Numero 4 del 2010
Svelate
Testi pagina 45
L'afflato verso il divino, gli spasimi, lefrenesie caste e sensuali di una santa
mistica come Maria Maddalena de'
Pazzi, prima o poi dovevano sollecitare
la fantasia balzana e visionaria del
gruppo teatrale dei Marcido (abbrevia-
zione di Marcido Marcidorjs e Famosa
Mimosa) che in ogni produzione sfida-
no il pubblico mettendo in atto tutte le
stravaganze della loro inventiva. Nel
nuovo spettacolo intitolato 'Nel Lago
dei Leoni', tratto da "Le parole dell'esta-
si" della carmelitana fiorentina vissuta
nel XVI secolo, eccoli tessere il delirio
mistico di una monaca, tesa alla ricerca
dell'ascesi e ad un'intima unione con il
divino. Impersonata da Maria Luisa
Abate, la protagonista sempre pronta
alla trasfigurazione appare senza età,
senza sesso e senza connotati: un'astra-
zione pura e grottesca. In tailleur, basco
e calzature bianche, immersa in un can-
dore abbagliante, come tutte le creature
dei Marcido è inchiodata da un lato al-
le strutture di Daniela Dal Cin, dall'al-
tro al suo destino di fusione con l'Essere
Supremo troppo "ricco, potente, forte",
tanto assente e inafferrabile da inabis-
sarla talvolta nelle profondità della de-
pressione.
Al di sopra della struttura su cui è
avvinghiata - un trono a molle simbolo
di peccati, o di contenzione o di castigo
- tre consorelle (Paolo Oricco, Anna Fan-
tozzi, Stefano Re), dissimulate dalle ma-
schere, narrano, spiano, testimoniano e
commentano in coro l'energia compres-
sa della futura santa che fra follia amo-
rosa e disaffezione, rapimenti e miserie
terrene esalta l'Amatissimo intrecciando
un italiano aulico non sempre intelligi-
bile con il latino.
Lo spettacolo, andato in scena in pri-
ma nazionale alla Cavallerizza Reale di
Torino con la regia di Marco Isidori e
l'attrezzatura scenica della geniale con-
sorte Daniela, sosterà a Bologna, Mila-
no e Roma. Notevole e qua e là piace-
volmente stucchevole, come tutti gli al-
tri della storica compagnia, anche que-
sta volta paralizza il pubblico che non
fiata e resta immobile davanti alle voci
pazzesche che si intrecciano e al con-
centrato delirante di emozioni di una
sublime donnetta risucchiata dal suo
stesso respiro.
I Marcido sono i Marcido. Innervosi-
scono e provocano; ma conviene armar-
si di coraggio e andarli a vedere anche
in questa ultima ricerca. Ne vale la pe-
na, per la precisione e il ritmo impressi
dalla regia, per l'attrezzatura scenica e i
costumi usciti dalla fucina fantastica
della scenografa. Ma soprattutto per la
tempra e il coraggio della magnifica
protagonista che più in là non potrebbe
avventurarsi. Acre, ironica, maligna,
Maria Luisa Abate è agilissima nell'e-
spressione e nella voce dai toni e dai re-
gistri sorprendentemente mutevoli.
Un prodigio poi è la sua memoria
che le permette di destreggiarsi con un
testo alto e astruso come se fosse una fi-
lastrocca.
noidonne aprile 2010 45
Delirio mistico di una monaca
Teatro a Torino
Mirella Caveggia
tratto da 'Le parole dell'estasi'
della carmelitana Maria
Maddalena de' Pazzi
lo spettacolo dei Marcido
Peregrina ci è stata una vita. E l'ultima
tappa dei suoi scatti si è fermata a Terni,
in Umbria, dove le sue madri e i suoi bu-
rattini animano il Palazzo di Primavera
fino al 4 aprile 2010. Tina Modotti, foto-
grafa, esiliata, sarta, ha vissuto tante vi-
te. Lei artista non ci si sentiva, noi l'arte
invece, soprattutto oggi, la rintracciamo
in quelle vie di fuga che dominano l'oriz-
zonte dei suoi ritratti più belli. E' nella
sezione 'Architetture' che ci svela il truc-
co. Le lunghe file di cavi elettrici, il margine della scalinata di un tempio greco co-
s'hanno i comune? La sostanziale linearità sfuggente.
C'è l'architettura che congela lo stato d'animo e poi c'è il popolo del Messico. Il
popolo dai piedi grandi e stanchi, il popolo degli occhi intensi di donne e bambini,
segnati dalla povertà e disegnati dalla dignità. Colti nella paradossale grandezza
dello stare fermi in pieno lavoro.
Tre piani interamente dedicati a una vita 'zingara'. Modella, attrice, attivista poli-
tica. Forse un nome tanto lungo (il suo per intero era Assunta Adelaide Luigia Mo-
dotti Mondini) non tradisce una vita intensa, non tradisce la volontà e la perfezio-
ne con cui Tina Modotti ha lasciato un segno giunto fino ad oggi. 'Tinissima' ap-
proda in Umbria grazie a Antonio Vanni, organizzatore dell'evento. Le 90 fotogra-
fie in mostra - selezionate dall'Archivio Modotti di Cinema Zero, a Pordenone -
compendiano l'arte della fotografia, in una rassegna dal titolo Tinissima. Era Tinis-
sima per uno dei suoi più cari amori e lo è per noi, visitatori cauti di un universo in
punta di pennello. Un superlativo di donna in continua lotta tra la disincantata vo-
glia di ritrarre e tramandare e la sentita volontà di coadiuvare la rivoluzione. Tina
era nata a Udine nel 1896, morì in un taxi. Forse avvelenata, forse stroncata da un
infarto a 46 anni. Si ipotizzò l'omicidio politico, una resa di conti di partito. Una
vita di persecuzioni, di campagne contro di lei, il visto per l'Italia negato, le fughe.
"Ora riposa in pace e dona l'immensità del mondo a noi" con queste parole la ri-
cordava Pablo Neruda. E noi lo prendiamo a prestito volentieri.
Valentina Capati
Tina Modotti a Terni