Numero 10 del 2007
50E50: il 13 ottobre tutte a Roma
Testi pagina 44
Evelina Christillin, con quel bel nomedi altri tempi, è un esempio tipico di
donna moderna in sicura carriera. Po-
chi vezzi ("non cerco trucchi, vado co-
me vado"), allegra, baldanzosa, vivace,
un "cursus honorum" degno di vanto,
dotata di un innato potere di persuasio-
ne, Evelina è il ritratto della spontanei-
tà. Ora che al lungo elenco di incarichi
e onorificenze si è aggiunta la nomina
di presidente del Teatro Stabile di Tori-
no, scambiamo due chiacchiere con
questa signora valdostana salita in alto
senza montare in superbia.
Lei è stata una figura di spicco nelle
Olimpiadi di Torino, si è distinta nel-
lo sport, è attiva all'Università di To-
rino. Nel suo curriculum svettano
premi e riconoscimenti. Una vertigi-
ne. E ora un altro titolo prestigioso.
Come pensa di adempiere a questa
nuova funzione?
Lo spirito in fondo è sempre lo stesso,
quello di impegnarsi non per sé, ma per
il prestigio e la promozione della pro-
pria città intorno a progetti interessanti
sia per l'internazionalità, sia per l'ecce-
zionalità. Che questo avvenga attraver-
so la cultura, lo sport, l'Università, il
Teatro Regio o lo Stabile torinese, non
cambia l'approccio: una buona dose di
entusiasmo.
Che a lei non fa difetto…
No, è rimasto intatto. Ho esultato
tanto per la candidatura inattesa di To-
rino alle Olimpiadi e per il buon esito fi-
nale. Adesso sono contenta di avere
cambiato panorama; i progetti sono
belli quando hanno un inizio e una fine,
se non accompagnano professioni con-
solidate.
Che compito ha una presidente? Può
battere un pugno di ferro sul tavolo?
In teorie potrei, lo statuto assegna
poteri ampi: Ma qui c'è un direttore ec-
cellente, Walter Le Moli, che si occupa
della parte artistica e operativa. E poi
c'è un consiglio di amministrazione. Al
di là dell'amicizia che ci lega, è neces-
sario un solido lavoro di squadra e una
condivisione di obiettivi e degli even-
tuali risultati.
Ha avuto voce in capitolo nel
cartellone?
No. L'incarico è arrivato a cose fatte.
Sono intervenuta per cercare i fondi per
il Festival dell'Unione dei teatri europei,
una bella sezione del cartellone. Il mio
impegno riguarda solo la gestione fi-
nanziaria. Nelle scelte artistiche di Wal-
ter le Moli non metterò mai parola.
Parliamo di donne al potere, sempre
ancora in numero esiguo.
È la regola: i posti più prestigiosi se li
aggiudicano gli uomini. Per noi il diffi-
cile non è tanto il mandare avanti la
baracca una volta raggiunto un posto,
è l'arrivarci.
Le donne possono dare qualcosa in più?
Non credo. Non ci sono due catego-
rie distinte, con uomini e donne simili.
Ognuno ha una storia, una testa, una
formazione e dei gusti propri. Quello che
ho riscontrato nella mia ormai lunga
esperienza di lavoro - la Fiat, le Olim-
piadi, e ora il teatro - è che noi donne
siamo più flessibili, forse perché siamo
abituate a fare tanti mestieri insieme,
fra casa e lavoro.
Che rapporto ha con l'arte del palco-
scenico?
Un rapporto d'amore che risale al li-
ceo, quando con la paghetta mi com-
pravo un abbonamento allo Stabile. So-
no cresciuta in una famiglia dove non
c'è mai stata una gran vocazione per il
teatro e per la musica. L'interesse mi é
stato trasmesso da una professoressa.
La frequentazione giovanile, qualche
sprazzo come spettatrice: sempre da au-
todidatta. Con il progetto "Domani" di
Luca Ronconi nelle Olimpiadi del Cultu-
ra mi sono riavvicinata alla prosa.
Adesso, il nuovo approccio richiederà
ben altro coinvolgimento.
Donne di spicco in politica: Turco,
Finocchiaro, Bindi, Bonino, Melan-
dri. Chi le piace di piace di più?
Sono amica da sempre di Giovanna
Melandri. Il rapporto risale all'infanzia
e questo incide sul giudizio. Tutte le
donne nominate hanno qualità notevo-
li. Le due piemontesi, Emma e Livia, (an-
che Giovanna lo è, per metà) le ricono-
sco come donne di carattere e simpatia
umana. Rosy Bindi la trovo coraggiosa,
anticonformista e piena di charme intel-
lettuale. Scelgo Emma Bonino, una per-
sonalità trascinante.
Come impiega il suo tempo libero?
Non lo trovo mai. Vorrei fare cose
normalissime e se possibile leggere o an-
dare al cinema. Non dico all'opera o a
teatro perchè è ormai un lavoro. Sono
nel consiglio di amministrazione del
Teatro Regio e presidente dell'Orchestra.
Le scelte considerate di tempo libero di-
ventano per me scelte obbligate.
Il sorriso la illumina di continuo. Lei
è una donna appagata?
Sì, direi proprio di sì.
Cosa c'è nei suoi sogni più felici?
Vivo molto alla giornata, non sogno
molto. La salute, gli amici e la famiglia,
questo desidero. Ha una figlia di 26 an-
ni, fuori di casa, laureata, lavora a Mi-
lano e non la vedo quanto vorrei.
La sua vita è regolata più dalla logi-
ca o dall'istinto?
Dall'istinto sicuramente.
Sport e cultura, se dovesse fare un
taglio, dove lo praticherebbe?
Nello sport. Un'espressione sulla por-
ta del museo di Kabul, martoriato, de-
rubato, bombardato, recita: 'Un paese
senza cultura è un paese senza vita'.
ottobre 2007 noidonne44
L’entusiasmo è la ricetta
Intervista a Evelina Christillin
Mirella Caveggia
dalle Olimpiadi alla
presidenza del Teatro Stabile di
Torino, un impegno sempre al
servizio del prestigio e della
promozione della sua città