Numero 7 del 2007
Uomini contro la violenza sulle donne
Testi pagina 43
È probabilmente nel 1953, dopo l'am-putazione della gamba destra, che
Frida Kahlo scrisse queste parole nel suo
quaderno intimo. Uno stimolo a rilan-
ciare, ad andare oltre la sofferenza, a
trovare, come donna e artista, non solo
una spinta ma anche una ragione a un
patimento durato tutta la vita. Ma da
questa terribile mutilazione, a cui pure
reagirà con la consueta forza ed ironia,
Frida non troverà la forza di uscire e
morirà un anno più tardi, forse suicida.
Magdalena Carmen Frida Kahlo Cal-
derón, di cui quest'anno festeggiamo il
centenario della nascita, era nata a Co-
yoacán, un sobborgo di Città del Messi-
co, il 6 luglio 1907. Fu una donna se-
gnata nel corpo dalle sofferenze, a par-
tire dalla poliomielite, contratta a 6 an-
ni, fino al grave incidente in cui rimase
coinvolta, a 18 anni, che le procurò
fratture alla spina dorsale, al bacino, al
piede con conseguenze tragiche per tut-
ta la vita. La leggenda che circonda la
sua esistenza riferisce che sua madre,
per spezzare la solitudine e l'immobilità
dopo l'incidente, facesse installare uno
specchio sopra il suo letto: così Frida
iniziò a ritrarsi.
Attraverso l'arte trovò la maniera di
esorcizzare i suoi tormenti rappresen-
tandoli, mettendo in piazza il suo dolo-
re, studiandolo nei dettagli. I suoi qua-
dri, bellissimi e atroci, ai limiti dell'orro-
re in alcuni casi, sono perlopiù autori-
tratti in differenti situazioni, con un'at-
tenzione al dettaglio e al particolare, e
una tecnica rigorosa che fanno della
sua arte un unicum. Picasso in una let-
tera a Rivera scrisse "Né Derain, né tu,
né io siamo capaci di dipingere una te-
sta come quelle di Kahlo". Frida rifiutò
caparbiamente la definizione che le ven-
ne data di artista surrealista: "Pensava-
no che anche io fossi una surrealista,
ma non lo sono mai stata. Ho sempre di-
pinto la mia realtà, non i miei sogni".
Ma esplode in questa fra-
se la sua istintiva ambi-
guità, la sua doppiezza e
le contraddizioni che l'-
hanno segnata; perché se
è vero che la sua vita le ha riservato sof-
ferenze atroci è altrettanto vero che su
questo tormento Frida ha costruito il
suo personaggio, aiutata sicuramente
dalla sua fortissima personalità e da un
anticonformismo e una ribellione alle
regole direi quasi genetici. Frida è dop-
pia: è lei e la sua immagine; non a caso
quando si ritrae dipinge se stessa in po-
sa in uno specchio. L'incontro con Diego
Rivera, muralista già famoso, che spo-
serà nel 1929 e che amerà in maniera
quasi ossessiva fino alle sua morte, è,
dal punto di vista della costruzione del-
la sua identità/personaggio, un fatto
centrale. Sulla relazione con il pittore
più famoso del Messico Frida realizzerà
la sua opera d'arte più significativa: la
sua vita.
È dal momento del suo matrimonio
che inizierà ad indossare il costume ti-
pico delle donne di Tehuantepec identi-
ficandosi con una donna "del popolo" e
caratterizzandosi come messicana. Il
suo corpo martoriato diventa così l'i-
dentità del suo paese.
E il Messico si appresta, nel centena-
rio della sua nascita, a festeggiarla co-
me una regina con un Omaggio Nazio-
nale partito il 13 giugno nel Palazzo
delle Belle Arti di Città del Messico: 120
opere, manoscritti, fotografie, documen-
ti inediti, lettere che celebreranno "l'ope-
ra d'arte" Frida Kahlo che otto giorni pri-
ma di morire firmò il suo ultimo quadro
e lo intitolò VIVA LA VIDA.
noidonne luglio/agosto 2007 43
Un inno alla vita
Frida Kahlo
“Pies pa' qué los quiero si tengo
alas para volar”,
a che mi servono i piedi se ho
le ali per volare
Nadia Angelucci