Numero 5 del 2010
Non solo madri
Testi pagina 42
maggio 2010 noidonne42
Emma Dante, regista palermitana, ap-prezzata dalla critica internazionale,
paradossalmente non ha un Teatro nel-
la sua città. Il suo spazio artistico è la
Vicarìa, teatro civile ma anche luogo
pubblico, messo da lei a disposizione, in
cui i cittadini si incontrano per denun-
ciare, informare, proporre, riflettere, so-
gnare e confrontarsi sui problemi che at-
tanagliano Palermo.
Quale è il suo rapporto con la città,
nei suoi aspetti sociali, culturali e
politici?
Il mio rapporto con la città è teorica-
mente molto forte, conflittuale ma forte.
Ho una grande attrazione per Palermo,
ma nella pratica la nostra relazione è
inesistente. La Vicarìa è un luogo svin-
colato da qualsiasi ufficialità e non è
nemmeno frequentato da colleghi tea-
tranti. Vengono i giovani, questo sì, si
affidano alla ricerca del metodo che, in-
sieme alla mia compagnia, facciamo
frequentemente alla Vicaria. Quindi è
una casa in mezzo al deserto dove arri-
va lo straniero, il viaggiatore si ferma
per rifocillarsi, ma l'autoctono se ne
guarda bene di avvicinarsi.
Un tempo i mecenati com-
missionavano opere da frui-
re sia privatamente che so-
cialmente. Oggi i mecenati
non esistono e gli artisti co-
me lei si propongono come
stimolo e mezzo per riflette-
re e fare per la città e la so-
cietà in cui si vive e opera.
Forse la forza di più artisti
potrebbe essere più produt-
tiva ed efficace della forza
e dell'agire manchevole dei
politici, sempre più distanti
dalla vita reale e dalle per-
sone. Cosa ne pensa?
Certo, se gli intellettuali e
gli artisti di questa città si
mettessero insieme per cercare
di fare resistenza al pressap-
pochismo di questa nostra
epoca sarebbe meglio. Ma ciò
non accade. Dimostrazione di
questo è il fatto eclatante di
una petizione popolare che è
partita tempo fa da un grup-
po di cittadini palermitani
(per far chiarezza sulla gestio-
ne del Teatro Stabile della città di Paler-
mo "Biondo" diretto da Pietro Carriglio
da quasi trent'anni), alla quale hanno
aderito poche centinaia di persone, la
maggior parte delle quali non siciliane,
con pochissimi teatranti palermitani
anzi direi, a parte me e la mia compa-
gnia, Davide Enia e qualcun altro, dei
teatranti della città di Palermo non ha
aderito nessuno. Per paura di compro-
mettersi, credo. Ma la domanda che la
petizione faceva (a cui non è mai stata
data risposta) era più che legittima e
non avrebbe dovuto creare paura o dis-
agio nel sottoscriverla. Ma lo scambio
del dare e avere a Palermo non segue
parametri meritocratici, si basa essen-
zialmente su una base ricattatoria: se io
ti do lavoro io ti sto facendo un favore
e quindi non puoi parlare male di me, di
me non puoi dubitare, e non devi chie-
dere niente.
La società attuale soffre di indivi-
dualismo e di incapacità di relazio-
narsi e confrontarsi, penalizzando
spesso l'agire collettivo e il bene co-
mune. Quale è il suo rapporto con gli
artisti di Palermo? C'è dialogo? C'è
confronto e voglia di stare insieme
per agire e vivere la città nei suoi va-
ri aspetti?
Non c'è dialogo tra gli artisti e gli in-
tellettuali di questa città. Ho invece una
grande passione, ricambiata, e fiducia
nei giovanissimi che mostrano curiosità
e umiltà. Perché l'altro problema dei pa-
lermitani è l'arroganza e la presunzione.
Negli artisti questi difetti sono elevati
all'ennesima potenza, si sentono tutti
migliori degli altri e non c'è quindi con-
fronto, non c'è scambio e quando uno ce
la fa ad arrivare ad un gradino più alto
è subito uno di cui sospettare, non viene
coccolato dai suoi compaesani, non è
motivo di orgoglio, la domanda che si
fanno è: "chissà che ha fatto per arriva-
re dove è arrivato! Perché se no, non si
spiegherebbe picchì iddu si e io no. Che
ho io in meno di lui?". Questi purtroppo
sono, nella maggioranza dei casi, i ter-
mini del ragionamento.
Lei ha girato il mondo, il suo genio è
apprezzato all'estero: credo che la
sua comprensione della città e della
società palermitana e italiana pos-
sano essere più chiare dalla prospet-
La Vicaria
Intervista ad Emma Dante
Mirella Mascellino
Foto di Giuseppe Distefano