Numero 8 del 2010
Idee in viaggio
Testi pagina 41
39noidonne | luglio-agosto | 2010
APPRODI
ASCOLTARE I PROPRI DESIDERI di Patrizia Gabrielli
diventano luoghi onirici e surreali, come la stanza ideata
da Dorothea Tanning, che contiene figure di mobili e mo-
stri, come se ci si trovasse effettivamente in un sogno.
Questa stanza è stata realizzata con ago e filo, strumenti
antichi, strumenti materni, che, in questo caso, sono però
usati dall’artista come mezzo di realizzazione dell’opera,
come parte integrante del lavoro artistico. L’assunto del-
l’autonomia femminile è quindi ribadito attraverso quegli
oggetti che sono stati sempre un riferimento stereotipato
di genere.
Infine ci sono delle opere innovative, relative spesso
all’architettura come design. L’accesso delle donne a que-
ste nuove tecnologie le porta così ad una rinnovata auto-
nomia, come fosse una rivoluzione nella rivoluzione, una
sorprendente matrioska. E ad essere sorprendente è l’in-
tera esposizione, si svolta l’angolo e non si sa mai quello
che ci si aspetterà, ci sarà un video, ci sarà un vestito fatto
di luci o una stanza semibuia con pavimento - schermo,
chissà. L’ultima suggestione, di grande effetto, è una
stanza buia dove l’artista Véronique Boudier ha allestito
la sua opera Nuit d’un jour (2008). Entrando c’è un video
che mostra una stanza mentre va a fuoco, lentamente, con
un lieve crepitio. Seduti di fronte lo schermo varie per-
sone, visitatori della mostra, per terra, le une accanto alle
altre, come se si fosse tutti insieme di fronte ad un cami-
netto. Insieme senza distinzione alcuna di genere, uniti in
un’armoniosa e naturale diversità, uniti nel buio di una
sala surreale in una mostra che merita di essere vista.
CARLA MARCELLINI
Come il mercurio. Storie di femminismo
Sensibili alle foglie, 2010 - 16.00 euro
Sulla base della documentazio-ne dell’Archivio storico della Bi-
blioteca delle donne e una raccol-
ta di testimonianze orali, Carla
Marcellini ricompone passaggi e
luoghi del movimento femminista
ad Ancona. Il pregevole risultato è
un racconto corale, ma questa di-
mensione mai scade nella omoge-
neizzazione e le sintesi interpreta-
tive cui l’autrice giunge si propon-
gono più come possibili ipotesi di
lettura che come risultati definiti-
vi, quasi a richiamare la necessità
di approfondimenti e ricerche, l’esi-
genza di affinare metodologie di
analisi su un passaggio fonda-
mentale della storia degli ultimi cin-
quant’anni.
Metodo, domande, difficoltà, Carla
Marcellini le esplicita nel corso del-
la narrazione rendendoci parteci-
pi del processo di costruzione del-
la ricerca, tanto che le sue anno-
tazioni e riflessioni, così come le
motivazioni che la sostengono, si in-
seriscono nella narrazione storica
e stralci della biografia dell’autrice
si fondono con altri spezzoni di esi-
stenze femminili. Una soggettività
svelata che si relaziona con altre
esperienze, ma questo coinvolgi-
mento non inficia la ricerca anzi la
carica di una forte partecipazione
e motivazione etica.
Partendo dal 1972 l’autrice indica i
principali passaggi della storia del
movimento anconetano. Di spes-
sore le pagine dedicate alla cam-
pagna a favore della contraccezio-
ne e contro l’aborto clandestino,
nelle quali si richiama alle gravi con-
dizioni in cui si praticava l’interru-
zione della gravidanza, ai rischi e
alle morti, alla solitudine di tante,
alle ferite mai cicatrizzate che
quella dolorosa scelta ha lasciato
nelle vite di molte; un dolore di fron-
te al quale il movimento sembra di-
sarmato, incapace di elaborare ed
articolare un pensiero, “un’etica
nuova”. Non mancano richiami al
difficile rapporto con l’Udi, alla di-
stanza politica e culturale tra le
donne della storica associazione e
quelle dei collettivi e dei gruppi di
autocoscienza o self help.
Sono le testimonianze la fonte pri-
vilegiata e l’autrice dimostra di
leggerle e interpretarle con meto-
do; senza pretesa di esaustività si
propone di cogliere attraverso quei
racconti che toccano toni diversi,
entusiasmi e sofferenze, le ragioni
di una scelta, i cambiamenti che ha
prodotto e i suoi lasciti. È la di-
mensione intima ed esistenziale
l’angolo visuale prescelto da Carla
Marcellini e da questa prospettiva
sembra indicare il cuore profondo
del femminismo: “non accettare la
vita come qualcosa di inevitabile e
scontato, ma iniziare a chiedersi
perché, ascoltare i propri desideri,
chiedersi di cosa si ha bisogno, che
cosa manca”.
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