Numero 3 del 2012
D come differenti
Testi pagina 44
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ATUTTU SCHERMO
DONNE E FILM
di Elisabetta Colla
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Al ritmo di una danza funebre, che evoca tragedie compiute
e tristi presagi, avanza un gruppo di donne in nero, strin-
gendo foto di mariti e fratelli, mentre la luce calda del sole
mediorientale illumina lo sfondo. È la scena iniziale del film
“E ora dove andiamo? â€, seconda prova dell’affascinante
regista/ attrice libanese Nadine Labaki (il cui talento era giÃ
emerso nel 2007 con il delizioso “ Caramelâ€), qui ancora nel—
la doppia veste di filmaker ed attrice protagonista. Fra le
donne che danzano dirette al cimitero del villaggio, rima-
ste sole — s’intuisce — a causa dei tanti conflitti passati e pre—
senti che hanno colpito il paese, c’è anche lei, alta e iera-
tica, lunghi capelli neri, penetranti occhi scurissimi. Ancora
una volta la cifra stilistica privilegiata dalla cineasta, deci—
samente vincente dato il risultato, è quella del sogno, del-
l’ironia, della levità , pur all’interno di una trama densa di
fatti tragici che richiamano le tristi vicende del Libano, sen—
za mai nominarlo né collocare la storia in precise coordi-
nate spazio-temporali, ma volendo elevare il messaggio ad
un ambito universale, rispetto a popoli e paesi che vivono
in perenne stato di guerra. In un polveroso villaggio, un af-
fiatato gruppo di donne, cristiane e musulmane, amiche e
vicine di casa, mette in atto ogni possibile stratagemma per
evitare i conflitti fratricidi sempre sul punto di scoppiare
nel Paese e per salvare dalla follia della guerra figli, mari-
noidonne | marzo | 2012
ti e congiunti. Ecco allora, fra gli espedienti più riusciti, sot-
tolineati da trovate e dialoghi brillanti, che le donne stes-
se invitano un gruppo di giovani prostitute con lo scopo
di distrarre gli uomini già intenti a dissotterrare i fucili, ed
organizzano una memorabile assemblea, che si trasforma
in una festa a base di dolci all’hashish (la canzone e la dan—
za delle donne che preparano quintali di frittelle mesco-
lando ‘erba’ e sonniferi resta impressa per ironia ed origi-
nalità ), giungendo finanche a scambiarsi i simboli religio—
si: le cristiane indossano il velo nero dell’Islam e fingono
di studiare il Corano, mentre le musulmane si scoprono la
testa e improvvisano devozioni verso la croce e la Madonna
in chiesa. Ma a nulla varranno i loro sforzi congiunti, poi-
ché le forze oscure del male e del conflitto religioso col-
piranno, poco fuori del paese dove già ferve la guerriglia,
la più innocente delle vittime - come nella miglior tradizione
tragica - un adolescente puro ed ignaro di tutto, pupillo di
una vedova già avanti negli anni la quale, con la morte nel
cuore, nasconde il cadavere del figlio nel pozzo per evita-
re lo scatenarsi della vendetta nel villaggio. Il sacrificio del
giovane, una volta scoperto, sembrerà portare una mo—
mentanea sospensione delle ostilità fra i disorientati abitanti,
i quali però, anche al momento di seppellire la salma, si pon-
gono la domanda “E ora dove andiamo? â€, confusi fra il ci—
mitero cattolico e quello arabo. “Non ho una risposta, una
soluzione a questa domanda - afferma la regista - ma sen-
to che come donna, madre ed essere umano, è una mia re—
sponsabilità provare a rispondere e dico il mio punto di vi-
sta contro le assurdità dei conflittiâ€. Nadine Labaki, nel ruo-
lo della bella proprietaria del bar del paese - vero micro—
cosmo simbolico, luogo d’incontro e scontro - innamora-
ta di un giovane di opposto credo religioso, interpreta un