Numero 7 del 2007
Uomini contro la violenza sulle donne
Testi pagina 44
Nella storia del cinema, come inquella della letteratura, il tema del
viaggio in India, "il" viaggio esotico per
eccellenza, è sempre sinonimo di ricerca
spirituale, religiosa e di meditazione sui
destini individuali o, più in generale,
umani. Le domande filosofiche classiche
(chi siamo? dove andiamo? esiste dio o
siamo frutti del caso?), che si pongono
da sempre i viaggiatori attratti dall'In-
dia e dai suoi misteri, dalle spedizioni
dell'Ottocento fino agli hippies degli an-
ni Settanta, sono ben presenti anche nel
soggetto dell'ultimo film del grande regi-
sta iraniano, Mohsen Makhmalbaf, con
alcune peculiarità importanti. La prima
è che qui la coppia protagonista che
compie il viaggio (moglie e marito, en-
trambi belli e affascinanti) proviene
dall'Iran, e questa è certamente una no-
vità cinematografica; la seconda ri-
guarda la profonda differenza dei due
nell'approccio al paese: la donna, infat-
ti, su indicazione del suo maestro di me-
ditazione è partita alla ricerca di un
'sadhu' chiamato l' "uomo perfetto",
dunque con un dichiarato intento di ri-
cerca spirituale, mentre il marito è laico
fino al midollo ed esprime, nel corso di
tutto il film, le proprie certezze di mar-
xista/materialista/ateo e profondamente
convinto, da infinite prove per lui
schiaccianti (quali la miseria di tanta
gente e l'assurdità del mondo in genera-
le), della non esistenza di alcun dio o,
al massimo, del suo totale disinteresse
alle cose create. La donna desidera un
figlio più di ogni cosa e prega costante-
mente per comprendere il senso della vi-
ta e della morte, lui crede soltanto nel
grande amore, terreno e sensuale, che
ha per la bellissima moglie, né ha alcu-
na intenzione di dar vita ad al-
tri infelici in un mondo tanto
insopportabile. Nel forte con-
trasto fra queste due posizioni
sta la chiave di lettura del film,
come sempre fortemente filoso-
fico ed esteticamente ineccepi-
bile, con l'utilizzo di primi pia-
ni, colori forti, luci e forme co-
me pitture, quadri o fotografie
che colgono i tanti momenti
salienti del film, ciascuno im-
portante ed irripetibile. E' a Varanasi, la
Città Santa, dove approderanno al ter-
mine di numerosi incontri e peripezie,
che i due protagonisti sublimeranno l'e-
sperienza diretta della morte, assistendo
ai riti di cremazione sul Gange, raffor-
zandosi ciascuno nella propria idea,
agnostica l'uomo, religiosa la donna
(chissà perché al sesso femminile è affi-
data la necessitante continuità della
specie e la tendenza al trascendente…).
Un bel film sull'India vista dagli occhi
di un regista iraniano profondamente
laico: Makhmalbaf, infatti, incarcerato
e torturato per quattro anni durante il
regime dello scià di Persia, perché a 17
anni leggeva Marx ("senza neppure ca-
pirne bene il significato", come lui stes-
so racconta), ha girato film in molti
paesi del mondo ed ha costruito la
Makhmalbaf factory, il laboratorio ci-
nematografico di famiglia, nel quale la-
vorano la moglie ed i tre figli di Moshen.
luglio/agosto 2007 noidonne44
Viaggio in India
A tutto schermo
Elisabetta Colla
Mongolia e India nel cinema d'autore
Il matrimonio di Tuya
Sempre più sembrano affascinare il grande schermo storie di donne forti che
si svolgono in paesi lontani, il cui pane quotidiano di fatiche ed avversità ne fa
emergere, insieme all'aspetto vitale ed all'illimitata capacità di resistenza, la ve-
na intima di poetica fragilità ed il messaggio universale del film. E' questo il ca-
so dell'opera - made in China - vincitrice dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino
2007. Tuya, la protagonista, abita nei territori nord-ovest della Mongolia inter-
na cinese: ha dei terreni da pascolo, cento pecore, due figli ed un marito para-
lizzato, Bater. "Mia madre è nata nei pressi delle locations di questo film nella
Mongolia interna - afferma il regista cinese Wang Quan An - per questo moti-
vo amo molto la vita mongola, i mongoli e la loro musica. Quando ho saputo
che le forti espansioni industriali rendono i terreni da pascolo sempre più simi-
li a un deserto e che gli amministratori locali hanno obbligato i pastori a la-
sciare le loro terre, ho deciso di usare il cinema per documentare questi avve-
nimenti, prima che si perdessero del tutto. Questo matrimonio particolare è
tratto da una storia vera". Bravissimi i protagonisti, fra i quali l'unica attrice
professionista è Yu Nan, nel ruolo di Tuya. Bater e Sen Ge (il vicino) sono due
pastori mongoli e Baulier un uomo d'affari e direttore di un ristorante.