Numero 9 del 2008
Stampa: libertà vigilata
Testi pagina 42
settembre 2008 noidonne42
E' considerata una donna molto im-
portante per il cinema femminista tede-
sco: insieme a M. Von Trotta è una del-
le prime artiste che hanno saputo conte-
stare le ambiguità sociali, attraverso un
cinema impegnato, che guarda alla vita
delle donne, mostrandone le problema-
tiche sia nel vissuto quotidiano sia nei
luoghi di lavoro. Incontriamo Helke a
Roma e risponde volentieri alle doman-
de di 'noidonne'.
Se pensa alla sua storia, personale e
professionale, quali tappe ritiene di
poter individuare come le più impor-
tanti?
Per quanto riguarda la mia carriera
professionale ho spaziato molto in am-
biti artistici diversi, legati alle varie
epoche della mia vita: dopo l'Accade-
mia teatrale, ho lavorato per teatri che
proponevano spettacoli molto differenti
fra loro, dall'happening, al teatro speri-
mentale, a quello popolare; poi mi sono
stancata ed ho ricominciato da capo
con il cinema e la regia quando mi sono
trasferita in Finlandia.
Ho girato film anche a Berlino e nel
1980 ho iniziato a lavorare all'Accade-
mia di arti visive di Amburgo, ma oggi
sono troppo "anziana" per lavorare lì,
perciò ho cominciato a scrivere roman-
zi. I miei due libri, 'Le storie delle tre da-
me K' e 'Oh, Lucy', sono stati tradotti an-
che in Italia ma ora sono esauriti, chis-
sà se verranno ristampati….
Qual' è la traccia che le hanno la-
sciato gli anni della cosiddetta "
contestazione giovanile"?
Innanzitutto è importante non ricor-
darli solo come anni di "contestazione
giovanile", perché io ero già abbastanza
grande allora e forse non bisogna anco-
rare tutto all'anno '68, come un punto
fisso ideale...in realtà le cose sono ini-
ziate molto prima, con la musica di
Presley, i giovani arrabbiati in Gran Bre-
tagna, la letteratura di Kerouac, perciò
sarebbe storicamente sbagliato pensare
al '68 come inizio perché questi anni
provengono da uno sviluppo molto più
lungo, da un'epoca più lontana. Io ho
partecipato soprattutto all'inizio del
movimento femminista: nei primi anni
'70 tra giovani cineasti ci si chiedeva:
"come facciamo a far uscir fuori la real-
tà?"…c'era una grande discussione su
questo punto, perché esistevano pochi
mezzi di diffusione rapida; volevamo
fare film nuovi, più popolari, che mo-
strassero i problemi veri del popolo.
Già si facevano film come 'L'operaio
berlinese' ma sempre con protagonisti
uomini, alle prese con problemi pubbli-
ci e privati. Tanti erano di sinistra ma le
loro idee rispecchiavano troppo il socia-
lismo reale e questo mi dava piuttosto
fastidio, anche se era l'unico modo per
lavorare con la televisione. Io pure vole-
vo fare qualcosa ma con una protago-
nista donna. Volevo inserire un elemen-
to diverso parlando del popolo, e ho
pensato a qualcosa che oggi sarebbe
scontato ma allora era come un fattore
di science fiction, la telecamera in fab-
brica! Il film, 'Un premio per Irene', du-
ra solo un'ora ed ha una struttura sem-
plice, ma la gente dopo averlo visto dis-
cuteva perché non era abituata a vede-
re le cose dal lato femminile. I miei com-
pagni si sono arrabbiati con me per que-
sto e dicevano che io avevo spaccato in
due la classe operaia.
Intervista a Helke Sanders
Fedele... “alla linea”
Elisabetta Colla
“Un premio per Irene”
La regista e scrittrice tedesca Helke Sanders, è una delle poliedriche artiste che hanno segnato la storia del cinema
e del teatro femminista negli anni Settanta. Regista di teatro e di cinema, attivista del movimento studentesco nel
1967, è stata fra i fondatori del nuovo movimento femminile nel 1968, e fra i promotori dei cosiddetti Kinderläden
(asili gestiti dai genitori). Fondatrice della rivista Frauen und Film (Le donne e il cinema), da lei diretta per 8 anni
ed edita ormai da 34 anni, Helke Sanders ha pubblicato diversi saggi, svolto attività di insegnamento in diversi paesi
europei e non, e, dal 1981, è professoressa alla Hochschule für Bildende Künste di Amburgo. Invitata a Roma dal
Goethe Institute, Helke Sanders ha incontrato il pubblico presso la Casa Internazionale delle Donne, dove è stata
riproposta, in collaborazione con l'associazione Archivia, la visione di un bellissimo film in bianco e nero datato
1971, dal titolo 'Un premio per Irene', un'opera che destò scalpore per la sua carica innovativa legata ad un cinema
impegnato in favore delle donne. "Nel 1971 in Germania - afferma la regista - non c'era ancora un cinema alterna-
tivo, né esistevano i cineclub, come adesso. Volevo realizzare un'opera che avesse come protagonista una donna
single nel mondo del lavoro in fabbrica. Oggi questo film lo passano anche in tv ma all'epoca era impensabile". 'Un
premio per Irene', in effetti, colpisce per la moderna capacità di visione delle questioni femminili, documentando in
tono provocatorio lo sfruttamento su due fronti delle donne impiegate in fabbrica e si conclude con la distruzione
di gruppo di una videocamera di sorveglianza. La regista alterna le immagini girate dalla videocamera della fabbri-
ca, puntata sulle operaie al lavoro, alle riprese del cameraman che insegue, con un punto di vista tutto al maschi-
le, l'incedere sicuro e soddisfatto di un'attraente segretaria, in un pathos crescente affidato all'accompagnamento
musicale della nota rockband tedesca degli anni '70 "Ton Steine Scherben".