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Numero 4 del 2008

UDI: 50E50, donne e rappresentanze


Foto: UDI: 50E50,  donne e rappresentanze
PAGINA 43

Testi pagina 43

Maria Rosa Cutrufelli si è già dimo-strata eccellente narratrice di ro-
manzi storici con "La donna che visse
per un sogno" (2004) e con "La brigan-
ta" (2005) e nel suo ultimo libro "d'a-
more e d'odio" (Ed Frassinelli, pag. 461,
18,00 Euro) interviene sulla storia del
nostro Novecento. E' una narratrice at-
tenta e poetica e lo dimostra con questo
romanzo singolare che supera l'insidio-
sa concorrenza di un genere che sta
avendo un gran successo di pubblico.
Il romanzo storico coniuga raramen-
te il desiderio di raccontare ciò che sia-
mo stati con i fatti storici senza cadere
nella tentazione di modificarli. Non è il
caso del romanzo della Cutrufelli che ri-
visita il passato con sguardo critico ed
offre una sua personale visione dei pic-
coli e grandi eventi umani.
I periodi più contrastati del Nove-
cento, i fatti della prima guerra mon-
diale, e poi il fascismo e la sua caduta,
gli incerti inizi della democrazia del do-
poguerra fino ai fatti a noi vicini vengo-
no indagati attraverso le vite delle pro-
tagoniste con grande senso di compren-
sione femminile. Iniziamo la nostra in-
tervista con l'autrice di "d'amore e d'o-
dio" partendo dalla sua scelta di rac-
contare il secolo scorso.
Il libro inizia col racconto della vita
di due sorelle nei primi decenni del
secolo e prosegue con la storia delle
figlie, delle nipoti e delle pronipoti,
fino all'alba del Duemila… E' una
metafora per raccontare la storia
della libertà femminile?
Il Novecento è stato definito 'il seco-
lo delle donne'. E in effetti si è aperto
con le donne in posizione di 'eterne mi-
norenni', sottoposte in famiglia all'auto-
rità maritale, senza diritti di cittadinan-
za, e si è chiuso con l'affermazione del-
la 'libertà' e della 'forza' femminile (an-
che se siamo ancora per molti versi 'il
secondo sesso'). Io ho voluto raccontare
questo 'passaggio di civiltà', con le sue
luci e le sue ombre… E ho voluto anche
indagare il cambiamento avvenuto nel
rapporto (privato e pubblico) tra donne
e uomini, e per farlo ho utilizzato la for-
ma del romanzo non solo perché mi è
congeniale, ma perché è l'unica che per-
mette, attraverso la messa in scena dei
sentimenti, di illuminare le zone più
oscure (e talvolta
contraddittorie) del
nostro animo. E' que-
sto il fascino della
scrittura creativa,
che ci consente di im-
mergerci in acque
proibite ad altre for-
me di narrazione. In-
somma, il Novecento
è stato un secolo 'cru-
dele', di guerre e
campi di concentra-
mento, ma anche un
secolo di passioni po-
sitive e noi donne
l'abbiamo indubbia-
mente dimostrato
con la nostra 'rivolu-
zione' che non preve-
de e non vuole spar-
gimento di sangue. In
conclusione, sì: il mio
libro può essere letto
anche come il roman-
zo della libertà fem-
minile, con tutti i
suoi slanci e le sue re-
ticenze, i suoi dubbi e
le sue appassionate
affermazioni.
Delina, l'ultima del-
le sette protagoni-
ste, parla di vita e
di arte. Ha un parti-
colare significato
tale chiusura?
E' vero, Delina è
un personaggio a sé. Fa parte della ge-
nealogia femminile che disegno nel ro-
manzo, ma è una figura particolare, es-
sendo una specie di 'figlia adottiva'. Da
questa sua posizione un po' 'eccentrica'
rispetto alle altre protagoniste, Delina
vede con maggiore chiarezza i problemi
che il Novecento lascia insoluti e che ri-
schiano di generare nuove tragedie. For-
se proprio per questa sua lucidità è un
personaggio che ho molto amato e a cui
ho attribuito il mio stesso amore per
l'arte, in tutte le sue espressioni. Delina
è una fotografa e la sua ricerca di un
modo 'etico' di affrontare l'esperienza
artistica in qualche modo mi appartie-
ne.
C'è qualcosa nella
storia delle prota-
goniste che ricono-
sci come 'tuo'?
Sono nata intorno
alla metà del secolo,
perciò sono anch'io
una donna del Nove-
cento e ho vissuto le
stesse speranze (e a
volte gli stessi disin-
ganni) delle mie 'eroi-
ne'. Rileggendo il ro-
manzo nella sua ver-
sione definitiva, ho
però trovato una ci-
tazione che potrei
sottoscrivere come mia propria. E' Deli-
na che parla e si rivolge ad una ragaz-
za molto più giovane, citando la frase
di un'importante filosofa del Novecento,
cioè della spagnola Maria Zambrano.
La Zambrano dice, pensando al rappor-
to con le giovani: "le radici devono ave-
re fiducia nei fiori". Una 'lezione' di otti-
mismo? Forse. O forse soltanto la voglia
(e la necessità) di riconoscere il valore
dell'esperienza femminile e di trasmet-
terla alle generazioni di donne che vi-
vranno nel nuovo secolo.
D'amore e d'odio
Maria Rosa Cutrufelli
Ed. Frassinelli
pagg. 461 - ¤ 18,00
noidonne aprile 2008 43
Ela Mascia
Il Novecento delle donne
Intervista a Maria Rosa Cutrufelli
le conquiste del secolo scorso
attraverso una genealogia femminile
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