Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
Testi pagina 43
didatta, premio Maria Carta nel 2005,
che, nel 1968, a diciotto anni, si butta a
capofitto in quel movimento "in cui tut-
to pareva possibile a portata di mano",
prima a Cagliari con il CIT (Centro d'I-
niziativa Teatrale) dal quale è poi nato
il Teatro Stabile di Sardegna, e poi tra-
sferendosi a Roma. Sono gli anni in cui
il personale si unisce al politico e Clara
partecipa a quella rivoluzione culturale
con tutta se stessa, con una motivazio-
ne profonda che nasce dalla sua parte
femminile: "La compassione immensa
per le donne della mia famiglia, mia
madre, mia nonna e la mia bisnonna,
ha esaltato il mio senso di giustizia; tut-
to questo è poi entrato nel comunismo e
nella ricerca delle tradizioni popolari."
A Roma c'è l'incontro con Giovanna
Marini e i primi passi nella canzone po-
polare di tradizione operaia e contadi-
na, l'esperienza nel Canzoniere del La-
zio e le tournée in lungo e in largo per l'I-
talia e per il mondo, la collaborazione
con Ennio Morricone, il jazz. E la Sarde-
gna, in quei 20 anni, le rimane dentro,
silenziosa e assordante allo stesso tem-
po. L'esperienza romana si esaurisce e
mentre sua figlia Stella le cresce dentro
Clara decide di tornare nella terra della
Dea Madre. "Penso che la maternità sia
incomunicabile e per me, che ho una
percezione sempre molto esasperata del-
le emozioni, ha rappresentato il mo-
mento in cui ho dato un ordine, in un
certo senso ho sistematizzato, tutto il
cammino che avevo fatto, sia pure in
maniera disordinata, nell'universo fem-
minile. Rispetto alle generazioni prece-
denti noi viviamo la maternità in ma-
niera così cosciente e sensibile che di-
venta quasi insopportabile. Pensare che
qualcosa che verrebbe espulso natural-
mente dal nostro sistema immunitario
venga accettato, che cresca dentro di
noi qualcosa
che non ha il
nostro san-
gue, che non
siamo noi, ti
fa sentire
davvero san-
ta. Percepisci
dentro di te
la sacralità
della natura. Per questo penso che le
donne siano 'sante e sciamane', 'deinas'
coloro che per propria essenza detengo-
no il legame tra il mondo terreno e quel-
lo spirituale". Nascono così 'Deinas. Il
mito della Madre', 'Sante e sciamane' e
'Mamai narat' uno spettacolo multime-
diale sulla maternità e sulla rilettura
del legame indissolubile con la Madre.
"Molto è dovuto alla mia famiglia, che
è stata indubbiamente matrilineare. Ab-
biamo avuto problemi familiari impor-
tanti. Gli uomini ci hanno portato solo
fastidi. Sono cresciuta senza un padre,
senza un sostegno.
Il femminismo, secondo me, nasce
dal fatto che l'uomo non ha mantenuto
le sue promesse, non ha rispettato il ta-
cito patto tra i sessi, non è stato in gra-
do di assumersi le sue responsabilità".
Allo stesso tempo Clara non ama defi-
nirsi 'femminista'. "Anche negli anni '70
ero sempre con un piede dentro e uno
fuori; il femminismo mi stava stretto.
Preferivo esperienze come quella di Ra-
dio Donna, che ho fatto insieme alla
Dandini a Radio Città Futura".
Dice di sé: "sono una persona indivi-
dualista, egocentrica, con un personali-
tà molto spiccata, un senso di sé molto
forte e sono estremamente contradditto-
ria. Ma ho imparato a non prendermela
più; io sono diversa e sto bene per con-
to mio". E ancora, ragionando sulle tan-
te contraddizioni che, soprattutto le
donne con la molteplicità di ruoli che si
trovano a ricoprire, stanno vivendo di-
ce: "l'umanità sta attraversando un
cammino difficile in cui non ci sono più
punti di riferimento. Ora ci sembra che
tutto sia senza senso e senza regole ma
questa è la cosa grande che ci ha la-
sciato il '68: la possibilità di pensare
con la nostra testa, di trovare ognuno
per sé la propria strada con sincerità e
rispetto nei confronti degli altri indivi-
dui. Questa generazione ha questa op-
portunità proprio grazie a quel grande
movimento. E' molto faticoso. E' una co-
sa bellissima e terribile".
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uno spettacolo che è viaggio tra
i miti del femminile nell'area
mediterranea e un'artista che ha
viaggiato nello spazio, nel tempo e
soprattutto dentro di sé
Eterno femminino mediterraneo
"Se il corpo femminile costituisce il tramite tra la divinità e la parola profetica, cioè
il luogo privilegiato, lo strumento di cui si serve la divinità per dare voce ai suoi
responsi, è ad esso che bisogna rivolgersi per tentare di comprendere la natura del
legame tra divino e corporeo. Un legame intimo che […] trae origine dall'archetipo
che connette da sempre la donna con gli odori, i profumi e, soprattutto, la terra"*.
Parole riferite alla Pizia delfica, la profetessa seduta su un tripode in una caverna,
dove proferisce responsi divini avvolta in vapori esalati dalle viscere della terra...
La filosofia, la storia della Medicina, leggende e miti letterari sono ricchissimi di
esempi e di teorie sul corpo delle donne e sulle divinità femminili. Teorie e studi che,
fin dall'antichità, portano attraverso la storia domande, misteri, devozione, e a volte
anche misoginia e credenze bizzarre. Eppure la Madre Terra, l'eterno femminino
mediterraneo, resiste ai secoli, ai millenni, e si manifesta in varie forme. Cibele,
Cerere, Iside, Astarte o Ishtar, Artemide-Diana, Afrodite-Venere; in tutta l'area medi-
terranea e nella cultura greco-romana, riti e miti si fanno spazio attraverso il passa-
to e affiorano nel presente. A volte attraverso l'arte, a volte attraverso la poesia,
altre volte con primordiali emozioni: un incontro, una voce, un'immagine. È la
Magna Mater, la grande terra da cui tutto deriva e a cui tutto torna, la Grande Madre,
Dea Madre. Il corpo della donna continua a evocare una "sapienza corporea arcaica,
istintiva, naturalmente femminile, antecedente a qualsiasi dimensione"*.
E. R.
*Da: Antonella Pagano "Esalazioni e profezie. La Pizia delfica tra corporeità e divi-
nazione" in Studi sull'entusiasmo, a cura di Amalia Bettini, Silvia Parigi - collana
Filosofia FrancoAngeli
Foto di Giorgio Russo