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Numero 8 del 2014

Viaggiatrici


Foto: Viaggiatrici
PAGINA 44

Testi pagina 44

38 Luglio-Agosto 2014
donna e relegato l’uomo al ruolo di partner. È la comparsa
“delle punte”, che conferiscono questa sensazione di pre-
senza eterea, è l’inizio delle scoperte della psicologia, da
Spinoza a Jung passando per Gustav Fechner. È sempre la
donna la dominatrice della scena. Per me perciò la danza
resta un mestiere da uomo nella conquista dello spazio at-
traverso il corpo e un’arte di donna fino al raggiungimento
dello status di Diva.
Pina Bausch, la grande coreografa tedesca recente-
mente scomparsa e che lasciato un’impronta indelebile
nel mondo della Danza, diceva “Danzate la Danza…”.
Secondo lei, che l’ha conosciuta e frequentata, che
cosa intendeva: trasporto, eleganza, potenza o control-
lo del mezzo espressivo che è il corpo?
Nella prima metà del Novecento la Germania aveva cerca-
to di dotarsi di una nuova mitologia del teatro, della danza
e della musica; paradossalmente, è stata Pina Bausch a
fare il miracolo, a raggiungere la sintesi e con una forza
incredibile a svelare l’essenza stessa del teatro danzato
come nuovo mezzo di espressione.
Lei che è anche coreografo - oltre un centinaio di lavori
- come intende la scrittura del corpo maschile e femmi-
nile attraverso la Danza?
A mio avviso l’esistenza stessa della crea-
zione non può in alcun caso essere concet-
tuale. Deve basarsi naturalmente sul “mate-
riale a disposizione”, sulle personalità che
abbiamo davanti a noi, ed anche sulle diffe-
renti “possibilità” che ci offrono i veri crea-
tori che sono i danzatori … occorre dunque
sapersi ben circondare. Béjart diceva che
la creazione coreografica è assimilabile
all’atto sessuale; sono abbastanza d’accor-
do con lui. È un evento molto privato, una
sorta di messa a nudo di se stessi. È un atto
che impone al creatore una purezza estre-
ma euna grande forza d’introspezione.
Tra le ballerine dell’Olimpo della danza sue partner un
capitolo speciale è costituito da Luciana Savignano (di
cui le nostre pagine hanno ospitato la presentazione
dell’importante pubblicazione curata da Valeria Crippa).
Che cosa rappresenta per lei?
Ritengo che si tratti della personalità più significativa del-
la danza italiana… Un animale bizzarro. Il più “strano” dei
corpi che ho tenuto tra le mie mani di ballerino. Un essere
per metà dea di un altro pianeta dalle braccia eccezionali
con un viso di un’austerità ermetica e un erotismo scenico
di raro spessore. Mi ha sempre affascinato sia come donna
sia come ballerina, dotata di una sorta di dis-armonia ar-
moniosa, e anche di quella finta fragilità che pare chiedere
ai propri partner una protezione speciale; nei suoi anni da
Bèjart fu la sola persona a non essere come le altre. Le
serate a due che facevamo insieme erano dei veri tour de
force: tre passi a due e ciascuno di quattro variazioni.
Questione di solo talento? Oppure …?
Riprenderei molto volentieri le parole di Jacques Brel: “il ta-
lento non esiste, il talento è avere voglia di fare qualcosa”.
E credo anche voglia di realizzare un sogno: è talento as-
sieme a tutto il resto, è sudore, sudore, sudore, è disciplina;
di questo ne sono certissimo … l’arte per me …non so che
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