Numero 2 del 2007
Famiglia allargata e in evoluzione
Testi pagina 43
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E' sempre molto alto, per i tanti registiche si cimentano con le tematiche
carcerarie, il rischio di scivolare nei luo-
ghi comuni di genere, basati sulle dico-
tomie ambientali classiche (buoni e cat-
tivi, detenuti e guardie carcerarie, ille-
galità e redenzione, giustizia e dramma-
tici vissuti esistenziali) o tendenti ad in-
clinare verso i lacrimosi pendii del me-
lodramma. Ma il giovane ed impegnato
regista Alessandro Angelini, già assi-
stente alla regia di Moretti e Calopresti
(dopo una lunga gavetta nel mondo del
cinema), non è caduto nella trappola:
L'Aria Salata, suo primo lungometrag-
gio presentato in concorso alla Festa del
Cinema di Roma ed ora nelle sale, è
davvero un film ben riuscito, equilibra-
to e crudo nel suo destreggiarsi fra sen-
timenti inespressi, privazioni di libertà
esteriori ed interiori, solitudini e riavvi-
cinamenti, relazioni familiari irrimedia-
bilmente spezzate. Già autore di docu-
mentari a sfondo sociale come "I ragaz-
zi del Ghana" (storia di due ragazzini
che lasciano l'Africa per cercare fortuna
come calciatori professionisti) e "La Flor
mas linda de mi querer" (sui progetti di
recupero delle ragazze di strada in Ni-
caragua), Angelini ha avuto un'espe-
rienza di volontariato nel carcere di Re-
bibbia, dove si svolge l'azione del film:
"Per i detenuti - dichiara il regista - è co-
stante il pensiero verso i familiari che, a
modo loro, scontano anch'essi la con-
danna: questo concetto è stata l'idea di
partenza. Per mesi, insieme ad Angelo
Carbone (il cosceneggiatore), abbiamo
frequentato educatori, agenti di custo-
dia, ex-detenuti, focalizzando l'atten-
zione verso gli stati d'animo più che su-
gli aneddoti della vita in prigione". Il
film infatti si caratterizza non solo per
la descrizione della vita detentiva, pure
ben delineata, ma soprattutto per la for-
za, da un lato intima dall'altro espres-
samente dichiarata e anzi gridata, dei
sentimenti familiari, reali, desiderati o
rimpianti: il protagonista, Fabio (inter-
pretato da un severissimo Giorgio Pa-
sotti) fa l'educatore a Rebibbia, ama il
suo lavoro e cerca di aiutare i detenuti
attraverso opportunità di reinserimento
lavorativo, oltre che di recupero delle re-
lazioni socio-familiari, anche favorendo
la concessione di permessi premio, pre-
visti dalla legge ma ottenibili soltanto
dopo adeguata osservazione della per-
sonalità e del comportamento in carce-
re. Ruolo chiave gioca nella vita di Fa-
bio la sorella maggiore Cristina (una
brava Michela Cescon), cassiera in un
supermercato, la quale lo ha mantenuto
agli studi svolgendo la funzione di ca-
po-famiglia ed insieme di madre, dopo
la scomparsa prematura di quella natu-
rale. I due fratelli, legati da un affetto
intenso ed esclusivo, condividono il se-
greto di un padre omicida che li abban-
donò da piccoli, senza mai voltarsi in-
dietro, dopo aver commesso il delitto.
Un giorno, fra i tanti nuovi arrivi gior-
nalieri nel carcere romano, si siede al
colloquio Luigi Sparti, condannato a
trent'anni per omicidio, di cui già venti
scontati, smaliziato ed impenitente ri-
spetto al reato commesso. Fabio lo rico-
nosce, è suo padre: tutta la sofferenza
dell'abbandono lo investe e lo travolge,
ed il tentativo di mantenere una veste
professionale verrà spazzato via dall'ur-
genza di un confronto che non concede
sconti e che si rivelerà durissimo e senza
scampo per entrambi. La sorella, che at-
tende un bimbo, con un istinto di con-
servazione quasi primordiale, non vuo-
le neppure vedere il padre, l'odio e l'as-
senza sono definitivi, ma per Fabio non
è così semplice. "La storia - afferma An-
gelini - si svolge in un penitenziario ma
si focalizza sull'esterno, su una famiglia
spezzata che cerca di capire come recu-
perare un rapporto: mentre Fabio tende
a perdonare, la sorella non ha alcuna
intenzione di ricreare il legame, sta per
diventare mamma e pensa al futuro,
non vuole far tornare i fantasmi del pas-
sato. Per il padre era importante creare
un personaggio indurito da una vita dif-
ficile, che si era dimenticato della fami-
glia: l'ambientazione estremizza i pro-
blemi e le relazioni". La macchina da
presa accompagna volti e sentimenti
con grande abilità, partecipazione e
realismo, talvolta sgranando il foto-
gramma alla maniera documentaristi-
ca, talaltra mantenendo una cifra cupa
anche negli esterni, quasi a sottolineare
i temi e le atmosfere. Un eccezionale
Giorgio Colangeli (attore romano che
ha lavorato molto in teatro, vincitore
con questa interpretazione del premio
per il miglior attore alla Festa del Cine-
ma di Roma), qui nel ruolo del padre
detenuto, riempie le scene dei suoi primi
piani espressivi, ironici e dolenti.
Ad Angelini si perdonano anche al-
cune piccole sbavature, tanto la sua
motivazione arriva con forza quando
parla di un cinema che sa leggere i tem-
pi e della sua idea di giustizia, concilia-
tiva e non solo punitiva.
Elisabetta Colla
Quell’Aria Salata che corrode e purifica
A tutto schermo
carcere e drammi familiari nel
bel lungometraggio di
Alessandro Angelini