Numero 7 del 2008
Vacanze: turismo a 360°
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diverso dal Festival di Mantova, che
concentrava tanti ospiti in pochi giorni.
Volevo una formula diversa, più rilas-
sante, per questa città così complessa:
venne fuori l'idea di distribuire gli scrit-
tori ospiti con uno-due appuntamenti a
settimana nell'arco di due mesi: se qual-
cuno non poteva un giorno o una setti-
mana poteva recuperare in altre occa-
sioni. Anche qui ho voluto pensare da
filosofa, mettendo in risalto l'aspetto
valoriale della letteratura, interrogan-
domi su cosa quest'ultima poteva fare
nella nostra vita, mantenendo al tempo
stesso toni alti e bassi, per raggiungere
sia chi è già appassionato lettore, sia
chi non legge. L'idea di dare un tema
ogni anno, con relativo inedito a cura
dello scrittore ospite è stata vincente:
un'idea creativa ma alla portata di tut-
ti: toni alti, toni bassi. Ad esempio il mi-
to della solitudine dello scrittore, que-
st'anno giunti alla settima edizione, si
traduce in "Rinominare il silenzio". La
scommessa è riuscita bene, ha avuto da
subito una buona stampa. Altro ele-
mento vincente è stato quello di dare
centralità al testo: niente fronzoli né do-
mande - la stampa incontra gli autori
prima della serata - un massimo di 12
scrittori al mese e tutti sullo stesso tema,
l'idea era quella di ricreare la magia del-
la scrittura ma leggendo a voce alta.
Quest'anno abbiamo modificato l'im-
pianto delle serate di apertura e chiusu-
ra che sono state serate di letture collet-
tive, d'inediti sulla storia, con la parte-
cipazione anche di grandi poetesse.
Quale criterio ha determinato la
scelta delle scrittrici da invitare al
Festival?
Ogni anno cerco di avere una grande
attenzione per le autrici: ho cercato in-
nanzitutto, nel corso delle sette edizioni,
di avere tutte le più grandi scrittrici vi-
venti, basti pensare ad Isabel Allende,
Nadine Gordimer, Agota Kristof, Azar
Nafisi, Toni Morison, Doris Lessing, ecc.
Al tempo stesso, oltre alle scrittrici di
culto, cerco di individuare le emergenti
che abbiano scritto opere interessanti, o
le autrici di nicchia, trasgressive, fuori
della norma. Questo per offrire un pa-
norama quanto più possibile diversifi-
cato e completo.
Può dirsi soddisfatta della sua car-
riera e dei risultati di qualità rag-
giunti con il suo lavoro?
Mi rendo conto che, in apparenza,
può sembrare che io abbia fatto tutto
quello che ho voluto in questi anni: in
realtà vorrei specificare che per raggiun-
gere certi obiettivi ho dovuto faticare
moltissimo, davvero in modo esagerato,
senza riconoscimenti ma piuttosto con
continui problemi e bastoni fra le ruote,
dovendo costantemente spendere poco
(il Festival costa circa 400 mila euro al-
l'anno ed è veramente un record) e rag-
giungere risultati di cui altri, quando l'i-
niziativa aveva successo, si sono fatti
vanto. Credo che sia davvero eccessiva
la fatica che si fa in questo Paese per ot-
tenere certi risultati, probabilmente sia-
mo un po' masochisti.
noidonne luglio-agosto 2008 43
la direttrice artistica del Festival delle Letterature di Roma
ha vinto la sfida di coniugare la cultura con la
divulgazione, riuscendo ad offrire uno svago intelligente.
E gli spettatori confermano
Pillole di saggezza
Piace perché è diretto come uno scoppio di sincerità. Piace per-
ché è vicino al disagio di chi, fedele all'uso di ragione, non sa
come accettare, interpretare e superare il chiasso sull'antipoliti-
ca. Piace come una confidenza, detta in modo semplice, sinteti-
co e stimolante. Piace come una compagnia discreta, per ripren-
dere insieme con coraggio la strada della politica. Piace perché è
un buon libro.
Anna Serafini (Cinico & trendy, Ponte delle Grazie, 9 Euro) è
molto chiara nelle sue affermazioni brevi, che non vogliono dare
alcuno spazio ai fraintendimenti, ai sottintesi, alle ambiguità, al
non detto, alla concitazione e all'ansia; l'autrice è spinta dal bisogno urgente di comu-
nicare una convinzione: il cinismo è il pericolo della nostra società, proprio perché è
trendy, è una 'malattia contagiosa'. E nelle circa settanta pagine del libro analizza que-
sto atteggiamento in tutti i suoi 'sintomi' più importanti e più diffusi: l'egocentrismo,
la furbizia, la seduzione, la subalternità, il galleggiamento, la cattiveria, il trasformi-
smo, il servilismo, ecc. Intorno ad ogni sintomo è costruito un capitolo, strutturato
con l'essenziale: due pagine d'analisi, un dialogo esemplificativo e una 'pillola' di sag-
gezza, tratta da autori universalmente conosciuti.
L'analisi è scarna, ridotta all'osso, incisiva, mai enfatica, senza mai cedere alla tenta-
zione moralistica e deriva da una serie di constatazioni, oggettive e forti come l'evi-
denza e la sua interpretazione. Perché l'autrice ci tiene a dire la sua e mai si nascon-
de. Il dialogo rafforza le affermazioni precedenti, dando voce a due interlocutori, che
parlano secondo le categorie del cinismo e che focalizzano in un esempio concreto
quanto nell'analisi si era teorizzato. Il dialogo del seduttore fra Don Giovanni e Zerlina
è troppo famoso, perciò citiamo quello tra un'anonima Maria, e un altrettanto anoni-
mo Giacomo. La prima sostiene che 'la furbizia è un modo di evitare le scale, quando
l'ascensore può portare una persona e le persone sono più d'una'. E non prova imba-
razzo a schierarsi con il solo individuo che è salito, invece di dichiararsi sodale con
tutti gli altri rimasti a piedi.
La frase conclusiva di autori, come Margherite Yourcenar, Matteo, Max Weber, Nina
Beberova, Antonio Gramsci ecc, posta al termine di ogni capitolo, costituisce una 'pil-
lola', che favorisce la riflessione e stimola pensieri, che costringono ad uscire dal pro-
prio orticello, per conoscere altro dei destini e delle complicazioni umane, fino ad
appassionarsi all'umanità: la guarigione dal cinismo.
Queste pagine hanno il valore di una lunga lettera che l'autrice invia agli amici, per
uno scambio d'idee e di preoccupazioni sulla società italiana dell'oggi, sperando in una
risposta e in un coinvolgimento immediato, per un domani migliore nella circolazione
d'idee, di progetti e di fatti, in nome di quelle 'tante, forti e bellissime brave ragazze
che corrono insieme ai lupi e non si fanno sbranare. Non hanno paura di nulla perché
conoscono la lotta, il perdono e la solidarietà. E cambieranno il mondo'.
Un libro per il ragazzo più bravo e la ragazza migliore, che nasce con ciascuno di noi.
E chiede di crescere. Dovrebbe essere letto in famiglia e nelle scuole.
Marilena Menicucci