Numero 12 del 2009
Femminsmo: parliamone
Testi pagina 46
Ci sono sassi di fiume piatti e senzaappigli, pietre che riassumono il
senso dell'origine, della purezza solita-
ria della roccia, dell'infaticabile lavoro
del tempo e dell'acqua. Allo stesso mo-
do capita di leggere poesie asciutte e li-
sce come ciottoli di torrente; testi che,
sotto l'occhio di chi legge, rimbalzano
sulla superficie dell'anima, lasciando
anelli concentrici di senso che si espan-
dono dentro di noi come brividi. È que-
sta la sensazione che si prova a leggere
"La ragazza con la valigia", la smilza ed
essenziale raccolta di Maria Pina Cian-
cio, edita da Lietocolle nel 2008 e dalla
quale sono tratte le poesia qui pubbli-
cate. Si tratta di testi brevi, quasi privi
di punteggiatura, senza orpelli e agget-
tivi, rugosi e duri come le mani delle
contadine e delle vedove vestite di scu-
ro, scabri come certi muri calcinati e
pietrosi dei villaggi del Sud che fanno
da cornice a questi versi. Scrive la poe-
tessa nella breve nota che introduce il
volume: "È la primavera del 2007 e do
sistemazione ai bozzetti de 'la ragazza
con la valigia', nella consapevolezza
che queste pagine possiedono l'autorità
che deriva loro dall'essere 'radicate' nel-
la mia storia personale. Vissuta. Esplo-
rata. Ascoltata. Evocata. Immaginata.
Rivelata. Quella di Nina, Marta, Fabri-
zia, Adalgisa. Voci che giungono da
spazi dimenticati o inesplorati, da 'an-
geli' ignorati. Profili che vivono una vi-
ta nascosta ai margini, dietro porte
chiuse e che l'incomprensione e l'isola-
mento, ma anche la disperazione, han-
no trasformato in maschere mute." La
dimensione personale di Maria Pina
Ciancio è nascosta in questi frammenti
di storie di donne, schegge di vita che
appaiono come fotogrammi rubati at-
traverso persiane socchiuse, spioncini di
porte, lame di luce che penetrano in
stanze in penombra. Appaiono così vite
recluse, quotidianità sottomesse al do-
vere e al dolore, ma anche improvvise
fughe, abbagli, partenze, come sottin-
tende lo stesso titolo della raccolta. Le
poesie si fanno specchio della ricerca in-
teriore della poetessa, un'esplorazione
dichiarata nella nota iniziale che ha il
valore di un carotaggio alla ricerca di
una vena d'acqua dolce nella terra riar-
sa; e allo stesso tempo i testi mostrano
la condizione della donna, soprattutto
del Sud, della Basilicata dove la Cian-
cio vive e lavora, alla ricerca di sé, di
una possibile liberazione da schiavitù
millenarie a tradizioni e dolori, sotto-
missioni e rassegnazioni. È nel non det-
to che si annida fra i versi, nel silenzio
rappreso, frantumato dalle parole, che
risiede il senso della ricerca, del mo-
strarsi di queste, come le definisce l'au-
trice, maschere mute.
Maria Pina Ciancio ha pubblicato
"Testualità e interpretazione ne 'Il nome
della rosa'" (1992), "La danza nel silen-
zio" (1996), "Legionari di frontiera" (Pre-
mio Nazionale Histonium, 2002), "La
mongolfiera azzurra" (2002), "Itinerari"
(Premio CARM - Centro Arti e Ricerche
Meridionali, 2002), "Donne e Duetto"
due libretti d'artista a tiratura limitata
con la collaborazione artistica di Cosi-
mo Budetta (2002), "La Madonna del
Pollino - Festa e devozione popolare"
(2004), "Il gatto e la falena" (Primo Pre-
mio 'Parola di donna', 2007), "La ragaz-
za con la valigia" (Premio 'Prata Poesia'
2008), "Storie minime e una poesia per
Rocco Scotellaro" (2009). È presente in
diverse antologie. Suoi scritti e interven-
ti critici sono pubblicati su riviste e quo-
tidiani regionali e nazionali. È presiden-
te dell'Associazione Culturale Luca-
niArt e in internet cura un blog sul ro-
manzo e la poesia in Basilicata
(http://lucaniart.wordpress.com/).
dicembre 2009 noidonne46
Francesca Farina
Raccogliendo ciottoli nel
torrente della vita Luca Benassi
versi “rugosi e duri come le
mani delle contadine e delle
vedove vestite di scuro”
Te ne andavi in punta di piedi
accompagnata (solo) da tua madre
e una campana a lutto
il fazzoletto già nero
e il rosario annodato alle dita
e di tutto questo non restava
né volto, né nome in paese
ma solo una storia taciuta
Carla era sempre stata
una brava moglie
casa-lavoro casa-lavoro
routine, parenti, litigi,
ma un giorno di marzo
il vento le prese il grembiule
e lei lo rincorse felice
e senza rimorso
Aveva appena vent'anni
quando sposò il vecchio Joe
e fu cacciata di casa
una spranga alla porta
e la luna spaccata con l'ascia
Arrivava sempre qualcuno
di notte
a curarle l'asma e l'insonnia
a ricopiarle in bella i suoi versi
ma il silenzio di Marta
è un sentiero di bosco
un grido di terra
che sverna tra i campi
che inciampa e ricade
poi s'alza
tra fuochi fecondi
assetati di luna