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Numero 2 del 2015

Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia


Foto: Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
PAGINA 42

Testi pagina 42

40 Febbraio 2015
“S
pesso mi dicono che le mie sculture hanno un’ani-
ma, ma io realizzo forme, non ci metto un signifi cato.
Quando inizio un lavoro, non so come sarà. Lavoro
fi nché non sento che c’è qualcosa nella mia opera,
allora mi fermo. È l’opera stessa a dirmi quando è compiuta e alla
fi ne mi deve sorprendere”. A parlare così è la celebre scultrice
americana Beverly Pepper (Brooklyn, 1922), che lo scorso 28
ottobre ha illustrato il proprio lavoro in un’intervista pubblica con-
dotta dai bravi Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti, in un
incontro organizzato a Roma dall’Associazione culturale “I Mar-
tedì Critici”. “A Roma - prosegue - sono nata come artista e ho
conosciuto mio marito. Roma è piena di monumenti, ma a me non
interessa narrare delle storie, mi interessa la monumentalità, che è
un fatto di proporzioni”.
Beverly Pepper vive tra New York e Todi (Perugia), ma a suggella-
re il lungo rapporto con Roma, città alla quale è legata fi n dai primi
anni ’50, interviene ora una mostra affascinante intitolata Beverly
Pepper all’Ara Pacis (fi no al 15 marzo 2015, catalogo Gli Ori).
Curata da Roberta Semeraro, l’esposizione presenta all’esterno
del Museo dell’Ara Pacis quattro grandi sculture in acciaio corten
e all’interno cinque sculture in ferro, di piccole dimensioni, esposte
proprio accanto all’altare dedicato da Augusto alla Pace nel 9 a.C.
Le gigantesche forme concentriche poste all’esterno instaura-
no un dialogo serrato e vitale con il variegato contesto urba-
no e paesaggistico, che spazia dalle rovine e dai cipressi del
Mausoleo di Augusto alla chiesa barocca e neoclassica di San
Rocco, dal moderno Museo dell’Ara Pacis, opera dell’architetto
statunitense Richard Meier, ai platani del Lungotevere. E poi
naturalmente c’è l’Ara Pacis Augustae, uno dei monumenti più
importanti di Roma, perché celebra l’equilibrio raggiunto da
Augusto nei quarant’anni del suo principato. “Io spero - dice
l’artista - che il mio lavoro trasmetta una sensazione di sicurez-
za, ma oggi solo dentro se stessi è possibile trovare un senso
di pace, non si può averlo dall’esterno”.
Formatasi come designer, Beverly al termine della seconda guer-
ra mondiale si trasferisce a Parigi, dove studia pittura con Léger e
Lhote e frequenta gli scultori Zadkine e Brancusi. Durante questo
periodo visita l’Italia e a Roma incontra lo scrittore e giornalista
Curtis Bill Pepper (1917-2014), che sposa a Parigi. La coppia va
poi a vivere a Roma, dove nel 1952 Beverly tiene, da pittrice, la
sua prima mostra personale, presentata da Carlo Levi, alla Galle-
ria dello Zodiaco di Linda Chittaro. Nel 1954 nasce a Roma il se-
condo fi glio della coppia, John Randolph Pepper, futuro fotografo
e regista, mentre la primogenita Jorie Graham, poetessa, era nata
a New York nel 1950. Beverly frequenta gli artisti del Gruppo For-
ma, conosce Scialoja, Guttuso, incontra esponenti del mondo del
cinema come Anna Magnani, Fellini, Antonioni, Pontecorvo, poeti,
fotografi , critici d’arte. È ancora pittrice, fi nché nel 1960 compie un
viaggio in Cambogia e resta folgorata dal tempio di Angkor Wat
ricoperto dalla vegetazione. “Sentivo - ricorda - che c’era qualco-
sa che mancava nel mio mondo ed era la dimensione fi sica. A
me piace il combattimento e nei quadri non c’era abbastanza”.
Decide allora di dedicarsi alla scultura.
Nel 1961 espone per la prima volta come scultrice a New York e
poi a Roma, alla Galleria Pogliani, presentata da Argan. Il direttore
artistico del Festival dei Due Mondi, Giovanni Carandente, la in-
di Flavia Matitti
BEVERLY PEPPER
LA MATERIA
E LA FORMA
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