Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 42
marzo 2008 noidonne42
Il treno per Madurai delle ore 13,30 siforma qui a Kanyakumari. I passegge-
ri sono pochi e c'è parecchio posto libe-
ro nelle numerose carrozze che lo com-
pongono. In India i treni sono sempre
lunghissimi e sembra non finiscano mai.
Io e Giovanni ci accomodiamo sedu-
ti sulle panche di legno e per circa due
ore sonnecchiamo cullati dal movimen-
to della carrozza e dell'aria calda mos-
sa da uno sgangherato ventilatore che
gira sulle nostre teste.
Le ore pomeridiane, qui nell'estremo
sud dell'India - nel mese di febbraio- so-
no assai calde; in lontananza si scorgo-
no i Gathy occidentali (la catena mon-
tuosa che attraversa questo paese) che,
piano piano, scompaiono insieme alle
risaie ed il paesaggio diviene sempre più
arido con pochissimo verde.
A metà percorso siamo fermi in una
stazione abbastanza grande.La pensili-
na brulica di persone cariche di pacchi.
In pochi minuti le carrozze sono com-
plete. Si ode un gran vociare ed improv-
visamente quattro donne, un bambino e
tre uomini irrompono, con voluminose
borse e pacchetti nel nostro scomparti-
mento.
Ci muoviamo per lasciare posto e per
qualche minuto iniziano verso di noi
sguardi curiosi, sorrisini trattenuti ed
uno scambio sussurrato di parole fra lo-
ro. Certamente parlano di noi, penso. Ci
stanno esaminando, siamo gli unici
stranieri sul treno e da dove veniamo
sono giorni che non incontriamo occi-
dentali. Il bambino in braccio alla don-
na più giovane ha circa due anni, è se-
minudo, ha solo una magliettina corta,
corta.
Tre signore indossano sari coloratis-
simi e gioielli alle caviglie, ai polsi, al
collo, molto vistosi. Una di loro ha orec-
chini con pietre luccicanti e molto parti-
colari: formano una coroncina sul capo
che unisce i due lobi delle orecchie. Un
vero capolavoro di oreficeria.
Il posto sulle panche non è sufficien-
te per tutti. Giovanni si alza e, con un
gesto gentile, invita la signora più an-
ziana a sedersi. Lei sorride lasciando in-
travedere i denti macchiati di rosso e
con mossa inaspettata si adagia sotto il
sedile di fronte a noi.
Rimaniamo senza parole. Giovanni
insiste inutilmente per cederle il suo po-
sto ma lei rimane accovacciata come
un cane sotto il sedie, nella più comple-
ta indifferenza dei suoi compagni di
viaggio. Siamo molto a disagio, gli altri
sorridono e ci fanno segno di non preoc-
cuparci.
Osservo meglio questa donna. Avrà
40 anni, il viso è gradevole, ha occhi ne-
rissimi ma un po' spenti, si riscontra
una certa trasandatezza nella sua sari ,
non indossa gioielli il
che contrasta visibil-
mente con le sue com-
pagne di viaggio.
Evito di guardarla
e faccio dei compli-
menti al bambino. Ec-
co, il ghiaccio è rotto.
La giovane mamma
che ha 25 anni - lo sa-
premo dopo - è l'unica
che conosce un po' di
inglese, gli altri parla-
no solo Tamil. Ci rac-
conta che è una fami-
glia : tre fratelli con le rispettive mogli,
mentre la più anziana sotto il sedile, è
la madre della nostra interlocutrice.
Questa giovane mamma spiega che
stanno ritornando da una festa di ma-
trimonio e con gesti disinvolti apre una
grande scatola e mi fa vedere la magni-
fica sari che ha indossato per la cerimo-
nia. E' di colore fucsia con un bordo tes-
suto da fili dorati. Apre anche altri pac-
chetti ove sono riposti l'abito elegante
del bambino e vestitini acquistati per
l'occasione.
I miei occhi si posano continuamente
sotto il sedile di fronte. Non posso fare a
meno di osservare la signora li sotto ac-
cucciata. "Sarà un a vedova ?" mi do-
mando. Nel Tamil Nadu, regione all'e-
stremo sud dell'India in cui ci troviamo,
l'induismo e le tradizioni sono molto ra-
dicati nella popolazione prevalente-
mente rurale e in questa cultura mille-
naria una donna che diventa vedova
perde completamente la sua funzione
sociale: non è più moglie e non può pro-
creare di conseguenza cessa anche di es-
sere persona. E' considerata fuori dalla
società ed è isolata all'interno della fa-
miglia. Giovanni si complimenta con le
tre signore per i bei gioielli che indossa-
no, loro sorridono e li espongono me-
glio. Io apro la scatolina che tengo nel-
lo zaino che contiene un bracciale ac-
quistato a Oty. Improvvisamente si crea
silenzio. Il mio bracciale passa di mano
in mano fra mormorii e anche la signo-
ra sotto il sedile interviene, lo tiene nel-
le sue mani e sussurra qualcosa mentre
mastica foglie di betel che le macchiano
i denti di colore rosso.
I passeggeri degli scompartimenti at-
tigui si avvicinano. Vi è un gran confa-
Incontro su un treno nell’India del sud
Diario dall’India / terza tappa
Katia Graziosi