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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 46

Testi pagina 46

maggio 2009 noidonne46
Incontrare Giulia Perroni significa im-mergersi in un sorriso benevolo, occhi
pieni di dolcezza e una voce abituata al
dialogo, a scandire i versi con una pre-
cisione musicale che sembra sgorgare
direttamente dal cuore, una voce
educata negli anni di frequentazio-
ni teatrali. È un'incontro che dona
serenità, un sentimento che questa
poetessa romana, ma nata a Milaz-
zo, riesce a infondere alle serate di
poesia che organizza insieme al ma-
rito e poeta Luigi Celi all'Associa-
zione Aleph di Trastevere, a Roma,
e che sempre fa sentire a casa, fra
amici. Eppure a leggere la poesia di
Giulia Perroni ci si accorge che die-
tro quella dolcezza, dietro l'appa-
rente mitezza, si nascondono una
forza e un coraggio straordinari,
una capacità di forgiare la parola
con la fede, la riflessione attenta e
matura sulla condizione dell'essere
umano su questa terra e il suo rap-
porto con il divino, la consapevo-
lezza fiera e dolente a un tempo di
essere donna e madre. È questa con-
tinua riflessione sulla natura fem-
minile e il suo agire nella storia, nel
progetto di Dio e in una teologia
maschile ed estranea, a costituire la
cifra di maggior maturità della poe-
tessa, e che la porta a una continua
e profonda indagine filosofica. Si
tratta di una poesia capace di muo-
versi sul doppio filo della denuncia
del dolore della condizione femmi-
nile e del canto dell'essere madre,
dispensatrice di vita e amore, senza
mai discostarsi da un principio to-
nale che regala ai versi musica e co-
lore. I testi della Perroni cercano
una musicalità precisa, spesso aggrega-
ta intorno alla misura dell'endecasilla-
bo, che mai cede a un lirismo di manie-
ra ma tende invece alla solennità, al-
l'intensità e all'asciuttezza dei Salmi e
dei profeti biblici, prendendo da questi
la potenza di una parola che esprima
un'adesione civile e umana alla verità,
non rinunciando tuttavia a un'adaman-
tina sensualità. Questa poesia riesce ad
incantare con immagini evocative e ca-
riche di significato, movimenti telluri in
grado di scuotere l'io, instaurando un
continuo dialogo con una natura scar-
na ed essenziale, metafora della vita
dell'essere umano, della nascita e della
fine, del dolore e della speranza: la ne-
ve, il cielo, la quercia, il fiore, presenze
senza aggettivi che abitano questi versi
come espressione dello spirito di Dio.
In un'epoca editoriale dove i libri im-
portanti sopravvivono per meno di due
anni, Giulia Perroni è una poetessa dal-
la quale imparare nel tempo lungo: la
mitezza del sorriso, il coraggio della pa-
rola, il sorso del verso; una poetessa da
leggere e rileggere, meditandola che
quella pazienza che sempre più di rado
si è disposti a concedere al consumo
della lettura.
Giulia Perroni ha pubblicato le rac-
colte poetiche "La libertà negata"
(1986), "Il grido e il canto" (1993), "La
musica e il nulla" (1996), "Neve sui tet-
ti" (1999), "La cognizione del sublime"
(2001) "Stelle in giardino" (2002), "Dal-
l'immobile canto" (2004) "Lo scoiattolo
e l'ermellino" (2009). Da molti anni or-
ganizzatrice culturale in campo teatrale
e poetica gestisce insieme a Luigi Celi il
circolo culturale Aleph.
Giulia Perroni
La poesia e il fascino delle orchidee
Luca Benassi
Il mondo delle donne
ha il fascino delle orchidee
il trapuntato slancio dell'Alhambra,
con che speciale riguardo
abbiamo danzato con le vecchie fanciulle
nel canto severissimo della neve
con quanta delicatezza
i fiori hanno perduto l'alone.
E' stata cancellata la parola delle donne
e Nadia Anyuman uccisa
dal marito che aveva promesso di amarla,
come si può sopravvivere
se la tenerezza non raggiunge il rispetto
se il rispetto non raggiunge la voce
e la voce non raggiunge
l'anima occulta delle rovine.
I peggiori nemici della donna
sono quelli di casa sua
perché non danno spazio al sogno
e guardano trasecolati
i piedi che anelano
al viaggio.
Non esiste altro modo
per queste donne lapidate
non esiste altro velo
al di fuori della parola
il silenzio ha urtato dei piedi incredibili
e allora fuori da dove non c'è rifugio
fuori dal canto che diserta le camelie,
non c'è altro spazio
se non quello della solitudine.
Non rimane nulla dell'abbandono
solo un tempo profondo
un corpo sensuale pieno di solitudine
un sospiro di quercia
per la giovane donna uccisa
perché voleva lasciare nell'aria
la verità dei suoi versi:
la femminile saggezza
che brucia di grazia
le origini assurde
di ogni segregazione.
precisa musicalità, solennità e
potenza di una parola che
"esprima un'adesione civile e
umana alla verità"
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