Numero 5 del 2009
La nuova Europa
Testi pagina 44
maggio 2009 noidonne44
Viola Buzzi è artista a tutto tondo.Dall'Accademia di belle arti al tea-
tro canzone, agli studi di chitarra, orga-
netto e canto, trova la sintesi espressiva
in un "percorso che spazia dalla crea-
zione artistica alla progettazione di
eventi culturali di rilievo regionale e na-
zionale in cui si fondono comunicazio-
ne, giornalismo, musica e linguaggio
teatrale". Autrice, interprete, progetti-
sta, tra le sue collaborazioni quelle con
Ascanio Celestini, Riccardo Tesi e Gior-
gio Gaber.
Qual è il significato di 'memoria' e
'memoria femminile'?
Mi sembra che la tendenza un po' ri-
schiosa sia di considerare una memoria
di serie A, che bene o male ha messo tut-
ti d'accordo, inconfutabile per mille mo-
tivi, passata al candeggio e talmente
bianca e 'santa' che non dà più fastidio.
Poi c'è la memoria di serie B, tutto ciò
che ancora è spinoso, urticante, non ri-
solto, magari che serve davvero per il
vivere presente, più nascosto, più vici-
no. Credo molto nella trasmissione del-
la memoria attraverso esperienze 'orali',
non solo di chi come una volta stava sul
campo, ma anche di chi studia, guarda,
racconta. Mi piacerebbe confrontarmi
con tante 'memorie' funzionali alla no-
stra vita. Un significato concreto, la me-
moria, potrebbe averlo se messa sotto
esercitazione costante, per immagini,
come ad esempio associare che la di-
struzione del terremoto è paragonabile
solo alla guerra. O che le prostitute del-
l'est sono la fotografia delle nostre non-
ne. Proprio dalla fatica che ho provato
e che vivo, la memoria femminile è, per
me, ricordarsi che abbiamo saputo fare
grandissime battaglie e rivoluzioni, in
solitudine, o tutte insieme, e senza orga-
nizzazioni, autorizzazioni, consensi,
condizioni di nessun tipo, magari dal
niente. Bisognerebbe praticare la 'sco-
modità' di certi ricordi del fare, urgente-
mente, ma trovando parole e forme nuo-
ve per arrivare ai più giovani, che sono
diffidenti, non vengono abituati al 'va-
lore di un ricordo'.
Il percorso dei 100 uomini è stato da
te definito un percorso fisico e idea-
le; perché?
In senso fisico, a partire dalla costru-
zione dell'evento. Quando siam partiti
c'eravamo solo noi, io e qualche
strettissimo amico-collaborato-
re, con idee, molta passione e di-
verse specificità. C'era la fiducia
dell'Assessorato alla cultura del-
la Regione Lazio, basata su una
volontà condivisa di muoversi
su questo argomento della legge
Merlin. Ma dovevamo cercare
tutto: condizioni, persone dispo-
ste a crederci e a metterci la fac-
cia, risorse... Un sacco di strade
macinate in tutte le direzioni. È
stato il percorso fisico fatto dai
100 uomini nell'happening. In-
somma, le cose vanno raggiunte
a piedi, e si fatica tantissimo
perché ci vuole il tempo necessa-
rio. Così il percorso diventa,
piano e con pazienza, anche ideale. Di
solito si ragiona al contrario, prima l'i-
deale… Lina Merlin ci ricorda che le
idee viaggiano con i piedi di chi le por-
ta. I 100 uomini si sono messi in viag-
gio, dal portone in cui aspettavano la
prostituta 50 anni fa, verso un'altra de-
stinazione (che si capisce guardando il
video). Non si può credere che quel
viaggio fisico sia bypassabile, in ogni
cosa da fare. E anche ogni pensiero che
vuole arrivare all'esterno, deve trovare il
modo. Se non avessimo messo in moto
una macchina concreta di contatti, non
ci sarebbe stato quel risultato, ideale,
condiviso.
Come possono i sogni ricondurci a
integrità morale e fisica?
Ci sono uomini, donne, artisti, che
non si sono mai mossi dalla propria re-
gione, o Paese. Eppure hanno vissuto
pienamente e lasciato capolavori di im-
maginazione e viaggio. Ci sono uomini
e donne che si capovolgono in un movi-
mento che non porta a niente. L'arte, la
memoria, la storia, i sogni…non do-
vrebbero essere dei dogmi, che siccome
qualcuno ha già garantito per loro tu
sei costretto a prenderteli così, formato
maxi tutto incluso. Bisogna cercare an-
che i propri sogni, che possono essere
strumenti concreti per attraversare, sop-
portare, volgere il dolore a nostro van-
taggio. Un corpo traviato, umiliato, fe-
rito, picchiato, trascurato, non è un luo-
go in cui sia facile coltivare un sogno.
Un'altra operazione è quella di scoprire
quali sogni vanno bene per noi - non
quelli di consumo, prefabbricati, più si-
curi apparentemente - e l'immaginazio-
ne è l'unico modo, alla portata di tutti,
per coltivarli. Anche senza grandi mez-
zi. L'arte può fare molto per nutrire l'im-
maginazione. Per questo è 'pericolosa',
può aiutare a rendere autonomi. A for-
nire strumenti, anche ai poveri o ai dis-
integrati.
Quali sono state le difficoltà e le sod-
disfazioni nella ricerca dei 100
"clienti"?
Era il periodo in cui si parlava del
ddl Carfagna sulla prostituzione e dei
decreti sicurezza. La cosa che più vole-
vo era portare tanti uomini "non clienti"
a rappresentare i 'Clienti' prima che per
qualche strano accadimento i 'clienti
Conversazione con Viola Buzzi
Il mestiere più antico:
il cliente Elena Ribet