpito, sempre frutto
maturo e sofferto dell'indicibile lacera-
zione della vita, del transito dell'espe-
rienza che ci rende donne e uomini su
questa terra.
"Frammenti di un'anima in lapislaz-
zuli" di Chiara Passarella, edito dalle
edizioni Tracce nel 2007, ci racconta il
passaggio di un'esistenza per i sentieri
inquieti dell'amore, dell'abbandono e
della vita; un percorso nel quale l'ani-
ma si frammenta negli infiniti rivoli del
sogno e della realtà, dell'illusione e del
disincanto, di un amore vissuto con tut-
ta la potenza generativa dell'essere don-
na, capace di interrogare le regioni del-
lo spirito. La poetessa filtra il limo greve
dell'emozione, i frammenti di un'esisten-
za, per coagularli in versi netti nei qua-
li si percepisce la consapevolezza di
ogni accadimento, la ricerca della veri-
tà, la paura, il senso di colpa, il corag-
gio di essere donna e saper amare. C'è in
questi testi un cromatismo affettivo ed
emozionale che impregna la carta con
poesie dal nitore classico, sonore e ful-
minanti negli esiti migliori, dove si per-
cepiscono echi di Alceo, Saffo, Callima-
co, Catullo, l'amore per la natura di Lu-
crezio, ma anche il senso della follia di
Dino Campana e Alda Merini.
Questa poesia sembra guardare alla
ricerca di se stessi mediante un processo
introspettivo e Chiara Passarella lo fa
attraverso il dialogo con la natura, con
lo scorrere delle stagioni, con l'alternan-
za degli autunni e delle primavere, con
i blu del cielo, i verdi, i marroni accesi
della sua terra umbra. Scrive Marcia
Theophilo nella prefazione al volume:
"la voce di Chiara Passarella ha una
lontana reminiscenza pascoliana, svol-
ge un discorso unitario in cui si legano
natura e sentimenti. La lirica di Pascoli
tesse le lodi del castagno a cui foglie e
fiori spuntano tardivamente ma offre
un'ombra soave e anche Chiara stabili-
sce una sorta di dialogo di intonazione
quasi colloquiale con la natura, come
un parlare a se stessi, alla propria ani-
ma, ad una persona vicina amica e
compagna di spirito." In ogni cosa, ogni
albero, in una foglia caduta, un ciotto-
lo di fiume, nella pioggia che si posa
sulle panchine e su tavolini del bar, nel-
le espressioni minime del vivere di ogni
giorno, Chiara ritrova il segno del ricor-
do, della passione, il senso del dovere
che imbullona la vita al suo transito
quotidiano, alla dimensione sociale e
familiare dove pure la quiete gorgoglia
come un ruscello canoro. Eppure mai
manca in Chiara la consapevolezza di
un'ostinazione verso l'esistenza, la vo-
lontà di un viaggio controcorrente, in
direzione contraria al flusso degli even-
ti, alla ricerca di un destino che sma-
scheri le apparenze, le ipocrisie, sempre
alla ricerca di un vivere da affrontare
con l'anima, sapendo che è meglio ama-
re e lasciarsi che non aver amato mai.
maggio 2008 noidonne46
“L’anima mia dissolta”
Chiara Passarella
versi che ci raccontano
“il passaggio di un'esistenza per
i sentieri inquieti dell'amore”
Luca Benassi
Viaggio controcorrente
Ostinata
in controsenso
e gonne corte
risali
la piena del fiume
gialli occhi invidiosi
ti spiano
travestiti
da rami secchi
addobbati a festa
pronti per il rogo
né schiava né regina dell'harem
di azzurro trafiggi
chi adorandoti
prega la metamorfosi
purificatrice di coscienze
immature
sorda alle suppliche
schiacciata dal dolore
lentamente
a fatica
risali la corrente
Ofelia (per Alda Merini)
Strapperò le mie vesti alla luna
pregando il vento
di riportarne i lembi
e farne corolla di fiore
annegato
Ghirlande di fiori
alle donne di corte
ho donato
cantando melodie
da povera pazza:
la musica è folle
come folle è l'amor mio
che l'umore ha cambiato
Ascoltate
mie care compagne
la bestia è in agguato:
che vi afferri e travolga
vi morda e vi disperi
d'Amore e di Senso
è là, vi guarda,
sulla spalla
è salita
vestita da uomo
ed ha ucciso mio padre.
Notte e aurora
In consapevolezza di ebbrezza di vino
sensi affinati gridano alla pazzia
ombre di penna su foglio bianco
ti chiamano
nel buio del mio corpo
la notte scivola in
sogni appagati
e nel risveglio anticipato
di un attimo d'amore
luce soffusa
di giorno che arriva
precede ciò
che di me rimane
e attende l'ora
di libertà
rubata al dovere
(domani la musica mi troverà)