Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
Testi pagina 41
Nonostante la Carta europea per losport, attuata nel 1992 e rivista nel
2001, e la Risoluzione del Parlamento su
"donne e sport" adottata nel 2003, anche
in questo campo i diritti di donne e uo-
mini non appaiono uguali, tanto da ri-
chiedere l'introduzione del principio di
non discriminazione nell'esercizio, nel-
l'accesso e nella valorizzazione di tali at-
tività.
In Italia nel 2000 nasce ASSIST (AS-
SIST, Associazione Nazionale Atlete
Via Filippo Bernardini, 11 - Roma),
associazione no profit che intende occu-
parsi della tutela delle atlete che pratica-
no lo sport in maniera continuativa e per
fornire loro anche assistenza gratuita,
grazie ad una rete di professionisti avvo-
cati e fiscalisti. Sostiene la necessità di
una legislazione di un professionismo
"sostenibile", che tuteli le forze delle so-
cietà sportive, ma anche i diritti di atlete
e atleti. Abbiamo incontrato Luisa Rizzi-
telli, la presidente.
Come nasce Assist?
Da un incontro con alcune grandi ex
atlete, avvenuto qualche anno fa a Saler-
no, al quale ne sono seguiti altri con le
capitane delle Nazionali di varie discipli-
ne sportive: tutte concordavamo sul fatto
che lo sport femminile fosse discriminato.
Discriminazioni che avevo già vissuto da
atleta pallavolista, replicato però in de-
cine di altre discipline, indipendentemen-
te dal valore mediatico ed economico.
Così con alcune di quelle Nazionali pro-
motrici e altre amiche ex atlete, abbiamo
fondato Assist.
Il nostro lavoro si svolge specialmente
a livello politico dove stiamo cercando di
riscrivere le regole di uno sport moderno,
contando sulla sensibilità di ex atleta del
Ministro Melandri e sul grande valore del
Presidente Petrucci.
Cosa sta alla base di questa discrimi-
nazione avvertita?
La Legge 91/81 (Norme in materia di
rapporti tra società e sportivi professioni-
sti), che non è accessibile per le donne.
Nessuna disciplina sportiva femminile è
riconosciuta (dalle Federazioni Sportive
Nazionali), neppure quelle come il vol-
ley, il basket, lo sci dove il movimento dei
"compensi" è assolutamente ragguarde-
vole. Questo significa che nessuna atleta,
pur facendo lo sport come professione per
anni, può avvalersi di una legge che ne
regolamenterebbe ogni passaggio (con-
trattualistico, previdenziale, di assisten-
za sanitaria ecc.) perché le regole valgo-
no solo per quelli di sesso maschile.
In altre parole, cosa significa?
Che sei professionista solo se lo dice la
Federazione con intervento qualificato-
rio, altrimenti rimani sempre - solo - una
sportiva dilettante e la legge non è per te.
Ne conseguono una serie di assurdità: i
compensi vengono chiamati rimborsi an-
che quando superano di gran lunga cifre
che possono ritenersi tali. Ed è sorpren-
dente che sia la stessa legislazione fisca-
le ad ammettere che un soggetto dilet-
tante possa conseguire redditi di importi
anche largamente superiori ai 25 mila
euro. In sintesi: tasse si, diritti no.
Sport e rappresentanza: anche quan-
do si parla di sport femminile, la diri-
genza è maschile?
Anche in questo caso non c'è mai sta-
ta una presidente di federazione donna,
"coerentemente" con la scarsità di diri-
genti donne.
Una piccola nota positiva: con l'in-
gresso degli atleti, grazie al Ministro Me-
landri abbiamo avuto partecipazioni il-
lustri nella Giunta CONI e nel Consiglio
Nazionale (Bellutti, Trilllini, Sensini e al-
tre); tuttavia nella gestione dello sport fe-
derale e associativo le donne sono mo-
sche bianche con forti difficoltà di conci-
liazione tra i tempi di lavoro (lo sport) e
i tempi delle riunioni in particolare quel-
le delle riunioni dei consigli federali.
La maggiore presenza di donne po-
trebbe favorire maggiore equità nella ri-
partizione degli investimenti per gli sport
maschili e femminili, nel valore delle bor-
se di studio federali e dei premi di risul-
tato che oggi ci risulta siano superiori per
gli uomini rispetto a quelli dati alle don-
ne nella medesima disciplina.
Atlete e madri..in Italia si può?
In pochissimi casi si può. Un grande
esempio lo ha dato la Federscherma, con-
gelando per le atlete madri il ranking
(cioè il loro punteggio, fondamentale per
rientrare subito in competizioni di alto li-
vello) e mantenendo loro le borse di stu-
dio. Un'eccellenza da imitare, perché esi-
ste ancora la vergogna delle clausole an-
ti-maternità, frequentissime nei contratti
degli sport di squadra dove l'atleta che
resta incinta si vede risolto unilateral-
mente il contratto. In alcuni casi esiste
addirittura una penale. I diritti di mater-
nità per Assist rappresentano una delle
sue più agguerrite battaglie: ne hanno
parlato a Roma il 30 novembre, in un
convegno che abbiamo organizzato insie-
me ad Agensport.
Anche nello sport le donne non vo-
gliono solo vincere, vogliono anche
partecipare. Alla pari!
noidonne dicembre 2006 41
Rosa M. Amorevole
Competere, contro le discriminazioni!
Intervista a Luisa Rizzitelli
rappresentanza, differenze
salariali, valorizzazione delle
competenze, diritto alla
maternità e allo studio.
Nello sport traguardi ancora
lontani secondo Assist
La definizione di "sportivi
professionisti"...
...vale per gli atleti, gli allenatori,
i direttori tecnico-sportivi e i prepa-
ratori atletici che "esercitano l'atti-
vità sportiva a titolo oneroso, con
carattere di continuità nell'ambito
delle discipline regolamentate dal
Coni e che conseguono la qualifica-
zione dalle Federazioni Sportive Na-
zionali, secondo le norme emanate
dalle Federazioni stesse, con l'osser-
vanza delle direttive stabilite dal
Coni per la distinzioni dell'attività
dilettantistica da quella professioni-
stica".