Numero 10 del 2009
RU 486: la pillola ideologica
Testi pagina 45
Due grandi attrici americane dal ta-lento ben consolidato, come Mi-
chelle Pfeiffer e Kathy Bates (chi non ri-
corda la sua interpretazione da Oscar
nel ruolo della morbosa protagonista di
'Misery non deve morire'?) tornano in-
sieme sugli schermi cinematografici nel
raffinato film 'Chéri', nella parte di due
cortigiane ricche e indipendenti della
Parigi primi Novecento. Diretto dal regi-
sta Stephen Frears (The Queen) e sceneg-
giato dall'omonimo romanzo della scrit-
trice francese Sidonie Gabrielle Colette
(1873-1954, in arte Colette), il film di-
pinge con grande maestria uno spacca-
to epocale poco noto raccontando, al
tempo stesso, la tormentata relazione
d'amore fra una cortigiana bellissima
ma già di età matura ed un uomo mol-
to più giovane, bello e impossibile. "Co-
lette era una scrittrice brillante - spiega
il regista - un'impressionista. Sposata
con un uomo dispotico e molto più vec-
chio di lei, fuggì di casa per vivere come
artista ed attrice di music-hall. Era am-
mirata da tutti perché scriveva in modo
originale, parlando alle donne in ma-
niera individuale e sensibile. Le due cor-
tigiane del film sono donne molto po-
tenti, rappresentavano l'avanguardia
dell'emancipazione ed avevano una
grande influenza ma vivevano in una
società chiusa e giudicante che le sop-
portava forzatamente e le isolava". Al
centro della storia l'educazione senti-
mental-sessuale del giovane dandy Ché-
ri, figlio di Madame Peloux/Kathy Bates
(un'ex-cortigiana avida e ormai sfiori-
ta), affidato alle arti amatorie dell'affa-
scinante benché non più giovanissima
Léa de Lonval, ispirata ad una figura
storica realmente esistita ed interpretata
con eccezionale grazia ed umanità dal-
la Pfeiffer. (già candidata all'Oscar per
il film Le Relazioni Pericolose). Fra i due
nascerà, a dispetto delle premesse, un
vero, potente sentimento che sconvolge-
rà i loro destini, anche dopo il matrimo-
nio di Chéri (il giovane attore Rupert
Friend) con una coetanea, combinato
dalla madre per una cospicua dote. A
cavallo fra i due secoli, nella Parigi ele-
gante e mondana, all'avanguardia nelle
arti e nella moda, vivevano numerose
cortigiane belle, intelligenti ed esperte
tanto nell'arte dell'amore quanto in
quella del business, che frequentavano,
in piena autonomia, eredi ai troni, nobi-
li e capitani d'oltremare. "Le cortigiane
del calibro di Léa - afferma la Pfeiffer -
erano donne emancipate ed indipenden-
ti, abilissime negli affari e sempre in
viaggio con la nobile aristocrazia. La
protagonista del film è una donna intel-
ligente, ironica e di animo nobile: quan-
do arriva nella sua vita questo giovane
acerbo e bellissimo, Chéri, lei perde, for-
se per la prima volta nella sua vita
mentre avverte sempre più forte lo scor-
rere del tempo, la prospettiva di razio-
nalità che l'ha sempre guidata e s'inna-
mora di lui, pur consapevole che la sua
relazione è destinata a finire". Come
principale set del film, la casa di Léa, è
stata utilizzata la splendida villa Art
Nouveau progettata dal grande archi-
tetto Hector Guimard, lo stesso che dise-
gnò le famose entrate alle stazioni del
metrò di Parigi, simboli ancora oggi del-
l'architettura liberty della città. Le ac-
conciature e gli abiti dei protagonisti
hanno tratto ispirazione dalla pittura
impressionista e dalle opere di Gustav
Klimt. Tra le più note cortigiane france-
si fin de siècle si ricordano nomi quali
Apollonie Sabatier, nata Josephine Sa-
vatier, il cui salotto accoglieva intellet-
tuali del calibro di Baudelaire e Flau-
bert, e Marie Duplessis, ispiratrice del
romanzo di Alexandre Dumas 'La Dame
Aux Camélias'.
noidonne ottobre 2009 45
Amore e sesso ai tempi della Belle Époque
A tutto schermo
Elisabetta Colla
due grandi attrici nei panni
delle emancipate cortigiane
parigine fin de siècle
Un documentario su Dacia Maraini,
la scrittrice delle "madri"
Incontrare Dacia Maraini è sempre un piacere:
scrittrice autorevole e da sempre impegnata a fa-
vore delle donne, umanamente attraente ed at-
tenta alle questioni sociali, conversatrice amabile
e coltissima, testimone di un'epoca d'oro della
letteratura italiana. Si potrebbe stare ore a legge-
re, parlare, scrivere di lei ed oggi anche a guarda-
re immagini della sua vita: è stato infatti realizza-
to un film-documentario dal titolo 'Una voce: breve biografia di Dacia Marai-
ni', diretto dal regista Roberto Salinas (collana Primi Piani di Interlinea Film),
che traccia le tappe principali della storia della scrittrice, legata alle vicende
familiari prima (l'infanzia in Giappone dove lavorava il padre etnologo, la pri-
gionia in un campo di concentramento ed il ritorno in Sicilia) e di donna in-
dipendente dopo, nella Roma degli Anni Sessanta: il teatro di strada, la scrit-
tura, i viaggi, la relazione con Alberto Moravia. Dopo la proiezione del docu-
mentario al Nuovo Cinema Aquila di Roma, la giornalista Concita De Grego-
rio ha rivolto alcune domande alla Maraini, coinvolgendola in un breve di-
battito con il pubblico. "Ho cominciato a scrivere - afferma la scrittrice - per-
ché nella mia famiglia tutti leggevano e scrivevano, dopo il primo patrimonio
librario fatto dai "padri", però, mi sono cercata quello delle "madri": Duras,
Dickinson, Silvia Plath, la Yourcenar, Grazia Deledda. Ho fatto politica attra-
verso il teatro di strada e grazie al femminismo ho riletto la storia con occhi
che non lasciano da parte le donne, nel femminismo la mia educazione alla
libertà ha preso forme storiche. Oggi c'è ancora una terribile misoginia ma
coperta da grandi, apparenti possibilità; il corpo delle donne è sempre espo-
sto e le donne non si amano, sono ossessionate dalla perfezione, la società
infatti vuole un corpo docile". E. C.