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Numero 11 del 2009

Sex love & ...


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PAGINA 42

Testi pagina 42

novembre 2009 noidonne42
In Italia una legge le vieta, ma il rap-porto Unicef del 2005 ne registra più
di 6 mila casi. Sono le Mgf, acronimo
coniato dall'Oms che indica le varie for-
me di intervento a carattere riduttivo o
estensivo dei genitali femminili pratica-
te in alcuni paesi africani e asiatici e in
maniera clandestina in Europa e in
America. Il fenomeno è molto più com-
plesso di quanto i media tradizionali e i
governi occidentali tentino di ridurre. Si
tratta sì di un segno indelebile sul corpo
femminile imposto dalla cultura pa-
triarcale, ma anche di una pratica pro-
fondamente radicata nel tessuto socia-
le, legittimata spesso dalle donne che la
praticano, in quanto rito di passaggio
dall'età adulta che conferisce loro lo
status sociale e la garanzia di apparte-
nenza alla comunità. Le donne che non
si sottopongono alle Mgf, in alcune co-
munità, sono considerate impure o non
possono sposarsi. In altre comunità è un
elemento di onore per tutta la famiglia.
Un mezzo di integrazione sociale e di
correzione del corpo declinato dall'Occi-
dente "Civilizzato" superficialmente co-
me un paradigma di inferiorità e subal-
ternità della donna africana; pregiudi-
zio che nel passato è costato il fallimen-
to di campagne informative e di sensibi-
lizzazione sia in Africa che in Europa.
Estraneo a questa logica etno-
centrica e imperialistica è
"Corpi Consapevoli; MGF e
integrazione nello stato di di-
ritto", progetto di ricerca e di
contrasto del fenomeno, fi-
nanziato dal Dipartimento
delle Pari Opportunità e pre-
sentato lo scorso 25 settembre
a Roma presso il Rettorato
dell'Università di "Roma Tre".
Il progetto che ha visto la partecipazio-
ne di numerosi partner, tra cui "Isstis",
ente capofila, l'Università di "Roma Tre"
e "Be Fre", cooperativa sociale, contro le
tratta, le violenze e le discriminazioni,
si colloca in una prospettiva intercultu-
rale tesa attraverso incontri con le mi-
granti a costruire un dialogo tra donne
africane e donne italiane, supe-
rando ogni "universalismo cultu-
rale". Perché - come si legge nelle
finalità del progetto - sulle donne
che vivono l'esperienza delle Mgf
agisce un duplice marchio: quello
imposto dalla loro cultura di ap-
partenenza e quello delle donne
occidentali che in nome dell'eman-
cipazione femminile stigmatizza-
no le donne africane e asiatiche
come "alterità" e subalternità da
educare e civilizzare, ignorando
troppo spesso che anche l'Occiden-
te ha sviluppato forme massicce di as-
soggettamento che si manifestano nella
violenza domestica, nella mercificazio-
ne del corpo femmnile e nelle operazio-
ni di chirurgia estetica per ringiovanire
la vagina, cui moltissime donne ricorro-
no. Da questa consapevolezza è matu-
rato il progetto che ha utilizzato le in-
terviste come strumento di riappropria-
zione della parola delle migranti e come
pratica di sospensione del giudizio per
chi si posiziona come interlocutrice.
Non solo, "Corpi consapevoli" ha dato
vita anche ad un dvd che raccoglie le te-
stimonianze delle migranti, un libro,
frutto di due anni di ricerca, e un opu-
scolo illustrativo della giuri-
sprudenza italiana e interna-
zionale relativa a questo te-
ma per offrire alle donne co-
involte un panorama esausti-
vo sui loro diritti. Dalla ricer-
ca emerge tutta l'imprepara-
zione e l'inadeguatezza dei
paesi ospitanti nell'affrontare
questo problema: l'ignoranza
nel ritenenere le Mfg una pra-
tica legata alla religione musulmana
(contrariamente a quanto si pensa la
pratica è osservata anche da ebrei, cri-
stiani e ad animisti); il disagio provato,
come dimostrano le testimonianze, dal-
le donne in circostanza di una visita gi-
necologica, esacerbato dall'atteggia-
mento "presupponente" degli italiani; la
resistenza di molte africane a lasciarsi
intervistare, causata da una forma di
stanchezza radicatasi nel tempo ed esa-
sperata dalle innumerevoli richieste di
questo tipo, da parte di attrici, politi-
che, giornaliste, studiose e associazioni
non sempre predisposte all'ascolto; l'i-
pocrisia delle tante voci che si sono sol-
levate contro le MGF (in quanto viola-
zione fisica e simbolica del corpo delle
donne) tacendo su proposte di legge che
vorrebbero impedire ad immigrati privi
di permesso di soggiorno di accedere a
cure sanitarie. Non ultima l'ottusità del-
la stampa tradizionale che liquida il fe-
nomeno semplicemente come barbaro,
tribale, oscurantista, primitivo e incivi-
le, fomentando quello scontro di civiltà
cristalizzato in gruppi di donne che pro-
vengono dalla cultura occidentale e
quelle che hanno subìto la tradizione
che mutila i loro corpi. Semplificazioni
che ignorano quanto le donne di tali
paesi siano state, e siano, soggetti di
storia e di cambiamento e quanto l'esse-
re donna, in questi paesi, non sia sola-
mente da considerarsi come elemento di
oppressione ma, anche e prima di tutto,
un soggetto che è in grado di farsi e di
liberarsi da sé.
Il doppio stigma delle MGF
Corpi Consapevoli
Angela Ammirati
più di seimila le donne in Italia
che hanno subito le mutilazioni
genitali femminili
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