Numero 1 del 2010
2010 non ci resta che ridere
Testi pagina 42
gennaio 2010 noidonne42
Cara Bruna,
mi chiamo Mario Dany
De Luca, nella mia vita mi
sono sempre impegnato
nel sociale in difesa delle
persone disabili. Credo che
in questo momento ci sia
un forte bisogno di tornare
a parlare di diritti della
persona, da quelli conqui-
stati, pericolosamente
messi in discussione, a
quelli per cui bisogna an-
cora lottare. Il mio impe-
gno mi ha dato molte sod-
disfazioni, tant'è che ad
oggi sono il Presidente di
un importante Centro Re-
gionale per non vedenti,
tuttavia i riconoscimenti
personali e politici non ba-
stano a colmare le lacune
della politica, proprio per
questo continuo a batter-
mi per i diritti delle perso-
ne più deboli. La tua rubri-
ca mi ha molto incuriosito
e vorrei chiederti cosa leg-
gi nel mio albero, sperando
nella buona sorte o nella
buona scienza.
Mario Dany De Luca
Caro Mario,
chi si interessa delle fa-
sce fragili sa bene quanto sia difficile
tradurre l'impegno personale in concre-
tezza politica. Per questo ti auguro di
poter colmare realmente "le lacune della
politica", proprio per non precipitare, di
fatto, nella difficoltà di parlare ancora
dei diritti della persona.
Lo dico a te, perché so come lavori e
quanto ti stia realmente a cuore la di-
gnità delle persone, soprattutto di quel-
le alle quali la vita non ha riservato il
cammino più facile. Parlare di diritti dei
disabili oggi è veramente difficile e oc-
corre essere onesti, competenti e sensibi-
li, altrimenti si finisce per sfornare la
"chicca" delle classi differenziali…
Nulla è scontato, perché la proble-
matica dei diversamente abili grida in
primo luogo rispetto e dignità, e mai co-
me ora, lungi dalla logica partitica,
s'impone un agire fondato sulla coscien-
za e sulla rettitudine delle persone, sul-
la capacità empatica di sentire interior-
mente il disagio dell'altro, per attivare
innovazioni e proposte basate sui diritti
umani e sul rispetto della dignità del
più fragile, che per nessuna ragione al
mondo può diventare un emarginato.
Il cosiddetto disabile è
una persona come tutti
gli altri, e ognuno di noi è
"debole" per determinati
aspetti. Il problema della
disabilità è un fatto cul-
turale, nel senso che di-
venta un problema reale
solo grazie alla discrimi-
nazione.
Il tuo albero è "giova-
ne", fresco, probabilmente
come la tua anima, è un
albero che riflette l'essen-
zialità, per il suo "legno
assoluto", ma allo stesso
tempo uno spirito sociale,
per le sue piccole chiome,
che si offrono con un an-
damento verso la perife-
ria, proprio come capita
a te con il tuo lavoro,
proteso verso il prossimo.
La stessa forma del polo
superiore dell'albero ri-
corda quasi un gesto ac-
cogliente e un movimento
verso il cielo, la parte su-
periore del foglio, dove si
distingue l'idealità dalla
rigida e sterile concretez-
za di chi invece predilige
il lato inferiore.
Tutto nel tuo albero
parla di elevatezza, ed è
veramente incoraggiante riscontrare
queste qualità in una persona che si oc-
cupa degli altri.
Le radici rivelano una facoltà creati-
va dell'inconscio, e allo stesso tempo ce-
lano dietro la loro leggerezza una certa
difficoltà fisica di movimento. Il tuo ve-
ro movimento è un movimento dell'ani-
ma, nel senso che il tuo albero rivela
quello slancio verso l'altro, che è il vero
rispecchiamento, nel quale ci irraggia-
mo trovando linfa per la crescita indivi-
duale e sociale nell'osmosi microcosmo
macrocosmo - centro periferia-.
Leggere l’albero
Tracce
Bruna Baldassarre
disegna il 'tuo albero', parla di te