Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
Testi pagina 42
dicembre 2006 noidonne42
La guerra nei Balcani e l'orrore fra gliorrori, quello degli stupri etnici. Dopo
l'apprezzatissimo film della regista ca-
talana Isabel Coixet, La vida secreta de
las palabras (quattro premi Goya nel
2005), storia di una donna annientata
dalle violenze psico-fisiche vissute du-
rante la guerra nella ex-Jugoslavia, arri-
va in Italia un altro lungometraggio di
grande intensità sullo stesso drammati-
co tema, Il segreto di Esma, coraggiosa-
mente distribuito dall'Istituto Luce e pa-
trocinato da Amnesty International. Si
tratta dell'ispirata opera prima di una
giovane regista di Sarajevo, Jasmila
banic, che con questo film ha vinto
l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2006,
toccando con grande intelligenza un ar-
gomento delicato e durissimo come
quello delle violenze sessuali subite da
tante donne in Bosnia durante la guerra
del 1992-1995. Una vera e propria stra-
tegia "militare": lo stupro come arma
per cambiare l'aspetto demografico di
un paese. "Ho pensato alla sceneggiatu-
ra di questo film quando è nata la mia
prima figlia - racconta la regista - mi
chiedevo come dev'essere odiare un fi-
glio. Lo stupro per me è uno dei reati più
violenti che ci siano: ho vissuto a Sara-
jevo sotto le bombe ma la cosa più ter-
ribile era l'attesa dei soldati che distrug-
gevano la dignità delle donne, anche
delle religiose, che venivano colpite ap-
positamente, soprattutto le donne mu-
sulmane perché quella era la strategia
dell'esercito. I danni psicologici per le
donne sono incalcolabili". Il titolo origi-
nale, Grbavica, indica il quartiere di Sa-
rajevo dove la guerra fu più cruenta e
più numerose le violenze, mentre il tito-
lo italiano ha scelto di fare riferimento
al mistero che la protagonista Esma (la
bravissima attrice Mirjana Karanovic,
interprete di tanti film di Emir Kusturi-
ca) racchiude in sé, rimuovendo il pas-
sato e nascondendo la verità alla sua
unica figlia, Sara, una dodicenne viva-
cissima e ribelle (che sembra racchiude-
re in sé la rabbia delle sue origini ma
anche la dolcezza della gioventù) con
la quale vive nella Sarajevo post-con-
flitto. Sara crede che suo padre, mai co-
nosciuto, sia un "martire" morto in bat-
taglia (condividendo la sorte di altri
suoi compagni, fra i quali Samir, il suo
miglior amico) ma la madre rimanda di
giorno in giorno l'esibizione di un certi-
ficato che esenta i figli dei caduti dal
pagamento delle tasse scolastiche. Esma
lavora giorno e notte per non far man-
care niente all'amata figlia, finché un
giorno, in seguito ad un litigio, la realtà
verrà esternata e Sara scoprirà di essere
frutto di uno stupro etnico avvenuto in
un campo profughi. Esma riuscirà solo
allora, dando sfogo ad una sofferenza
troppo a lungo repressa, a raccontare la
sua esperienza - fra lacrime libe-
ratorie - ad un gruppo di soste-
gno ed auto-aiuto, come tante
donne nella vita reale: prima che
la bambina nascesse la odiava e
sperava di abortire ma poi, dopo
averla vista, non era riuscita re-
spingerla. "Ho pensato che l'odio
e l'amore - continua la regista -
fossero gli unici sentimenti adat-
ti a raccontare questa storia e ri-
spondere alla domanda: come
superare tutto questo? Grbavica
è prima di tutto una storia d'a-
more, di un amore che non è
puro, perché è stato contami-
nato dall'odio, dal disgusto,
dal trauma, dalla disperazio-
ne ma il film parla anche di
costruire qualcosa di nuovo,
dell'amore come emozione
complessa e della verità, un
potere cosmico necessario al
progresso di cui la società in
Bosnia-Erzegovina ha molto
bisogno nella sua lotta verso la maturi-
tà". Il film ha uno stile di regia persona-
lissimo: spesso gli attori si trovano l'uno
di fronte all'altro, si studiano, si tengo-
no testa, avvicinandosi o allontanando-
si, viso contro viso, vita contro vita,
emozione contro emozione. I personaggi
che ruotano intorno alle due donne di-
segnano un quadro complesso dell'at-
tuale situazione del paese: la povertà e
la mancanza di lavoro possono genera-
re solidarietà (come nel caso della col-
letta fatta dalle operaie della fabbrica
tessile) ma anche crudeltà ed interessi
spietati, come nel caso del locale not-
turno in cui Esma lavora, il Club Ame-
rica. "Ho voluto descrivere questo Club
nel film - dice infine Jasmila - perché
rappresenta bene il modo in cui sta
cambiando il nostro paese nei suoi
aspetti peggiori, e lo stupro qui ha an-
che una valenza simbolica. i nostri poli-
tici, uomini, vogliono nascondere quello
che è successo durante il conflitto e le
donne vittime di stupro non hanno nep-
pure lo status di vittime di guerra. Al-
cune hanno tenuto i bambini, altre han-
no abortito o si sono suicidate, non esi-
ste un'associazione che possa far sentire
la loro voce ma dopo il Premio di Berli-
no abbiamo cominciato a raccogliere
firme in favore di queste donne".
Come sopravvivere al trauma
Il segreto di Esma
Elisabetta Colla
una regista bosniaca racconta
le atrocità subite dalle donne
nel conflitto balcanico