Numero 2 del 2009
Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
Testi pagina 45
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una ferita attraverso cui la mia perso-
nalità vorrebbe sgorgare per donarsi.
Ma donarsi è un atto di vita che impli-
ca una realtà effettiva al di là di noi e
invece ogni cosa che mi chiama ha real-
tà soltanto attraverso i miei occhi e, cer-
cando di uscire da me, di risolvere in
quella i miei limiti, me la trovo davanti
diversa e ostile. […] Anche in me gli
schemi si dissolvono e nasce il realismo
umano. O piuttosto vorrebbe nascere e
non può, in nessuna forma della realtà
può esprimersi, come un pianto che non
trova gli occhi per cui sgorgare, un sor-
riso che non ha volto in cui aprirsi. Ri-
fiuti, da tutta la realtà, ad ogni passo. E
ad ogni passo, nuove ricerche per una
realtà che non esiste. E che non deve esi-
stere. Di questo la coscienza mi avvisa.
Donarsi è abdicare alla propria perso-
nalità. [...] Desiderare di donarsi non
può non essere la suprema delle
aspirazioni di una creatura; ma
volersi ad ogni costo donare quan-
do del rifiuto delle cose si ha già
avuta coscienza, è uno sconfinare
illecito, un proiettarsi in gigante-
sche fantasie che non hanno più
realtà di un'ombra nera sul muro."
Al sentimento della perdita dell'amo-
re, di una vita ideale impossibile da fon-
dersi con la realtà quotidiana diversa e
ostile, si unisce il sentimento di un do-
narsi agli altri che trova la sua massima
espressione nella poesia, nella capacità
di condensarsi in un'immagine folgoran-
te -spesso da leggere insieme alle foto-
grafie - nello sgorgare sorgivo di versi
dal nitore classico, sempre venati dal
sentimento del dolore vissuto con l'in-
tensità del battito del cuore. Si tratta di
una poesia tra le più vere e coraggiose
possa vantare il nostro Novecento, ca-
pace di sfidare sofferenza e consuetudi-
ni, limiti e negazioni, frutto giovane e
mai acerbo di una donna che ha paga-
to con la vita il suo essere poeta.
oltre che poetessa la Pozzi è stata una fine intellettuale,
traduttrice e fotografa. Muore giovanissima, suicida, nel
1938. A Milano un ciclo di iniziative per valorizzare
questa straordinaria figura di donna e di artista
“...e di cantare non può più finire...”:
un convegno in tre giornate nel 70° anniversario
della morte di Antonia Pozzi
In occasione del settantesimo anno dalla morte di Antonia Pozzi (1912-
1938), l'Associazione Phos onlus ha promosso una serie di iniziative volte
a diffondere la conoscenza di questa straordinaria figura di donna e di arti-
sta. Evento culminante, dopo varie manifestazioni, è stato il convegno che
si è svolto presso l'Università degli Studi di Milano, a cura dei Dipartimenti
di Filologia Moderna e Filosofia (con il contributo della Regione Lombardia e
della Provincia di Milano).
Il convegno si è articolato in tre giornate. Lunedì 24 novembre sono in-
tervenuti Fulvio Papi, Gabriele Scaramazza, Onorina Dino, Graziella Berna-
bò, Ludovica Pellagatta con il coordinamento di Silvia Morgana. Martedì 25
novembre si sono alternati Claudio Milanini, Liana Nissim, Gabriella Rova-
gnati, Stefano Raimondi, Chiara Cappelletto con il coordinamento di Clau-
dio Milanini; mentre nel pomeriggio, sotto la presidenza di Liana Nissim si
sono ascoltati gli interventi di Cristiana Dobner e Eugenio Borgna. I lavori si
sono conclusi mercoledì 26 novembre con gli interventi di Tiziana Altea, Mi-
chele Beatrice Ferri, Ida Travi, Giuseppe Sergio, Matteo Mario Vecchio con il
coordinamento di Gabriella Rovagnati, e sotto la presidenza di Graziella Ber-
nabò, Adriana Mormina, Marina Santini e Gemma De Magistris.
Il convegno, oltre all'intervento dei numerosi studiosi, ha visto la realiz-
zazione di uno spettacolo teatrale a cura dell'attrice Elsa Fonda (martedì 25),
la proiezione di alcune anticipazioni dal film inedito su Antonia Pozzi 'Poe-
sia che mi guardi' per la regia di Marina Spada, produzione di Renata Tarda-
ni per Miro Film (mercoledì 26) e una mostra fotografica a cura di Ludovica
Pellegatta e Filippo Bianchi (lunedì 24).
Graziella Bernabò, studiosa e biografa di Antonia Pozzi fin dagli anni Ot-
tanta, e tra i responsabili scientifici del convegno, ha commentato l'evento:
"l'opera di Antonia Pozzi è talmente ricca sul piano dello stile e delle forme
che ha consentito un'analisi e uno studio condotti con rigore scientifico at-
traverso diversi approcci metodologici. Per questo al convegno, risultato di
due anni di lavoro di preparazione, saranno presenti intellettuali di diversa
estrazione: letterati, medici, teologi, interni ed esterni all'ambiente accade-
mico, uomini e donne, cattolici e laici. Non è stato trascurato un approccio
artistico all'opera della poetessa milanese: saranno quindi presenti fotogra-
fe, registe, attrici. Si tratta di un tentativo, sicuramente non esaustivo, di
mettere in luce nel suo complesso l'attività della Pozzi poetessa, fotografa e
intellettuale."
Nevai
Io fui nel giorno alto che vive
oltre gli abeti,
io camminai su campi e monti
di luce -
Traversai laghi morti - ed un segreto
canto mi sussurravano le onde
prigioniere -
passai su bianche rive, chiamando
a nome le genziane
sopite -
Io sognai nella neve di un'immensa
città di fiori
sepolta -
io fui sui monti
come un irto fiore -
e guardavo le rocce,
gli alti scogli
per i mari del vento -
e cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m'avvampava nel sangue -
1° febbraio 1934