Numero 9 del 2015
Diritto di famiglia 40 anni dopo
Testi pagina 43
41Settembre 2015
lo, ha del sovrannaturale”. Ma papà Leplée un giorno viene
assassinato misteriosamente. Dopo qualche mese Edith si
riprenderà dalla disgrazia, grazie all’incontro con il suo se-
condo benefattore, quello definitivo: Raymond Asso. Edith ha
vent’anni, lui più del doppio. Asso è un uomo colto, sensibile,
ed è un Pigmalione esigente: vuole che la “monella” impari
a vestirsi e a pettinarsi, a lavarsi i denti almeno due volte al
giorno, a non bere fuori pasto, a non fumare. È grazie a lui che
conosce Jean Cocteau, scrittore e commediografo di succes-
so, che scriverà per lei “Il bell’indifferente” e “La voce umana”.
Cocteau diventerà il suo più grande amico, sino alla morte.
La guerra purtroppo separerà Edith da Asso. Seguirà un
periodo intenso di lavoro e amori: Yves Montand e Charlez
Aznavour, lanciati da lei come cantanti. Dal 1945 in poi Edith
è protagonista di grandi tournée che ne consacrano la fama
nel mondo in Svizzera, Grecia, Italia, Norvegia ed Egitto. A
New York incontra quello che sarebbe stato il vero grande
amore della sua vita: il pugile francese Marcel Cerdan che, a
dispetto del suo aspetto massiccio, è un uomo dolce e gen-
tile, delicato e generoso, privo di malizia, completamente di-
verso dagli uomini che sino ad allora la Piaf aveva frequenta-
to. Il 22 giugno del 1949 Cerdan perde il titolo di campione del
mondo contro Jack La Motta. Edith, che non è con lui perché
impegnata in una serie di concerti, lo prega di raggiungerla al
più presto con il primo aereo. Marcel obbedisce, l’aereo però
precipita. Il dolore prostra Edith a tal punto che le impedisce
di esibirsi in pubblico per mesi. Dopo il silenzio, nel 1951,
riprende l’attività concertistica con una nuova canzone, scritta
da lei dopo la morte di Cerdan: “Hymne à l’amour”. È il trionfo.
Nel 1952 accetta di sposare il compositore Jacques Phillis.
È di questo periodo un grave incidente d’auto che le procura
la frattura delle costole e delle braccia. Edith vuole continuare
a cantare, e per sopportare il dolore
delle fratture si fa iniettare della mor-
fina. È attratta da quel rimedio che
fa dimenticare il dolore, ma ne ha
anche paura: la madre era morta di
overdose nel 1945. Nel 1956 si se-
para dal marito: in quel periodo ave-
va conosciuto George Moustaki, che
avrebbe scritto per lei “Milord”. Mou-
staki non ha un carattere facile: è ri-
belle, intollerante, infedele. Distrutta
da un faticosissimo tour americano e
dalle continue liti con Moustaki, Edith
nel 1959 ha un altro grave incidente automobilistico. Lei stessa è
alla guida della vettura. Dovrà subire una serie di dolorosi inter-
venti dovuti alle emorragie interne. Ricade nell’abuso di alcool e
droga. Geoge Moustaki la lascia.
Di nuovo è a pochi passi dalla fine. Si salva grazie all’in-
contro con un musicista, Charles Dumont, che le propone di
interpretare quello che sarebbe diventato
un altro grande successo: “Non, je ne re-
grette rien”, ma questo non basta a tirarla
fuori dalla disperazione. È un periodo di
depressione e tristezza. Per non sentirsi
sola invita a casa amici di ogni genere,
spesso gente che approfitta del suo stato
per derubarla. È senza risorse, senza più
voglia di vivere, quando incontra Thèo
Lamboukas, un giovane parrucchiere
greco, presentatole da un comune ami-
co. Da anni Thèo è segretamente inna-
morato di Edith, le chiede subito di spo-
sarla, vuole prendersi cura di lei, anche
se tra loro ci sono vent’anni di differenza.
Insieme a Thèo, Edith ricomincia a con-
durre una vita più tranquilla e riprende a
cantare in pubblico. Nel 1962 i due decidono di coronare il loro
legame con il matrimonio greco-ortodosso. Purtroppo il giorno
dopo Edith viene ricoverata per un malore al fegato, intossicato
dall’abuso di morfina. In clinica Thèo non la lascia mai: la sor-
veglia, la accudisce, la pettina. Ma un giorno di riposo per il
giovane provoca la tragedia: un ammiratore incosciente che va
a trovarla in ospedale, la convince ad interrompere la dieta per
mangiare un’omelette, di cui è ghiotta. È il coma epatico.
L’annuncio della sua morte nell’ottobre del 1963 provoca
un’ondata di commozione in Francia e in tutto il mondo. Ai
funerali sono presenti quarantamila persone, ma niente preti
né preghiere ufficiali, perché la chiesa di Roma aveva decre-
tato che “la cantante era vissuta in stato di pubblico peccato”.
Tra i presenti Charles Aznavour, Yves Montand, Marlene Die-
trich, sua grande amica, e tanti altri confusi tra la folla. “È stato
un trionfo, proprio come lei avrebbe voluto”, commentarono
tutti i giornali. Poco dopo Jean Cocteau, incaricato di scriver-
ne l’elogio funebre, sarebbe morto d’infarto. b
Potrebbe oscurarsi il cielo su di noi,
e la terra sprofondare.
Non m’importa, se tu mi ami.
Me ne frego di tutto il mondo.
Fino a che l’amore illuminerà i miei giorni,
e il mio corpo tremerà sotto le tue mani,
che vuoi che m’importi di qualunque problema,
se tu mi ami.
Andrei fino ai confini del mondo,
mi tingerei di biondo, se tu me lo chiedessi,
conquisterei la luna,
ruberei la fortuna se tu me lo chiedessi,
e se un giorno la vita ti separasse da me,
non m’importerebbe se tu mi ami,
perché anch’io…morirei con te. .
HYmne A l’Amour
scritta da Edith Piaf per Marcel Cerdan
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