Numero 4 del 2010
Svelate
Testi pagina 46
Per capire Lucetta Frisa bisogna ascol-tarla declamare i suoi versi a voce al-
ta, con una dizione perfetta e sonante; si
comprende allora il senso di una poesia
che scava dentro l'anima, solca i percor-
si inusitati dello spirito, i luoghi della
memoria e del sogno. Si capisce la di-
mensione di una scrittura attraverso la
quale si indagano i recessi, le intimità ir-
risolte della vita che danno misura e vo-
lume alle cose. È una sensazione che tra-
spare anche dalla lettura silenziosa del-
l'ultima fatica della poetessa genovese,
"Ritorno alla spiaggia. Poesie 2001 -
2007", pubblicata nel 2009 da La Vita
Felice di Milano, con una nota critica in-
troduttiva di Gabriela Fantato. Sia detto
per inciso come la collana Sguardi delle
edizioni La Vita Felice, diretta dalla stes-
sa Fantato e con Sebastiano Aglieco,
Corrado Bagnoli e Luigi Cannillo in re-
dazione, sia fra le migliori in circolazio-
ne per attività di ricerca e opere propo-
ste, fra le quali si annoverano quelle di
Marco Ercolani, Rinaldo Caddeo e Mia
Lacomte. Scrive Alessandra Paganardi a
proposito della poesia della Frisa: "Un'i-
drografia dell'anima, un'epifania dell'ar-
chetipo materno: questo è il 'ritorno alla
spiaggia' di Lucetta Frisa, libro polifoni-
co di domande che sembrano agglome-
rarsi in alcuni componimenti in partico-
lare, spesso tendenti alla forma poemati-
ca. Un libro fatto di vento e di mare, dai
quali sembra trarre la vocazione alla
fluidità, all'immensamente inafferrabi-
le." Vi è nei versi della nostra poetessa
una dimensione marina inquieta e pal-
pitante, che sottende il tema del viaggio
e del ritorno come inesausta ricerca del
sé e dell'essenza della vita. Non si tratta
tuttavia di una distesa liquida da solca-
re con ulissico coraggio, ma di una su-
perficie liscia, increspata dal ricordo, un
luogo dell'anima fatto di blu orizzontali,
di abissi sotto i quali si cela il mistero
dell'esistenza. Scrive Gabriela Fantato
nella nota al volume: "la spiaggia cui al-
lude il titolo del libro di Lucetta Frisa
non è certo un luogo reale, una precisa
spiaggia cui tornare, ma luogo ancestra-
le dell'immaginario che richiama alcuni
spazi simbolici: è il confine, la soglia tra
terra e mare - dove il mare è Acqua del-
l'origine, uno degli Elementi Primi del
mondo per gli antichi - ma è anche casa,
da intendersi non come 'il nido pascolia-
no' di riparo e fuga dal mondo, ma come
universo iniziale, dove ci fu 'la prima
volta', dove si sono strutturati il sentire e
vedere il mondo." Il mare, dunque, colto
nel momento in cui si fonde alla terra nel
rito dell'onda, è luogo del ricordo nel
quale si evoca la figura della madre.
Non si tratta tuttavia di una poesia me-
moriale, sterilmente evocativo, ma della
ricerca del gesto quotidiano materno,
del semplice insegnamento domestico
capace di trasmettere l'essenza della ge-
nerazione, il transito del tempo come un
continuo frangersi di flutto.
Lucetta Frisa è nata e risiede a Geno-
va. Numerosi i suoi libri di poesia.
Tra i titoli: "La follia dei morti",
(1993), "Notte alta" (1997) "L'al-
tra" (2001), "Se fossimo immorta-
li" (2006) e "Ritorno alla spiag-
gia" (2009). Sue poesie e prose so-
no apparse in diverse riviste ita-
liane ed estere e in antologia. Ha
tradotto inediti di Henri Michaux,
due libri di Bernard Noël, Sylvie
Durbec, Alain Borne, James Sa-
cré. È redattrice della riviste "La
Clessidra" e collaboratrice di "La
mosca di Milano", e, con i suoi
racconti per ragazzi, del quoti-
diano Avvenire. In coppia con
Marco Ercolani ha scritto di nar-
rativa: "Nodi del cuore" (2000),
"Anime strane" (2006) e "Sento le
voci" (2009).Con lo stesso Ercola-
ni cura la collana "I libri dell'ar-
ca", per le edizioni Joker dove ha
pubblicato, in prosa, "Sulle tracce
dei cardellini" (2009).
aprile 2010 noidonne46
Lucetta Frisa
Un iridescente intreccio di
acqua e luce Luca Benassi
"un libro fatto di vento e di
mare, dai quali sembra trarre
la vocazione alla fluidità,
all'immensamente inafferrabile"
Fammi andare oltre la boa
col corpo soffice che nuota
tocca coi piedi il nulla
non affonda per divina grazia.
Dopo le fitte a riva dei sassi
premiami con una bella sospensione
tra flutto e flutto
mentre mi fingo morta.
Annegami se vuoi,
verso quell'accenno di nuvola
che ci guardava passare.
Qui non arrivano voci
il battito marino
impone il suo silenzio.
Ora a mezzogiorno si sta bene
il caldo ipnotico
è strappato da un lieve brivido e chiudo
occhi e taccuino.
Sotto le palpebre
lampi linee
e l'ombra delle ciglia:
il giallo il cupo rosso il verde
squillano
dardeggia il cerchio viola
del sole capovolto.
Sono distesa a riva appena nata
o appena prima di una bella morte
su sfondo azzurro.
Per vedere la costa bisogna
prendere il largo e poi voltarsi in tempo
prima che l'isola fugga.
Per conoscere altre isole
viaggiamo tra i promontori
le visioni ruotano e una differenza c'è
se un orizzonte solo non ci basta.
Qualcuno ha ricordato Apollo
la sua testa sul mare che affiora
mascherata per parlare alla notte.
Se vedi Ischia nella tua stanza
mentre la scrivi ora
non è come tornare da lei non è
sentirsi più felici o rimpiangerla
è un'altra cosa ancora e ti sorprende, confessalo.
In un certo attimo dicono che tra sera e notte
si vedano di colpo tutte le isole
tutti gli arcipelaghi e le sponde della terra
ma senza luci e velature
una massa informe dietro l'orizzonte
o davanti.