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Numero 3 del 2009

Una festa nella crisi: lotta marzo


Foto: Una festa nella crisi: lotta marzo
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Testi pagina 43

so, e quello organizzato dai genitori cui
i figli si adeguano. In molte comunità il
matrimonio per scelta è ancora molto
difficile, ma possibile. Ho appreso in Ita-
lia con sgomento che in India, dopo
aver appurato attraverso l'ecografia il
sesso del feto, molte donne decidono di
abortire sapendo che nascerebbe una
femmina. Mi si dice che, in effetti, è ve-
ro; pur essendo l'interruzione di gravi-
danza illegale in tutti gli stati dell'India,
diverse donne si orientano verso l'abor-
to clandestino perché preferiscono avere
un bambino piuttosto che una bambi-
na.
Il divorzio, pur essendo possibile, è
poco praticato in quanto significa per
la donna una condizione di isolamento,
che può comportare anche l'allontana-
mento dalla famiglia di origine, davve-
ro difficile da sopportare.
Pur avendo ormai fatto l'abitudine
all'eleganza del portamento di queste
donne rimango sorpresa dalla sponta-
neità e dalla competenza di movimento
di Pura che dipinge e di Renuka e di tut-
te le altre che, sempre con il sari, si muo-
vono in motocicletta.
Un'eleganza naturale che, forse, tro-
va la sua origine nella danza. Le anti-
che sculture del tempio di Channekes-
hava a Belur rappre-
sentanti donne che
danzano, rivivono nei
movimenti delle danze
classiche e moderne il
cui spettacolo ci viene
offerto al campus, ma
anche nelle movenze
di giovani donne e uo-
mini con i quali ballia-
mo, su musiche india-
ne contemporanee, in
una serata al Country
Club. E' innegabile che
la danza sia per donne
e uomini, una modali-
tà espressiva che trova
il suo fondamento in
una cultura millenaria
e che si esplicita in
un'istintiva spontanei-
tà, eleganza e gentilezza attraverso ge-
sti e sorrisi. In India entrambi i sessi
paiono trovare nella danza la stessa
gioia e si muovono armonicamente.
Il tempo è una variabile strana. Abi-
tuata a correre e a fare in Italia, qui, al-
meno per i primi giorni, mi sento ripete-
re sempre, quando vengo presa dall'an-
sia: "Take your time", "prenditi il tuo
tempo". Non ho mai visto oziare una
donna ma, pur muovendosi con la cal-
ma e l'eleganza che le contraddistingue,
ciascuna riesce a svolgere nel corso del-
la giornata una quantità di attività,
comprese quelle, indispensabili per il
proprio equilibrio, della cura di sé: cura
dedicata ai propri capelli o alla prepa-
razione di collane di fiori per adornare
l'acconciatura.
Se c'è un problema, non lo è, "It is not
a problem". Con una calma e talvolta
una lentezza che possono disorientare o
addirittura innervosire un occidentale,
le cose effettivamente si riescono sempre
a risolvere. Madavi, moglie di Sha, arti-
sta indiano, arriva al simposio per assi-
stere all'inaugurazione della mostra. Le
sue mani, eleganti e sottili, sono deco-
rate come è uso per i matrimoni. Di
fronte alla mia ammirazione mi chiede
se desideri anch'io avere le mani dipinte
e, l'indomani, si presenta con il materia-
le necessario. Non avevo immaginato la
quantità di tempo necessaria per il la-
voro così, mentre Madavi dipinge le mie
mani, continuo a scusarmi. E lei, con un
sorriso dolcissimo e una squisita genti-
lezza, continua a ripetermi che non è un
problema perché si tratta di un lavoro
che le piace fare.
Una concezione del tempo e della vi-
ta dalle quali avremmo, io sicuramente,
ma credo tutti in Occidente, molto da
apprendere.
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dalla Facoltà di Architettura di Tumkur per un simposio
internazionale d'arte nasce la possibilità di lavorare con
artiste e artisti di diversi paesi e di visitare il Karnataka.
Ed è subito innamoramento
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